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La Tradizione Ortodossa Etiope riguardo alla Chiesa di Roma

“All’inizio invero Roma credette rettamente alla predicazione degli apostoli, sino a Costantino e alla regina Elena, che scoprì il legno della croce, e rimasero nella retta fede centotrenta anni.

E in seguito insorse Satana, in nemico degli uomini dall’antichità, e sedusse gli uomini del paese di Roma; e corruppero la fede di Cristo e introdussero l’eresia sulla chiesa del Signore…

Essi, che non sanno da dove vengono e non sanno dove vanno…”

Kebre Negest, Cap. 93

“Vi rivelerò del re di Roma, quando disobbedirà e irriterà il Signore nella fede. Questa fede che abbiamo istituito, è la fede che un futuro re trasgredirà in Roma, e un capo dei vescovi (il papa) si unirà a lui.

E cambieranno e falsificheranno l’esposizione dei dodici apostoli e la trasformeranno nel desiderio del loro cuore, e insegneranno secondo il loro volere e volgeranno la scrittura alla loro maniera, come disse l’apostolo: ‘Per questo essi stessi si sono comportati come Sodoma e Gomorra’.

E nostro Signore nel vangelo disse ai suoi discepoli: ‘Guardatevi da quelli che vengono a voi con vesti di pecore, mentre dentro sono lupi e rapaci’.

Nessuno di quelli che avranno cambiato la nostra fede siederà sul trono di Pietro. Poiché, se vi siederanno dei loro capi dei vescovi (papi) dalla fede ammalata, le loro viscere saranno denudate, poiché all’angelo del Signore è stato ordinato di custodire il trono di Pietro in Roma.”

Kebre Negest, Capitolo 113

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Il Frutto Proibito di Adamo ed Eva non era una Mela

Il frutto originale dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, che Hewan (Eva) prese nella trasgressione e mangiò insieme ad Adamo, non era una mela, ma un fico.

Secondo la Bibbia etiope, dal Primo Libro dei Meqabyan, i Maccabei etiopi, completamente differenti da quelli della Bibbia occidentale, e rimossi dal Canone biblico occidentale:

“Egziabhier mise nel giardino Adamo, che creò a sua immagine e somiglianza – affinché potesse mangiare e coltivare piante e lodare Egziabhier lì. E per non demolire il suo comando – aveva detto: ‘nel momento in cui mangerai da questo legno di Fico, morirai di morte’ “. (1 Meqabyan 27:14-15)

Questo ricorda che anche nella Bibbia conosciuta in Occidente, secondo la Genesi, dopo aver mangiato il frutto proibito:

“Gli occhi di entrambi si aprirono e si accorsero di essere nudi; e cucirono insieme foglie di fico e se ne fecero degli indumenti”. (Genesi 3, 7)

Usavano logicamente le foglie di quello stesso frutto che avevano colto, l’unico nominato in quell’occasione, che chiamiamo in Ge’ez Belès በለስ. Questa parola è anagramma, con stesso valore gematrico, della parola Lebs ልብስ, che significa “vestito”, in quanto il fico fu il primo vestito dell’umanità, sottilmente profetizzato dall’eterna lingua etiope.

Inoltre, la parola “Belès” richiama il nome del malvagio (Iblissa, Dia-bolòs), che possedette spiritualmente il serpente adagiato sull’albero, e che sedusse Eva.

L’interpretazione occidentale della “mela avvelenata” è il tema portante di “Biancaneve”, e segue coerentemente una logica propagandistica di “imbiancatura” di tutti gli elementi africani tipici del mondo biblico. Il fico è un frutto afro-mediterraneo, mentre la mela cresce comunemente in Europa e nei climi freddi.

C’è da considerare anche che in lingua latina, la mela è detta “malus”, lo stesso vocabolo latino che si usa per il “male”: si tratta dunque di una tipica interpretazione romana, sostenuta da molti padri della Chiesa cattolica, che rimuoveva il bene dagli attributi duali dell’Albero, dividendo così ciò che Dio aveva unito: poiché mangiare quell’Albero ebbe l’effetto di uccidere l’uomo (il Male), ma anche di forzare l’incarnazione redentrice del Figlio (il Bene).

La tradizione etiope spiega così perché Cristo maledisse e distrusse un fico pochi giorni prima della sua crocifissione:

“E vedendo da lontano un fico che aveva delle foglie, venne, se per caso vi trovasse qualcosa: e quando vi giunse, non trovò altro che foglie; poiché il tempo dei fichi non era ancora. E Gesù rispose e disse ad esso, Nessuno mangerà il tuo frutto d’ora in poi per sempre “. (Marco 11, 12-14)

Stava per rimuovere la maledizione del Fico, che Adamo ed Eva mangiarono quando non era tempo opportuno – contro il transitorio divieto di Dio – e che era verde e acerbo, e non trovarono altro che foglie. Questo spiega anche perché il legno della Croce fosse prevalentemente costituito dal fico.

Infine, è abbastanza ironico notare come qui a Babilonia la “Apple” di Steve Jobs utilizzi il simbolo della mela morsicata come un malizioso riferimento alle loro avanzate conoscenze tecnologiche, considerandolo il frutto biblico della conoscenza. Ma in realtà, non ne sanno nulla.

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LA LINGUA PIU’ BELLA DEL MONDO – Zecca di Stato

Il luogo dove producono i loro soldi, monete e banconote, lo chiamano simpaticamente come il comune parassita succhia-sangue portatore di diverse malattie e potenzialmente letale.
E’ proprio vera la parola di Davide: “E non sanno tutti gli operatori di iniquità, che divorano il mio popolo come si mangia il pane.”(Salmo 14,4)
Una parola di probabile origine araba (“sikkà“, conio), che fatalmente si innesta nella lingua italiana rivelando la natura del loro sistema finanziario sporco e divoratore, che assorbe e consuma molte più risorse di quante ne produca, che porta malattia e perversione alla mente dei cittadini, e che costituisce la principale ragione di crimine e omicidio. D’altronde, il Signore fu tradito dal famoso parassita chiamato Giuda Iscariota per 30 denari.
Sempre in virtù di questa associazione linguistica, parliamo di “oro zecchino” per indicare quello più puro e prezioso, e diciamo “nuovo di zecca” per esaltare la qualità virginea di un oggetto. Conosciamo bene anche lo “Zecchino d’Oro“, che riproponendo il pluri-celebrato connubio Vaticano/Bambini richiama ancora una volta una vocazione drammaticamente vampiresca.
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La Lingua più Bella del Mondo – Biblioteca/Bibbia

Ereditando la parola greca “Biblon” che significa “Libro”, utilizziamo in Italiano termini come “Bibliografico” e “Biblioteca” per indicare elementi e spazi di conoscenza. E’ fin troppo facile notare come la parola “Biblon” abbia la stessa radice di “Babilon” e “Babel“, il luogo in cui, secondo le Scritture, il Signore maledisse gli uomini confondendone il linguaggio con 20 Alfabeti scritti e 72 Lingue parlate, mentre sino ad allora essi non avevano che una sola lingua pura e divina, insegnata da Dio ad Adamo (Genesi 11). Questa maledizione, sempre restando nella medesima radice linguistica, fece “balbettare” la razza umana, corrompendo e confondendo la lingua naturale e originale.

E’ ancora più sorprendente notare come qui siano persino giunti a chiamare la Parola di Dio con questa stessa radice, dacché l’italiano “Bibbia” deriva dal greco plurale “Biblia” (Libri), generando l’Inglese “Bible” e il Tedesco “Bibel” che rendono il concetto con maggior chiarezza. Inequivocabilmente questo è supremo simbolo della confusione linguistica delle loro traduzioni bibliche, e della mancanza presso gli Occidentali di un linguaggio autentico e adeguato per esprimere la spiritualità cristiana.

In Etiopia, invece, la Bibbia viene chiamata “Metzhaf Qeddus” (letteralmente “Libro Santo”), senza nessuna cattiva e contraddittoria evocazione. Dacché “dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni. Fratelli miei, non dev’essere così. La sorgente getta forse dalla medesima apertura il dolce e l’amaro? Può forse, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi? Neppure una sorgente salata può dare acqua dolce.” (Giacomo 3, 10-12).

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Babilonia Haile Selassie I - Profezie

Le Aquile Romane dell’Anti-Cristo

“L’aquila che hai visto salire dal mare è il quarto regno apparso in visione a tuo fratello Daniele. (…) Ecco, vengono i giorni in cui sulla terra si leverà un regno più terribile di tutti quelli che ci sono stati prima di esso. (…) Il leone che hai visto svegliarsi dalla selva, ruggire e parlare all’aquila accusandola per la sua ingiustizia, e tutto quel che ha detto, così come lo hai udito, è il Messia, che l’Altissimo ha conservato per la fine dei giorni, che è uscito dalla discendenza di David, e che verrà a parlare con loro, li accuserà per le loro empietà, e introdurrà loro davanti le loro trasgressioni. Infatti deciderà prima di sottoporli vivi al Suo giudizio, e poi, una volta accusati, li annienterà; ma il resto del mio popolo lo libererà con misericordia, quelli che si sono salvati entro i miei confini, e li rallegrerà finché non verrà la fine, nel giorno del giudizio del quale ti ho parlato fin da principio”.

Apocalisse di Ezra, 12, 10-36

“Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Dove sarà il cadavere, ivi si raduneranno le aquile.”

Matteo 24, 27-28

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La Divina Commedia denuncia l’Apostasia Romana

“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.”
La Divina Commedia di Dante, Il più importante testo letterario della civiltà Italiana, il fondamento storico della stessa lingua italiana che utilizziamo, inizia dichiarando il suo smarrimento della retta via e la sua deviazione.
E pare che non lo comunichi soltanto in senso individuale, poiché ci tiene a parlare di una vita “nostra”, e richiama un livello sociale e collettivo di perversione storica, che si percepisce chiaramente seguendo la narrazione del testo. Basterebbe dire che si tratta dell’opera più ferocemente anti-Vaticana mai concepita dall’uomo, che seppellisce tra le torture dell’inferno quasi tutti i papi, ne contesta l’autorità e sferza violentemente la loro depravazione con tono profondamente profetico. Parla dello smarrimento di un’intera civiltà, e nessuno che lo insegni mai con limpidezza intellettuale e onesta applicazione al mondo contemporaneo.
I commentari liceali della Divina Commedia sono concepiti per rendere il suo insegnamento insopportabile, come quello di una favola erudita piena di nozioni ma priva di verità, ed astrarlo il più possibile dalle problematiche della vita reale. Nel caso di questo verso, sono più impegnati a meditare sul suo significato anagrafico (il mezzo della nostra vita media, 35 anni) che quello profondamente spirituale, e profondamente vero, che denuncia tutta la civiltà italiana, chiesa e stato, come storicamente “deviata”.
E quel “Nel mezzo” fa anche inevitabilmente pensare, in senso storico più ampio, che Dante viene nel Medio-Evo, in quell’epoca della storia che è considerata il “medio” tra due epoche, la prima delle quali scandita dalla venuta di Cristo, e la seconda (l’epoca moderna) da un evento di importanza evidentemente parallela. Come vedremo, Dante lo identificherà nella venuta di una figura messianica di liberazione politica, il “Veltro”, che non è altro che il Cristo nella Sua Seconda Venuta, e che avrebbe storicamente corretto la deviazione romana.
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Inculcare i Principii

E’ difficile da credere, che tra milioni di possibilità espressive e radici linguistiche abbiano scelto proprio questa parola per indicare il modo più tecnico ed efficace per istruire il prossimo.
Centinaia di volte abbiamo udito questa parola associata al lavoro educativo sui bambini: “Dobbiamo inculcare ai nostri figli i principii…“. La loro educazione è un lavaggio del cervello violento e indegno come una sodomizzazione, e la sodomia dei loro preti, a cui furono affidati i figli della nazione per l’educazione spirituale, si riflette sul linguaggio come fondamento diseducativo dell’intera società.
Sono i frutti inevitabili di una civiltà falsa e artificiale che ha tradito ogni tradizione. “Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato una discendenza, saremmo divenuti come Sòdoma e resi simili a Gomorra.” (Romani 9,29)
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Decolonizzare il concetto di “Scienza”

Molti termini fondamentali del linguaggio scientifico portano ancora l’inconfondibile articolo arabo che ne ricorda l’origine orientale e nord-africana.
Algebra, Algoritmo, Almagesto, Almanacco, Alambicco, Alcool, Alchimia.
I numeri che usiamo sono arabi. Il sistema decimale è indiano. La parola Cifra viene dalla radice semitica SEFFERE ሰፈረ, che significa “misurare” in lingua etiope Ge’ez.
La decolonizzazione mentale passa per una rivalutazione del concetto di scienza e conoscenza. Ci sono stati imposti dei criteri eurocentrici e televisivi a livello educativo, e siamo abituati a pensare che il tipico scienziato ateo bianco, alla maniera di Margherita Hack o Piero Angela, sia l’immagine del sapere moderno. In verità quella è l’immagine del loro utilizzo degenerato della scienza, che ha affiancato e storicamente sostenuto tutti i movimenti politici totalitari dell’Occidente, giustificandone spesso le atrocità.
Per giunta, qui noi ereditiamo un’immagine galileiana della scienza, inquisita dal Cardinale Bellarmino e dall’oscurantismo culturale del Vaticano, che dunque si pone in opposizione polemica alla fede. Tutto ciò è viziato dalla romanizzazione della fede cristiana, dalla falsificazione mortificante dello spirito biblico originale, dacché soltanto la Chiesa Romana ha storicamente praticato l’inquisizione anti-scientifica, e in maniera spietata. In realtà, il metodo scientifico, di cui si vantano così tanto per distinguere la loro civiltà dall’Oriente e dall’Africa dei “superstiziosi”, gliel’hanno insegnato proprio dei religiosi africani e orientali, provenienti da ambienti in cui rivelazione e ragione erano unificate nella coscienza e si nutrivano a vicenda senza contraddizione, come era in principio.
Nel Mese della Storia Nera, mentre ci insegnano che matematica e logica vengono dai Greci, ricordiamoci che non si costruiscono le Piramidi senza matematica né logica, e che la giovane civiltà Europea ha conosciuto tutte le sue moderne discipline nei libri dei padri neri e nella loro storia.
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Religione – Relego – Legione

Quanto deve risultare opprimente per le menti, evocare continuamente il concetto latino della spiritualità per pronunciarla o descriverla: una parola etimologicamente imparentata con “Relegare” e “Legare”, che comunica mortificazione personale, prigionia mentale e condizionamento medievale.
In lingua etiopica, per dire la stessa cosa uso la parola biblica Haymanot ሃይማኖት, che è composta da due elementi: “Hay“, che significa VITA (Heywet) e “Amman“, che vuol dire VERITA’. Si può rendere dunque come “Verità della Vita“, che è una definizione precisa ed edificante per ogni fede religiosa.
Essa implica la fusione di Verità spirituale e Vita materiale, una concezione integrale e unitaria della spiritualità, l’inverso del dualismo “relegante” della visione occidentale, che invece descrive una realtà parziale, scissa e in conflitto.
La parola Haymanot è il compimento dell’insegnamento del Signore: “Io sono la via, la verità e la vita” (Giovanni 14,6). In effetti la Via, “Fenot“, è anch’essa implicita nella parte finale di “Haymanot“, che può essere così considerata una fusione delle tre parole Via, Verità e Vita.
In italiano, invece, tutte le volte dico RELIGIONE dico LEGIONE. Ovvero, intendo la fede biblica afro-semitica nella sua versione romanizzata, che ha confuso i santi con i loro nemici ed oppressori: dipingono un Cristo biondo con gli occhi azzurri, ad immagine della razza dei Suoi crocifissori ed invasori; quando salutano la Vergine Maria dicono “Ave“, come se fossero al Colosseo; nei film sulla vita di Cristo, il cast è tutto bianco americano ed europeo; ritraggono San Michele come un legionario romano.
In verità “Legione” è il nome di un gruppo di diavoli, nome che loro stessi pronunciarono:
«Gli diceva infatti [Gesù]: «Esci, spirito immondo, da quest’uomo!». E gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione» gli rispose, «perché siamo in molti». (Marco 5,8-9)
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Tradimento – Tradizione – Traduzione

Secondo la Scrittura Biblica, in principio “tutto il mondo aveva una sola lingua e una sola parola” (Genesi 11, 1), la stessa che Dio aveva utilizzato per creare il mondo e che aveva insegnato ad Adamo primo uomo. Ma quando gli uomini costruirono – attraverso gli straordinari poteri logici e scientifici offerti da quel linguaggio – una struttura che giungesse ai cieli per rivaleggiare con Dio, furono da Lui puniti con la confusione delle lingue, mentalmente depotenziati e socialmente dispersi, presso la celebre Torre di Babilonia, archetipo dei grattacieli e di ogni potere tecnologico dell’uomo che si erge superbamente contro Dio, la Verità e la Giustizia.
A quel punto, la tradizione etiope ci dice che si originarono 72 lingue parlate e 20 alfabeti scritti, tra cui quello latino che stiamo maneggiando. Lingue ed alfabeti figli della confusione e dell’alterazione, che in loro stessi portano testimonianza perpetua di contraddizione e perversione psicologica, come anche Dante ha riconosciuto in una delle sue opere, il “De Vulgari Eloquentia”.
Mentre la lingua Ge’ez originale è fondata sul Verbo di Dio, evocativa, onomatopeica e accordata alle forme della Natura, perfettamente coerente nelle radici e matematicamente bilanciata attraverso il calcolo gematrico, le lingue dell’occidente, in particolare quelle più recenti, sono il frutto di convenzionalità e mescole storiche irrazionali, che foggiano uno strumento cognitivo altamente artefatto e contorto.
La lingua del serpente è biforcuta, il suo parlare è doppio secondo la doppiezza del suo cuore, ipocrita e subdolo, internamente scisso nel senso e nella mentalità. Così come “gli spiriti immondi, quando lo vedevano, si gettavano davanti a lui e gridavano: <<Tu sei il Figlio di Dio!>>” (Marco 3,11), e come il Signore diceva ai propri nemici accusatori “Tu lo dici!“, così questa lingua doppia deve confessare la verità e tradirsi, come un serpente che mangia sé stesso. La profezia infatti recita:
Ogni ginocchio si piegherà, e ogni lingua confesserà“, persino quella dei nemici. Che lo fa proprio nella parola TRADIMENTO.
La radice di questa parola è il verbo latino “tradere”, che significa consegnare, tramandare. Molto curiosamente, l’associazione semantica tra il tradimento come atto di slealtà, e il tradere inteso come consegnare, deriva proprio dalla storia della Cristianità, quando nei primi secoli, durante le persecuzioni romane, i “traditores” erano coloro che consegnavano alle autorità imperiali i libri, le reliquie, gli oggetti santi e anche i fratelli della Chiesa Cristiana.
Altrettanto curiosamente, questa stessa radice compare nella parola utilizzata per indicare la TRADIZIONE, che dunque, dal punto di vista strettamente linguistico, equivale perfettamente a TRADIMENTO, come forma sostantivata della radice TRADERE. Lo stesso può essere applicato alla parola TRADUZIONE, da cui anche il detto popolare “Traduttori Traditori”.
La lingua italiana confessa in sé stessa che la Sua Tradizione è un Tradimento, dacché basata su una versione romanizzata di quella fede Cristiana Afro-Orientale contro cui i Romani hanno praticato eccidio e persecuzione oltre misura più di qualunque altra civiltà, a partire dalla croce su cui uccisero Cristo Stesso: una versione manipolata e falsificata, che rappresenta un pieno rinnegamento dei principi e dei costumi della Cristianità Originale.
Ed è un tradimento anche la loro traduzione della Bibbia e del linguaggio Cristiano. E’ evidente che la lingua europea e pagana del latino non può comunicare lo spirito della letteratura biblica semitica, né rendere adeguatamente la sua mentalità spirituale originaria, e tutta la loro interpretazione teologica è viziata da questa romanizzazione forzata e snaturante, praticata per interessi politici coloniali di dominazione culturale.
Ecco dunque l’illusione del Papa di Roma, che non riflette alcuna somiglianza con la vita di Cristo, mentre ricorda precisamente, nei modi e nell’attitudine, i politici e i sovrani romani, e come loro, a differenza di Cristo, si sbarba; tuttavia pretende di rappresentarLo sulla Terra in maniera esclusiva e infallibile, e dichiara il Vaticano “culla della Cristianità“, mentre è la culla dei suoi crocifissori.
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