Categorie
Guerra Italo-Etiopica

La Profezia del Ritorno di Haile Selassie I – Lino Calabrò 1988

Una preziosissima testimonianza sul conflitto Italo-Etiopico e sui crimini fascisti la possiamo fatalmente ritrovare in un testo di chiara matrice fascista, scritto da un funzionario di governo coloniale, pieno zeppo di propaganda e razzismo contro la popolazione e le autorità dell’Etiopia, pubblicato in una collana diretta da Renzo de Felice, grande storico italiano di destra. Ma questo aspetto del testo rende la testimonianza ancora più attendibile ed evidentemente onesta ed oggettiva.

“Intermezzo Africano – Ricordi di un Residente di Governo in Etiopia (1937-1941)”, Lino Calabrò, Bonacci Editore, 1988, pag. 41-42:

“Qualche giorno dopo il mio rientro, le guardie della Residenza mi accompagnarono in ufficio uno strano personaggio che godeva fama di prevedere e predire il futuro. Lo ‘stregone’, un vecchio dalla candida e lunga barba, era accusato di aver dichiarato pubblicamente che, dopo cinque anni di dominazione italiana, il Negus sarebbe rientrato in Etiopia e avrebbe ripreso il suo rango.

Gli chiesi se tale accusa rispondesse a verità ed egli, calmo ed imperturbabile me lo confermò, aggiungendo che, quando prediceva il futuro, era soltanto uno strumento del suo ‘spirito guida’ e quindi non era responsabile delle predizione che faceva.

Rimasi colpito dalla serenità con la quale egli reagiva ad un’accusa passibile di una severa punizione e, lontano le mille miglia dal pensiero che quanto da lui detto potesse avverarsi, gli chiesi sorridendo se il suo ‘spirito guida’ in quel momento non gli suggerisse nulla sul suo conto. Egli mi rispose di no. Ed io gli feci notare che non poteva fare molto affidamento su questo ‘spirito’ perché esso avrebbe dovuto anche avvertirlo che le sue dichiarazioni gli sarebbero costate tre giorni di prigione.

Lo avrei volentieri lasciato andare se questo non avesse provocato il risentimento delle guardie che lo avevano arrestato. Risolsi perciò in modo scherzoso e dando scarsa importanza al fatto, una situazione che, data la mentalità superstiziosa dei nativi, avrebbe potuto avere sgradevoli ripercussioni. Non immaginavo che quella predizione si sarebbe esattamente avverata.”

Infatti, l’Imperatore Haile Selassie I rientrerà ad Addis Abeba il 5 Maggio 1941, cinque anni esatti dal 5 Maggio 1936, il giorno in cui i fascisti avevano occupato Addis Abeba. E questo corrispondeva ad una profezia, di cui si parla anche nei libri scritti dall’Imperatore, che era stata predicata in Etiopia durante l’occupazione, e dunque la testimonianza di Calabrò dimostra l’effettiva potenza dello spirito profetico e biblico presente in Etiopia. Oltre a questo, probabilmente, egli rivela anche lo spirito di Ponzio Pilato, prettamente romano, che al tempo di Cristo stava opprimendo la Terra Santa.

Condividi:
Categorie
Chiesa Ortodossa Etiope

Il Digiuno (“Tzom” ጾም)

Poiché ci troviamo nel periodo quaresimale dell’Etiopia, che quest’anno coincide con il mese islamico del Ramadan che ad esso si ispira, è giusto e appropriato parlare del Digiuno secondo la tradizione Ortodossa Etiope, che anche i Rasta praticano.

Il Digiuno è chiamato in lingua antica Ge’ez “Tzom” ጾም, una parola molto simile a “Tzeme” ጸመ – che significa “essere sordi” o “muti” – a “Tz(e)mit” ጽሚት – che indica “il silenzio” o “il segreto” – e “Tzema” ጸምአ – che vuol dire “avere sete”. Il termine è chiaramente imparentato con l’Arabo “Sawm” ﺻﻮﻡ utilizzato dai musulmani.

Secondo la regola più rigorosa, nei giorni di digiuno ci si astiene completamente da acqua e cibo fino al tramonto (le 6 del pomeriggio), per poi consumare un solo pasto vegano (senza carne né pesce né derivati animali), ci si astiene dagli atti sessuali, dagli alcoolici e dal fumo. Molti fedeli tuttavia praticano una formula più morbida, spezzando il digiuno alle 3 del pomeriggio. Aldilà dell’astensione alimentare, ogni periodo di Tzom è concepito come un momento di continenza generale che implica anche il guardare, l’udire e il pronunciare soltanto cose spirituali e virtuose.

La funzione del digiuno è biblicamente triplice:

1) Quando il Signore fu tentato dal Diavolo nel deserto, durante la Sua Quaresima, egli rifiutò di trasformare una pietra in pane e mangiare, dicendo: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Matteo 4,4). Attraverso il digiuno riscopriamo e potenziamo la nostra essenza angelica e spirituale, e ci esercitiamo nel governo degli impulsi, delle passioni e dei desideri della carne, affinando la forza di volontà.

2) Quando gli apostoli gli chiesero riguardo agli esorcismi, il Signore insegnò che “questo genere di demoni non si scaccia se non con la preghiera e col digiuno” (Matteo 17,21). Il digiuno ha dunque un potere di purificazione dagli spiriti cattivi e dai peccati (è uno dei cinque strumenti di espiazione). Anche dal punto di vista fisico, è stato scientificamente accertato come il digiuno faccia riposare il metabolismo ed aiuti ad espellere tossine dal corpo.

3) E’ uno strumento per rafforzare la preghiera e un sacrificio vivente per dimostrare a Dio la propria sottomissione e il proprio amore: “Così abbiamo digiunato e implorato da Dio questo favore ed egli ci è venuto in aiuto.” (Esdra 8,23)

I periodi di digiuno sono precisamente scanditi dalla tradizione, e sono obbligatori per ogni fedele a partire dai 7 anni di età, seppur vi siano alcune categorie – come i malati, le donne incinte e chi è in viaggio – che sono naturalmente esentate. Abbiamo così 7 digiuni fondamentali durante l’anno:

1) Il “Digiuno della Salute” (ጾመ፡ድኅነት “Tzome Dehnet”), ovvero tutti i mercoledì e tutti i venerdì, eccetto nei cinquanta giorni successivi alla Pasqua, in cui il digiuno è vietato. Il mercoledì è il giorno in cui i nemici di Cristo si riunirono per deciderne l’uccisione, mentre il venerdì è il giorno in cui il Signore fu ucciso. La tradizione antica dei due giorni di digiuno settimanali è attestata biblicamente in Luca 18, 11-12, in cui il fariseo afferma: “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo”.

2) Il “Grande Digiuno” (ዐቢይ፡ጾም “Abiy Tzom), ovvero la Quaresima, che inizia 8 settimane – 55 giorni – prima della Pasqua, e ricorda il digiuno che il Signore praticò nel deserto di Qorontos, vicino Gerico, subito dopo il Suo battesimo e prima di cominciare a predicare pubblicamente. La sua data è mobile.

3) Il “Digiuno di Ninive” (ጾመ፡ነነዌ “Tzome Nenewie), che commemora la predicazione del profeta Giona presso la città di Ninive e il digiuno proclamato dai suoi abitanti per salvarsi dalla distruzione: “Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo” (Giona 3,4-5). Si tratta di un digiuno di 3 giorni, il Lunedì, il Martedì e il Mercoledì della terza settimana che precede l’inizio della Quaresima, e la sua data è dunque mobile.

4) Il “Digiuno della Vigilia” (ጾመ፡ገሃድ “Tzome Gehad”) è quello che viene praticato nel giorno che precede il Natale (Lidet, 7 Gennaio), e l’Epifania (Timqet, 19 Gennaio)

5) Il “Digiuno degli Apostoli” (ጾመ፡ሐዋርያት “Tzome Hawaryat”) commemora il digiuno praticato dagli Apostoli subito dopo aver ricevuto lo Spirito Santo a Pentecoste, e prima di iniziare la loro predicazione. Di questo periodo di astensione successivo alla Sua ascensione, parlò il Cristo nel Vangelo, quando gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: “«Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.” (Matteo 9, 14-15). Comincia il Lunedì dopo la Domenica di Pentecoste (Peraqlittos) e termina il 12 Luglio con la festa di Pietro e Paolo. Essendo la Pentecoste una data mobile, il digiuno ha durata variabile, da un minimo di 14 giorni ad un massimo di 44.

6) Il “Digiuno dei Profeti” (ጾመ፡ነብያት “Tzome Nebyat”), commemora il digiuno praticato dai profeti antichi mentre annunciavano la venuta del Signore e pregavano per essa. Comincia il 24 Novembre e finisce con la vigilia di Natale, il 6 Gennaio, durando così 43 giorni.

7) Il “Digiuno dell’Assunzione” (ጾመ፡ፍልሰታ “Tzome Felseta”), commemora il digiuno praticato dagli Apostoli prima della sepoltura, resurrezione ed assunzione in Cielo della Vergine Maryam, 50 anni dopo la nascita di Cristo. Dura 15 giorni, dal 7 al 22 Agosto.

Di Sabato, Domenica, nei giorni di festa e nei 50 giorni successivi alla Pasqua è vietato digiunare. E’ questa la ragione per cui il Cristo ordinò ai suoi discepoli di andare a raccogliere il grano nei campi di Sabato (Marco 2, 23-28), al fine di non profanare la festa.

Il Signore ci ordina di non fare uno spettacolo delle pratiche penitenziali e del digiuno, e di mantenere il massimo riservo a riguardo: “E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.” (Matteo 6, 16-18)

Condividi:
Categorie
Bob Marley

La Copertina “Etiope” di EXODUS

SAPEVI CHE sulla copertina di “Exodus”, l’album di Bob Marley del 1977, ogni lettera che compone graficamente il titolo è una regolare lettera dell’alfabeto Etiope Ge’ez (seppur ruotata), e non un semplice adattamento estetico dei caratteri ?

La prima “E” è una Hiet ሕ sdraiata su un lato. La “X” è intelligentemente prodotta con una Taw ት capovolta e lievemente inclinata. La “O” è un Ayn ዑ. La “D” è ricreata con una Fie ፍ capovolta. “U” è una Hiè ህ, e “S” è una Yod al quarto ordine di vocalizzazione, ያ.

In questo modo, Berhane Selassie (il nome di battesimo etiope di Bob Marley) insegnava l’importanza del rimpatrio linguistico verso l’Etiopia.

Condividi:
Categorie
Chiesa Ortodossa Etiope

La Settimana di “Berhan” ብርሃን

Come abbiamo scritto molte volte in passato, la Chiesa Etiope festeggia il natale di Cristo il 7 Gennaio (29 Tahsas), diversamente dalla Chiesa Cattolica romana che utilizza un calendario manipolato (quello gregoriano) e ha sviluppato i suoi costumi liturgici in continuità con il paganesimo e le festività romane legate al solstizio invernale.
Il gozzoviglio consumistico a cui assistiamo in questi giorni, in cui Cristo è completamente rimosso dalla coscienza delle persone e i veri protagonisti sono i soldi e il maiale, non è altro che il travestimento cristiano dei “Saturnalia” romani, che si verificavano in questi stessi giorni e in cui gli antichi pagani praticavano orge senza limite né decenza.
In Etiopia, invece, questo è un periodo di digiuno preparatorio. Le tre settimane che precedono il “Lidet” (Natale Etiope) hanno un nome specifico che ne manifesta il tema liturgico: la prima si chiama ስብከት “Sebket” (Predicazione), la seconda ብርሃን “Berhan” (Luce), e la terza ኖላዊ “Nolawi” (Pastore).
La settimana in cui ci troviamo, in cui generalmente cade il Natale cattolico, è quella di “Berhan”, che celebra la venuta del Signore come Luce che illumina le tenebre, secondo quanto affermato dalla Scrittura profetica per bocca di Isaia, capitolo 9:
“Il popolo che camminava nelle tenebre
vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse …
Poiché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.”
Quelle tenebre rappresentano proprio il paganesimo d’ignoranza e immoralità in cui il mondo si trovava prima dell’avvento di Cristo, e che tuttavia Babilonia è riuscita a restaurare subdolamente come se nulla fosse avvenuto.
E’ curioso notare come questa ricorrenza Etiope richiami sia il solstizio invernale – in cui le ore di oscurità giungono alla massima estensione – sia l’impalcatura d’illusione (una parola che ha la stessa radice di “luce”), fatta di luci e lucette colorate, con cui questo sistema manipola la percezione spirituale del tempo e tenta di sostituire il vero ricordo di Cristo con un’abbuffata ipocrita e ingrata, in cui tutti si lanciano sulla torta senza nemmeno salutare il Festeggiato.
Condividi:
Categorie
Etiopia - Storia, Costumi e Territorio

L’Etiopia Dominatrice della Maratona

Anche quest’anno alle Olimpiadi di Parigi, come è recentemente di consuetudine per le grandi rassegne sportive, abbiamo visto lo strapotere degli Etiopi nella maratona. Entrambi i vincitori della maratona maschile e di quella femminile, Tamrat Tola e Sifan Hassan (sebbene naturalizzata olandese), sono Etiopi.

Seppure sia ormai un’abitudine, e si riconosca agli Etiopi un dominio constante e intramontabile nella disciplina – con una graduale crescita al vertice a partire dal leggendario Abebe Bikila, trionfatore scalzo nelle Olimpiadi di Roma del 1960 e ufficiale della guardia imperiale di Haile Selassie I – pochi tuttavia meditano sulle ragioni spirituali e il valore simbolico di questo fenomeno.

Nei giochi olimpici antichi, la maratona era considerata l’evento sportivo supremo. Essa infatti ricordava la corsa di Fidippide dalla città di Maratona all’Acropoli di Atene, del 490 a.C, per annunciare la vittoria sui Persiani, e dunque la libertà dagli invasori stranieri, quella stessa che permetteva la serena e indisturbata organizzazione dei giochi. Essa era dunque connotata da un superiore valore storico, morale e di verità rispetto alle altre discipline: per trionfare, l’atleta non doveva essere soltanto dotato di resistenza ed efficienza fisica, ma anche di lucidità mentale, capacità di sopportazione del dolore, senso di sacrificio, pazienza, speranza, e dunque di molta forza spirituale.

Nella Bibbia, profeticamente, il servitore di Davide che corre ad annunciare al Re la sua vittoria sui nemici, proprio come Fidippide a Maratona, è Etiope, e nel capitolo 18 del II Libro di Samuele, verso 19-23, egli ispira il figlio di Sadoc a correre dietro di lui:

“Achimàas, figlio di Sadoc, disse a Ioab: «Correrò a portare al re la bella notizia che il Signore lo ha liberato dai suoi nemici». Ioab gli disse: «Tu non sarai oggi l’uomo della bella notizia, la darai un altro giorno; non darai oggi la bella notizia, perché il figlio del re è morto». Poi Ioab disse all’Etiope: «Va’ e riferisci al re quello che hai visto». L’Etiope si prostrò a Ioab e corse via. Achimàas, figlio di Sadoc, disse di nuovo a Ioab: «Comunque sia, voglio correre anch’io dietro all’Etiope». Ioab gli disse: «Ma perché correre, figlio mio? La bella notizia non ti porterà nulla di buono». E l’altro: «Comunque sia, voglio correre». Ioab gli disse: «Corri!». Allora Achimàas prese la corsa per la strada della valle e oltrepassò l’Etiope…”

La leadership dell’Etiope nella maratona, evocata da questo passo, ci ricorda che Egli è l’uomo originale e la fonte della nostra libertà, e come egli sia destinato a trionfare nella storia sulla lunga distanza dei millenni, dacché rappresenta l’origine a cui tutti siamo destinati a ritornare. Attraverso questi atleti, generalmente esemplari anche nella fede e nella disciplina religiosa, vediamo il compimento dell’insegnamento di San Paolo:

“Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta”. (I Corinzi 9, 24-26)

Condividi:
Categorie
Haile Selassie I - Vita e Opere

La Giornata del Re

“La giornata di Haile Selassie è strenua. Si alza regolarmente alle sei in punto e beve del succo di frutta nella sua stanza. Dopo le preghiere private nella cappella del Palazzo, fa colazione con l’Imperatrice. Questo è il pasto principale del giorno. Essendo lui un salutista che legge molti libri e riviste sull’argomento, mangia frugalmente a pranzo, tè e cena. Ma fa colazione molto bene.

Dopo la colazione, Sua Maestà Imperiale si ritira nella biblioteca per un breve periodo di lettura. Dalle 9 in punto è indaffaratamente impegnato negli affari dell’Impero. Riceve il Primo Ministro, i Ministri di Gabinetto e i visitatori per tutto il giorno. In alcuni giorni presiede gli incontri del Consiglio di Corona, che è composto dai Principi della Famiglia Imperiale, da alti dignitari e da alcuni membri del Consiglio dei Ministri.

L’ora di pranzo varia secondo il programma di lavoro di Sua Maestà. A volte può invitare fino a 50 ufficiali di governo a pranzare con lui; in altre occasioni pranza da solo con l’Imperatrice o l’Imperatrice e un amico intimo. I suoi pomeriggi sono spesso impegnati nelle visite a vari luoghi della capitale – per far visita agli ammalati negli ospedali, o per esprimere le condoglianze alle persone che hanno recentemente subito un lutto, due tra le importanti funzioni sociali della vita Etiope; o per presenziare a manovre militari, deposizioni di pietre d’angolo o altre cerimonie.

Alla sera, a meno che non stiano ufficialmente intrattenendo degli ospiti, usualmente le Loro Maestà Imperiali cenano con i loro figli che si trovano in città.

Quasi ogni sera, quando la famiglia è da sola, un film importato viene proiettato per loro nella sala da pranzo di Stato. Dopo lo spettacolo, usualmente tra le 12 e le 12.30, l’Imperatore si ritira, per leggere e addormentarsi con libri e periodici.”

(Tratto da “Ethiopia: Background Information, Dipartimento Stampa e Informazione del Governo Imperiale Etiopico”)

Condividi:
Categorie
Haile Selassie I - Insegnamenti

L’Educazione è l’Unica Arma

“Lo sviluppo generale che prefiguriamo per il paese, e l’alto standard di vita che vogliamo tutti gli Etiopi raggiungano, non può avvenire senza educazione. Per tutta la Nostra vita abbiamo costantemente sostenuto che l’educazione sia l’unica arma con cui possono essere realizzati i più nobili compiti nazionali.”

– Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I –

Condividi:
Categorie
Haile Selassie I - Vita e Opere

Il Premio Nobel per la Pace del 1935

SAPEVI CHE l’Imperatore Haile Selassie I avrebbe dovuto ricevere il premio Nobel per la pace nel 1935 ? E tuttavia il premio non fu attribuito quell’anno, proprio a motivo dell’invasione Italiana, che avrebbe poi scatenato la Seconda Guerra Mondiale.

Come riportò il giornale americano “Chicago Defender”, il 30 Novembre 1935:

“Il Premio per la Pace – Selassie Non Lo Prenderà

L’Imperatore Haile Selassie, menzionato preminentemente uno o due mesi fa per il Premio Nobel per la Pace, non lo prenderà. E nessun altro lo prenderà quest’anno per decisione del comitato, secondo cui a motivo della guerra che si sta scatenando in Africa, e che sta esasperando la tensione esistente nelle relazioni Anglo-Italiane nel Mediterraneo, nessuno ne ha diritto. Hanno anche preso in considerazione il nuovo stato fantoccio che sta per essere stabilito in Estremo Oriente. I riconoscimenti furono stabiliti nel 1896 da Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite e del fulmicotone. Sono conferiti dall’assemblea di un comitato Norvegese.”

Condividi:
Categorie
Haile Selassie I - Leggi e Governo

SELASSIE E GLI ITALIANI – “La Stampa” 2 Agosto 1947

“SELASSIE’ E GLI ITALIANI
Il Negus aprirà gli sconfinati territori dell’impero all’impiego della nostra mano d’opera specializzata di tecnici e ingegneri

Si va sempre più diffondendo nella capitale dell’Etiopia la convinzione che sarà permessa agli italiani la penetrazione in forma pacifica e graduale nel territorio ch’essi conquistarono con la forza. A questo proposito l’imperatore Haile Selassie ha ricevuto un gruppo di giornalisti stranieri ai quali ha esposto i suoi piani per una civilizzazione razionale, sia pure parziale, del territorio a lui sottoposto.

Mi servirò molto della mano d’opera straniera‘ – ha affermato il Negus – ‘e particolarmente di quella italiana, che ha sempre dato dimostrazione di efficienza qualitativa di primo ordine‘.

Il Governo del Negus Neghesti è già in trattative per accogliere, sia nella capitale che nei centri periferici passibili di sviluppo, un certo numero d’ingegneri, di tecnici e di mano d’opera specializzata, che valgano a fermare la crisi di disfacimento che si manifesta in tutta l’Abissinia.

Questa preferenza per gli italiani, che non è uguale a quella dimostrata per francesi e spagnoli, è motivata dal fatto che gli italiani hanno lasciato un buon ricordo in tutti i settori della vita costruttiva etiopica.

Ho un piano‘ – ha detto l’imperatore – ‘che potrei definire quinquennale. Addis Abeba dovrà diventare una delle più graziose e più moderne capitali del mondo. Saranno riattivati ed ampliati i canali di fognature che l’incuria ha profondamente deteriorato, molto impulso sarà dato agli impianti idrici ed un intero piano di rifacimento sarà dedicato alle strade. Anche l’edilizia avrà la sua spinta in avanti.

L’imperatore ha un vivo desiderio: quello di vedere sorgere nel territorio di Addis Abeba un gruppo di grattacieli che abbiano l’ampiezza e l’altezza di quelli di New York.

‘Quale trattamento sarà riservato agli italiani e a tutti coloro che accetteranno l’invito di lavorare ad Addis Abeba e in tutta l’Etiopia?’ – abbiamo chiesto all’imperatore.

Il trattamento che tutte le nazioni civili prodigano a coloro che apportano benessere, con qualche cosa di più. L’Etiopia è un immenso e ricco territorio che ha bisogno delle braccia e del cervello di tutti. Può diventare rapidamente una nazione moderna, solo che i bianchi accettino di aiutarla con assoluto rispetto della libertà e della convenienza. L’esperimento italiano è stato a suo tempo molto fruttifero e chiarificatore. Gli abissini non potranno mai, da soli, adeguarsi alle esigenze della vita civile. Hanno bisogno di una guida, ma in un certo senso, sono degli ottimi allievi.’

In sostanza l’imperatore degli Etiopi è favorevole ad una corrente d’immigrazione graduale, attraverso la quale egli potrà realizzare i grandiosi piani di rinnovamento e di civilizzazione ai quali personalmente lavora.

E’ noto che Selassie ha inviato degli ingegneri etiopi a New York, a Londra e a Parigi, affinché si rendano conto di quello che si può fare in un territorio quasi vergine come l’Abissinia. Ha costituito inoltre un Ministero della Tecnica e dei Lavori, attraverso il quale pensa di organizzare e inquadrare tutti gli elementi utili del territorio.

Secondo i progetti, nel 1960 l’Etiopia dovrà essere posta sullo stesso piano delle nazioni civili con ordinamento, sistema ed una cultura che ne rendano facili i rapporti col mondo moderno.”

Condividi:
Categorie
Guerra Italo-Etiopica Haile Selassie I - Insegnamenti

La Dichiarazione di S.M.I. il Giorno dell’Invasione Italiana (3 Ottobre 1935)

“Combattenti dell’Etiopia !

Non lamentatevi e non perdete speranza quando vedete un leader rispettato e amato cadere sul campo di battaglia per la causa della Nostra libertà. Invece, dovreste realizzare che chiunque muoia per il suo paese è in effetti fortunato. La morte giunge a tutti sia in tempo di pace che di guerra, e prende quelli che sceglie. E’ meglio morire con la libertà che senza di essa.

I nostri avi hanno preservato l’indipendenza del Nostro paese attraverso il sacrificio delle proprie vite. Che essi siano la vostra ispirazione !

Soldati ! Uomini d’affari ! Agricoltori ! Giovani e vecchi, uomini e donne ! Unitevi ! Combattete insieme per la difesa del vostro paese ! Come è sempre stato nella nostra tradizione, anche le donne devo levarsi per difendere il proprio paese, incoraggiando i soldati e curando i feriti. Non importa quanto duramente l’Italia provi a dividerci, Cristiani o Musulmani, tutti staranno uniti.

Dio è la Nostra fortezza e la Nostra difesa. Non lasciate che le nuove armi dell’aggressore vi distolgano dal combattere per la difesa del vostro paese e dei vostri nobili ideali !

Anche il vostro Imperatore, che vi parla adesso, sarà in mezzo a voi in quel tempo ed è pronto a versare il suo sangue per la libertà del suo paese.”

– Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I –

Condividi: