SAPEVI CHE sulla copertina di “Exodus”, l’album di Bob Marley del 1977, ogni lettera che compone graficamente il titolo è una regolare lettera dell’alfabeto Etiope Ge’ez (seppur ruotata), e non un semplice adattamento estetico dei caratteri ?
La prima “E” è una Hiet ሕ sdraiata su un lato. La “X” è intelligentemente prodotta con una Taw ት capovolta e lievemente inclinata. La “O” è un Ayn ዑ. La “D” è ricreata con una Fie ፍ capovolta. “U” è una Hiè ህ, e “S” è una Yod al quarto ordine di vocalizzazione, ያ.
In questo modo, Berhane Selassie (il nome di battesimo etiope di Bob Marley) insegnava l’importanza del rimpatrio linguistico verso l’Etiopia.
Autore: Ras Matyas
Autore del Sito
“Dovete studiare sia le discipline spirituali che quelle materiali. Questo vi darà beneficio in due modi: le lezioni spirituali vi condurranno al timore di Dio Onnipotente, ad amare il vostro paese ed il vostro Imperatore; le altre vi addestreranno ad aiutare il vostro paese e voi stessi”.
— Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I —
“Esaminate il vostro proprio lavoro e quello dei vostri simili volenterosamente e criticamente – ma in senso costruttivo piuttosto che distruttivo. Chiedetevi, prima di criticare, se voi stessi possediate i difetti che descrivete negli altri. Siate determinati ad approfittare l’un l’altro della conoscenza ed esperienza di ciascuno, poiché imparare da coloro che già sanno è in sé stesso educazione. Ricercate i fatti; assistite e supportate coloro che perseguono la verità, poiché è soltanto sulla base della verità fattuale così come dell’onestà intellettuale che l’Etiopia moderna può essere creata per bene e per davvero.”
— Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I —
Anche quest’anno alle Olimpiadi di Parigi, come è recentemente di consuetudine per le grandi rassegne sportive, abbiamo visto lo strapotere degli Etiopi nella maratona. Entrambi i vincitori della maratona maschile e di quella femminile, Tamrat Tola e Sifan Hassan (sebbene naturalizzata olandese), sono Etiopi.
Seppure sia ormai un’abitudine, e si riconosca agli Etiopi un dominio constante e intramontabile nella disciplina – con una graduale crescita al vertice a partire dal leggendario Abebe Bikila, trionfatore scalzo nelle Olimpiadi di Roma del 1960 e ufficiale della guardia imperiale di Haile Selassie I – pochi tuttavia meditano sulle ragioni spirituali e il valore simbolico di questo fenomeno.
Nei giochi olimpici antichi, la maratona era considerata l’evento sportivo supremo. Essa infatti ricordava la corsa di Fidippide dalla città di Maratona all’Acropoli di Atene, del 490 a.C, per annunciare la vittoria sui Persiani, e dunque la libertà dagli invasori stranieri, quella stessa che permetteva la serena e indisturbata organizzazione dei giochi. Essa era dunque connotata da un superiore valore storico, morale e di verità rispetto alle altre discipline: per trionfare, l’atleta non doveva essere soltanto dotato di resistenza ed efficienza fisica, ma anche di lucidità mentale, capacità di sopportazione del dolore, senso di sacrificio, pazienza, speranza, e dunque di molta forza spirituale.
Nella Bibbia, profeticamente, il servitore di Davide che corre ad annunciare al Re la sua vittoria sui nemici, proprio come Fidippide a Maratona, è Etiope, e nel capitolo 18 del II Libro di Samuele, verso 19-23, egli ispira il figlio di Sadoc a correre dietro di lui:
“Achimàas, figlio di Sadoc, disse a Ioab: «Correrò a portare al re la bella notizia che il Signore lo ha liberato dai suoi nemici». Ioab gli disse: «Tu non sarai oggi l’uomo della bella notizia, la darai un altro giorno; non darai oggi la bella notizia, perché il figlio del re è morto». Poi Ioab disse all’Etiope: «Va’ e riferisci al re quello che hai visto». L’Etiope si prostrò a Ioab e corse via. Achimàas, figlio di Sadoc, disse di nuovo a Ioab: «Comunque sia, voglio correre anch’io dietro all’Etiope». Ioab gli disse: «Ma perché correre, figlio mio? La bella notizia non ti porterà nulla di buono». E l’altro: «Comunque sia, voglio correre». Ioab gli disse: «Corri!». Allora Achimàas prese la corsa per la strada della valle e oltrepassò l’Etiope…”
La leadership dell’Etiope nella maratona, evocata da questo passo, ci ricorda che Egli è l’uomo originale e la fonte della nostra libertà, e come egli sia destinato a trionfare nella storia sulla lunga distanza dei millenni, dacché rappresenta l’origine a cui tutti siamo destinati a ritornare. Attraverso questi atleti, generalmente esemplari anche nella fede e nella disciplina religiosa, vediamo il compimento dell’insegnamento di San Paolo:
“Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta”. (I Corinzi 9, 24-26)
“Hailè Selassie era gradevole e molto affabile, ma pieno di dignità naturale. Il suo volto irradiava intelligenza, gentilezza, buona indole e immense riserve di potere. Sorrideva spesso. Vero cristiano, osservava sempre i più nobili precetti della sua fede. Quando un uomo che aveva tentato di assassinarlo fu condannato a morte, Hailè Selassie non solo rifiutò di firmare il mandato, ma lo perdonò. Abolì anche le impiccagioni pubbliche; la mutilazione dei ladri abituali; e si sforzò di sostituire la vecchia legge mosaica, in base alla quale un assassino viene consegnato al parente più prossimo della vittima, con la giustizia moderna. Ma si dice anche che non dimenticasse mai un nemico.
Quasi tutti coloro che entrarono in contatto con lui rimasero impressionati dalla sua personalità. (…)
Il suo carattere si distingue nettamente da quello di Mussolini. Quest’ultimo glorificava la guerra. Il suo metodo per risolvere i problemi con un rivale era minacciarlo e, se ciò non bastava, ucciderlo. Hailè Selassie, sulla d’altra parte, favoriva la pace. Il suo metodo per allontanare i rivali era il ragionamento e la conciliazione. Nel 1935 affermò: ‘Faremo tutto il possibile per evitare una guerra indegna della civiltà. Speriamo che il diritto e la giustizia prevalgano sempre sulla forza’. Mussolini disse. ‘La guerra è appropriata per un uomo come la maternità lo è per una donna. Sostengo che la pace sia una virtù negativa. È solo in guerra che si viene rivelati in una luce adatta’.
Nato con un potere autocratico, Haile Selassie vi rinunciò volontariamente e si sforzò di fare dell’Etiopia una democrazia. Mussolini, cresciuto sotto una monarchia costituzionale e un tempo socialista lui stesso, era più dispotico di un sultano o di uno zar.
Haile Selassie apparteneva a una delle più antiche famiglie del mondo, reali o meno. Discendeva dal re Ori, 4470 a.C. Sapeva nominare tutte i regnanti, i suoi antenati, che vennero dopo Ori. Nonostante la sua discendenza super-aristocratica e il fatto che fosse investito di un potere più assoluto di quello che Mussolini era in grado di conquistare, era modesto, tranquillo, affabile e completamente privo di pretese. Mussolini, d’altro canto, era il discendente di una famiglia che era stata contadina per tre secoli. Suo padre era un fabbro. Lui stesso era un povero maestro di scuola, che attraverso la spietatezza e l’abilità salì al potere supremo nella sua terra natale. Mentre è il carattere, non la nascita, ad essere importante, e mentre i servi che salgono al potere a volte diventano padroni capaci e premurosi, Mussolini esibiva tutti i tratti odiosi del servo che è salito all’autorità come menzionato nella Bibbia. Era un millantatore, uno sbruffone, uno spaccone. Il suo patriottismo era a buon mercato perché ogni sua mossa e gesto era spurio e calcolato per impressionare la plebe. Come ogni parvenu, si metteva in mostra in continuazione. (…)
Haile Selassie, d’altro canto, era tutto ciò che un vero aristocratico dovrebbe essere. In ogni sua mossa era un gentiluomo e si distingueva come un saggio leader, uno statista non solo di cervello, ma di cuore. Come tale era un sovrano nel miglior senso della parola. (…)
Ecco un modello per tutti gli statisti. Con un simile atteggiamento prevalente in tutto il mondo, le guerre non ci sarebbero più. Migliaia di anni fa l’Etiopia diede al mondo il primo ideale di giusto e sbagliato, la prima moralità. Haile Selassie indicò la strada verso l’amicizia e la fratellanza interrazziale e internazionale, il vero obiettivo della civiltà. Poneva il diritto al di sopra della politica.
Nell’aspetto personale Haile Selassie era ugualmente attraente. I suoi lineamenti squisitamente cesellati riflettevano raffinatezza, cultura, amabilità e sagacia intellettuale. Nessuna sua foto era in grado di catturare l’essenza del suo spirito. Per quanto riguarda l’impressione generale che ne abbiamo, è stato veramente descritto come una ‘edizione nera del Cristo dipinto’.
Di Haile Selassie si potrebbe quasi dire: ‘Ecco l’uomo perfetto’.”
(Tratto da “World’s Great Men of Color” Vol. I, di J.A. Rogers, 1972)
Ascolta Dio, Non la Gente
“A dire la verità, le mie orecchie sono sorde per certuni. Non dò ascolto a nient’altro, è Dio che ascolto, capito ? Non ascolto quello che dice la gente. Ascolto Dio perché è così che deve andare. Tutti dicono di tutto, e anche loro devono ascoltare Dio. Così se continui ad ascoltare quello che dice la gente non ascolti Dio, ed è una cosa differente. Devi ascoltare Dio.”
Ras Berhane Selassie
15 Giugno 1978 – Discorso di accettazione della Medaglia per la Pace delle Nazioni Unite