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Haile Selassie I - Vita e Opere

Il Premio Nobel per la Pace del 1935

SAPEVI CHE l’Imperatore Haile Selassie I avrebbe dovuto ricevere il premio Nobel per la pace nel 1935 ? E tuttavia il premio non fu attribuito quell’anno, proprio a motivo dell’invasione Italiana, che avrebbe poi scatenato la Seconda Guerra Mondiale.

Come riportò il giornale americano “Chicago Defender”, il 30 Novembre 1935:

“Il Premio per la Pace – Selassie Non Lo Prenderà

L’Imperatore Haile Selassie, menzionato preminentemente uno o due mesi fa per il Premio Nobel per la Pace, non lo prenderà. E nessun altro lo prenderà quest’anno per decisione del comitato, secondo cui a motivo della guerra che si sta scatenando in Africa, e che sta esasperando la tensione esistente nelle relazioni Anglo-Italiane nel Mediterraneo, nessuno ne ha diritto. Hanno anche preso in considerazione il nuovo stato fantoccio che sta per essere stabilito in Estremo Oriente. I riconoscimenti furono stabiliti nel 1896 da Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite e del fulmicotone. Sono conferiti dall’assemblea di un comitato Norvegese.”

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Haile Selassie I - Leggi e Governo

SELASSIE E GLI ITALIANI – “La Stampa” 2 Agosto 1947

“SELASSIE’ E GLI ITALIANI
Il Negus aprirà gli sconfinati territori dell’impero all’impiego della nostra mano d’opera specializzata di tecnici e ingegneri

Si va sempre più diffondendo nella capitale dell’Etiopia la convinzione che sarà permessa agli italiani la penetrazione in forma pacifica e graduale nel territorio ch’essi conquistarono con la forza. A questo proposito l’imperatore Haile Selassie ha ricevuto un gruppo di giornalisti stranieri ai quali ha esposto i suoi piani per una civilizzazione razionale, sia pure parziale, del territorio a lui sottoposto.

Mi servirò molto della mano d’opera straniera‘ – ha affermato il Negus – ‘e particolarmente di quella italiana, che ha sempre dato dimostrazione di efficienza qualitativa di primo ordine‘.

Il Governo del Negus Neghesti è già in trattative per accogliere, sia nella capitale che nei centri periferici passibili di sviluppo, un certo numero d’ingegneri, di tecnici e di mano d’opera specializzata, che valgano a fermare la crisi di disfacimento che si manifesta in tutta l’Abissinia.

Questa preferenza per gli italiani, che non è uguale a quella dimostrata per francesi e spagnoli, è motivata dal fatto che gli italiani hanno lasciato un buon ricordo in tutti i settori della vita costruttiva etiopica.

Ho un piano‘ – ha detto l’imperatore – ‘che potrei definire quinquennale. Addis Abeba dovrà diventare una delle più graziose e più moderne capitali del mondo. Saranno riattivati ed ampliati i canali di fognature che l’incuria ha profondamente deteriorato, molto impulso sarà dato agli impianti idrici ed un intero piano di rifacimento sarà dedicato alle strade. Anche l’edilizia avrà la sua spinta in avanti.

L’imperatore ha un vivo desiderio: quello di vedere sorgere nel territorio di Addis Abeba un gruppo di grattacieli che abbiano l’ampiezza e l’altezza di quelli di New York.

‘Quale trattamento sarà riservato agli italiani e a tutti coloro che accetteranno l’invito di lavorare ad Addis Abeba e in tutta l’Etiopia?’ – abbiamo chiesto all’imperatore.

Il trattamento che tutte le nazioni civili prodigano a coloro che apportano benessere, con qualche cosa di più. L’Etiopia è un immenso e ricco territorio che ha bisogno delle braccia e del cervello di tutti. Può diventare rapidamente una nazione moderna, solo che i bianchi accettino di aiutarla con assoluto rispetto della libertà e della convenienza. L’esperimento italiano è stato a suo tempo molto fruttifero e chiarificatore. Gli abissini non potranno mai, da soli, adeguarsi alle esigenze della vita civile. Hanno bisogno di una guida, ma in un certo senso, sono degli ottimi allievi.’

In sostanza l’imperatore degli Etiopi è favorevole ad una corrente d’immigrazione graduale, attraverso la quale egli potrà realizzare i grandiosi piani di rinnovamento e di civilizzazione ai quali personalmente lavora.

E’ noto che Selassie ha inviato degli ingegneri etiopi a New York, a Londra e a Parigi, affinché si rendano conto di quello che si può fare in un territorio quasi vergine come l’Abissinia. Ha costituito inoltre un Ministero della Tecnica e dei Lavori, attraverso il quale pensa di organizzare e inquadrare tutti gli elementi utili del territorio.

Secondo i progetti, nel 1960 l’Etiopia dovrà essere posta sullo stesso piano delle nazioni civili con ordinamento, sistema ed una cultura che ne rendano facili i rapporti col mondo moderno.”

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Guerra Italo-Etiopica Haile Selassie I - Insegnamenti

La Dichiarazione di S.M.I. il Giorno dell’Invasione Italiana (3 Ottobre 1935)

“Combattenti dell’Etiopia !

Non lamentatevi e non perdete speranza quando vedete un leader rispettato e amato cadere sul campo di battaglia per la causa della Nostra libertà. Invece, dovreste realizzare che chiunque muoia per il suo paese è in effetti fortunato. La morte giunge a tutti sia in tempo di pace che di guerra, e prende quelli che sceglie. E’ meglio morire con la libertà che senza di essa.

I nostri avi hanno preservato l’indipendenza del Nostro paese attraverso il sacrificio delle proprie vite. Che essi siano la vostra ispirazione !

Soldati ! Uomini d’affari ! Agricoltori ! Giovani e vecchi, uomini e donne ! Unitevi ! Combattete insieme per la difesa del vostro paese ! Come è sempre stato nella nostra tradizione, anche le donne devo levarsi per difendere il proprio paese, incoraggiando i soldati e curando i feriti. Non importa quanto duramente l’Italia provi a dividerci, Cristiani o Musulmani, tutti staranno uniti.

Dio è la Nostra fortezza e la Nostra difesa. Non lasciate che le nuove armi dell’aggressore vi distolgano dal combattere per la difesa del vostro paese e dei vostri nobili ideali !

Anche il vostro Imperatore, che vi parla adesso, sarà in mezzo a voi in quel tempo ed è pronto a versare il suo sangue per la libertà del suo paese.”

– Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I –

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Guerra Italo-Etiopica

La Più Grande Impresa Coloniale della Storia

SAPEVI CHE l’invasione dell’Etiopia da parte delle forze fasciste, nel 1935, considerando le risorse finanziarie e militari (circa 250.000 uomini) impiegate, fu la più grande impresa coloniale della storia ? Fu dunque l’apice del processo coloniale, che ne segnò poi la rovina.
Essendo l’unica nazione africana rimasta libera, la conquista dell’Etiopia rappresentava per Mussolini l’atto di coronamento definitivo del trionfo coloniale in Africa – la vittoria finale sull’antica Corona Imperiale Nera che nessuno era riuscito mai a piegare – che avrebbe restaurato così l’onore internazionale dell’Italia dinanzi alle potenze coloniali straniere, e recuperato il ritardo dell’Italia nella corsa allo sfruttamento dell’Africa.
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Haile Selassie I - Testimonianze

RADIOCORRIERE – 21 Luglio 1963

“Tuttavia l’Imperatore ha mostrato di comprendere i problemi del Paese, imboccando la strada delle caute riforme sociali, della lotta all’analfabetismo, aprendo le porte alla collaborazione internazionale. Oggi in Etiopia si possono incontrare tecnici ed esperti di ogni parte del mondo. Non solo italiani, molti dei quali sono rimasti sin dai tempi dell’occupazione e che godono tuttavia di molta stima e simpatia, ma inglesi, francesi, russi, americani, svedesi. L’Etiopia è il Paese africano che ha il maggior numero di rappresentanze diplomatiche all’estero. La politica di Haile Selassie è molto cauta ed accorta: una linea di neutralismo che si avverte anche nella costante ricerca di equilibrare gli aiuti internazionali sempre in modo che l’apporto di nessun Paese possa prevalere decisamente su quello degli altri.

Questo equilibrio, questo acuto senso della moderazione e dell’arte del possibile, l’anziano imperatore cerca ora di esercitarlo sul piano della politica continentale portando l’Etiopia in una posizione d’avanguardia nell’impegno per l’indipendenza e l’unità dell’Africa”.

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Haile Selassie I - Testimonianze

Grande Dizionario Enciclopedico UTET – 1957

“HAYLA SELLASE I. Imperatore di Etiopia (Harar, 1891 – vivente). Nipote, per parte di madre, di Menelik, ras Tafari Makonnen (tale è il suo nome originario), studiò ad Addis Abeba, poi fu governatore del Sidama e nel 1911 dell’intero Harar. Proclamato erede al trono in seguito alla caduta di Iyasu nel 1916, assunse il titolo di ‘negus’, finché, per la morte dell’imperatrice Zauditù, di cui era stato reggente, divenne nel 1930 ‘negus neghesti’ (re dei re). Già era riuscito come reggente a far ammettere l’Etiopia nella Società delle Nazioni (1923), a istituire una rappresentanza presso gli Stati europei, a firmare un trattato ventennale di amicizia con l’Italia nel 1928. Come sovrano la sua azione fu ispirata da accorto senso delle possibilità e da sincero desiderio di avviare l’Etiopia a forme di vita economica, politica e sociale più moderne. Nel luglio 1931 emanò una costituzione bicamerale, che mirava a mitigare il potere feudale dei ras latifondisti e a rafforzare l’autorità monarchica. Decisiva fu, nel suo regno, la crisi del 1935-36 con l’Italia fascista. L’aggressione ordinata da Mussolini portò, dopo una guerra abbastanza rapida, alla conquista di tutta l’Etiopia da parte italiana e poi a una guerriglia di resistenza da parte di Hayla Sellase I, che infine dovette riparare al di là dei confini. Tornato il 5-V-1941 ad Addis Abeba, Hayla Sellase I seppe destreggiarsi fra le correnti xenofobe interne e le pressioni degli Inglesi occupanti e, servendosi con abilità delle trasformazioni sociali ed economiche compiute dagli Italiani, nonché dell’aiuto finanziario e tecnico degli Inglesi e degli Americani, cercò di accelerare lo sviluppo strutturale dell’Etiopia. Riuscì di fatto a promuovere la formazione di un primo nucleo dirigente e a varare nel novembre 1955 una nuova, più moderna costituzione fondata sul suffragio universale. Nel campo internazionale ottenne significativi successi con la firma della Carta dell’O.N.U., la partecipazione alla Conferenza di Londra del 1947 sulla questione dei territori italiani d’Africa, l’acquisto della corona dell’Eritrea nel 1950, i viaggi nelle capitali mondiali nel 1954.”

(Tratto dal “Grande Dizionario Enciclopedico”, Utet 1957)

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Haile Selassie I - Testimonianze

L.B. Johnson – Presidente degli Stati Uniti – 1967

Il Presidente degli Stati Uniti L.B. Johnson – 14 Febbraio 1967:

Vostra Maestà Imperiale, Sig. Vice Presidente, Sig. Giudice Capo, distinti ospiti, signore e signori:

E’ un alto privilegio questa notte onorare uno dei più coraggiosi, lungimiranti e rispettati statisti di questo secolo, che ha guadagnato un posto indelebile nel cuore degli uomini ovunque.

Monarca del regno Cristiano più vecchio e di un’antica civiltà, voi, Vostra Maestà, personificate per noi lo spirito eterno di devozione alla libertà e all’indipendenza del vostro popolo Etiope.

L’essenza del carattere Etiope fu riposta nelle vostre toccanti parole molti anni fa: “Con l’aiuto di Dio, siamo sempre stati fieri e liberi sulle nostre montagne native”.

E’ difficile per me esprimervi questa notte il posto veramente speciale che voi occupate nella nostra tradizione.

In vero, nella tradizione di tutto il genere umano.

Molti di noi in questa stanza stanotte richiamano alla mente la notte del 28 Giugno 1936, quando l’Imperatore d’Etiopia fece un appello alla Società delle Nazioni.

Un appello per il suo popolo sofferente che fu anche un appello veramente commovente alla coscienza dell’umanità.

La domanda finale di Vostra Maestà alla Società è riecheggiata per molti anni con impatto profetico:

“Chiedo alle 52 nazioni che hanno dato al popolo Etiope la promessa di aiutarlo nella sua resistenza all’aggressore, cosa vogliono fare per l’Etiopia? “

“E alle grandi potenze che hanno promesso di garantire la sicurezza collettiva ai piccoli stati su cui pesa la minaccia di subire un giorno il fato dell’Etiopia, io chiedo, che misure intendente prendere ?”

“Rappresentanti del mondo, sono venuto a Ginevra per assolvere in mezzo a voi il più doloroso dei doveri di un capo di stato.”

“Che risposta dovrò portare indietro al mio popolo?”

Noi tutti conosciamo – per la nostra vergogna – la risposta che Vostra Maestà ha ricevuto..

Il tradimento dell’Etiopia fu in verità il punto di svolta sulla strada verso l’aggressione e la guerra.

La sua lezione è stata incisa nella nostra memoria e ci ha spronato a costruire un mondo dove i solidi impegni a resistere all’oppressione non sono più soltanto pezzi di carta.

Vostra Maestà, richiamiamo con grande piacere anche il vostro ritorno trionfale ad Addis Abeba. E la vostra rimarchevole ricostruzione della vostra nazione quando avete posto in atto i vostri ideali di modernizzazione a lungo sostenuti e a lungo frustrati:

— costruendo scuole, una bella università, ospedali, dighe, aeroporti, fabbriche;

— volgendo Addis Abeba in una città moderna, bellissima, dinamica;

–proclamando una costituzione riveduta e un sistema legale;

–addestrando i giovani Etiopi ai compiti del futuro nel 20° secolo. Vostra Maestà, non avete confinato il vostro concernimento soltanto al vostro popolo.

Abbiamo tutti assistito, e possiamo testimoniare a riguardo con ammirazione, alla vostra impressionante performance come leader dei molti e diversi popoli dell’Africa – e come mediatore nei confronti potenzialmente esplosivi tra i vari stati Africani.

L’Organizzazione dell’Unità Africana – che la vostra iniziativa nel 1963 ha contribuito a creare – è una delle istituzioni più promettenti nel movimento verso pace, ragione e unità nel grande Continente dell’Africa.

E’ stato sempre un privilegio e piacere unico per me avere un’opportunità di scambiare vedute sugli affari internazionali con uno di coloro che io considero uno dei più grandi statisti anziani del mondo.

Oggi, come nel 1963 quando parlammo l’ultima volta, abbiamo avuto un immediato senso della grande comprensione e rispetto reciproci che i nostri popoli nutrono uno per l’altro.

Vostra Maestà, noi facciamo profondamente tesoro di questa relazione. E’ la mia più genuina e sincera speranza che le successive generazioni dei nostri popoli continuino a rinforzare il solido edificio della cordialità e della comprensione Etio-Americana.

In questa felice occasione, qui questa notte nella prima casa di questa terra, la Sig.ra Johnson e io, a nome dei nostri distinti ospiti, di tutti quelli che hanno avuto il privilegio di venire qui ed essere insieme questa notte, e certamente a nome di tutto il popolo Americano, proponiamo un brindisi a Vostra Maestà – statista rispettato, costruttore di pace nel mondo, e onoratissimo e fidatissimo amico.

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Haile Selassie I - Testimonianze

G. Sommi Picenardi – L’Illustrazione Italiana – 1930

“…proclamarono imperatrice la principessa Zauditù, ed elessero erede della corona Ras Tafari, figlio del grande Maconnen e cugino di Zauditù, ‘leone d’Etiopia e spada di Salomone’, noto per la sua saggezza politica, il suo valore militare e dai Lazzaristi francesi, che l’ebbero allievo, educato a un vibrante interesse per le cose europee. Anche in quella occasione, mentre si poteva già considerare arbitro del paese, Tafari diede prova d’ingegno sottile e di diplomatica finezza, volendo che il trono, offertogli dai suoi partigiani, venisse invece occupato dall’ultima superstite della famiglia di Menelik, che era appunto Zauditù … (…)

Da allora in poi (…) il Reggente Tafari esercitò continuamente quelle funzioni sovrane che oggi gli vengono di pien diritto attribuite, in seguito alla morte di Zauditù, assieme alla corona imperiale e al titolo di Negus Neghesti, ossia di Re dei Re.

L’opera di governo esercitata fin qui da Tafari può dirsi che proceda per tappe di continua civilizzazione del paese, nonostante le difficoltà create ad un rapido progresso dalla configurazione fisica del territorio e dagli immensi dislivelli culturali e psicologici di una popolazione che comprende il fastoso feudatario, superbo nella sua antichissima nobilità, e il selvaggio ignudo che vive nella macchia impenetrabile. Così si spiegano le molteplici difficoltà incontrate da Tafari nella sua lotta contro la perdurante vergogna della schiavitù. Tuttavia, il passato recente dà agio a bene sperare dell’avvenire dell’Abissinia sotto il nuovo Sovrano…” (…)

“L’Illustrazione Italiana”, 13 Aprile 1930, p.601 – Articolo di G. Sommi Picenardi

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Guerra Italo-Etiopica

Messaggio di S.M.I. Haile Selassie I agli Anti-Fascisti Italiani

Messaggio di Sua Maestà Haile Selassie I, pubblicato da Sergio Ala, un giornalista italiano anti-fascista.
Ginevra, 1938.

“Sono lieto di incontrare uno degli Italiani che sono contro l’aggressione dell’Italia e che combattono contro la guerra.
Vi prego di inviare, a mio nome, saluti a tutti gli anti-fascisti.
So bene che la maggioranza del popolo Italiano non desiderava la guerra, e che la maggioranza del popolo non prova alcun odio verso gli Etiopi.
Gli Italiani sono stati o ingannati, o forzati alla guerra.
Non ho alcun sentimento d’odio verso il popolo Italiano.
Ho personalmente parlato con molti Italiani fatti prigionieri dall’esercito Etiope. Ho dato ordini affinché siano trattati umanamente, come uomini, non come nemici.
Tutti hanno dichiarato di non essere fascisti, e che le autorità li hanno ingannati, dicendo loro che sarebbero stati ricevuti in Etiopia come amici e liberatori, e che avrebbero trovato lì ricchezze e riposo – non guerra.
Per distruggere l’indipendenza dell’Etiopia, il fascismo ha impiegato gli stessi metodi violenti che ha usato, ed ancora usa, per distruggere le libertà dell’Italia.
Continueremo a combattere – per la nostra indipendenza – a tutti i costi, a dispetto delle difficoltà, dei tradimenti e dell’indifferenza.”

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Chiesa Ortodossa Etiope

La Bibbia Etiope è la Più Antica e Completa

L’Etiopia custodisce la tradizione biblica più antica e completa del mondo.

Il Libro di Enoch, che è cronologicamente il primo testo rivelato dato all’uomo e, secondo la tradizione, il primo testo scritto della storia in assoluto, è custodito nella sua interezza soltanto in lingua etiopica. Sebbene sia citato molte volte nei Vangeli e in altri luoghi della Scrittura, e sia esplicitamente riconosciuto nella Lettera di Giuda (1,14) come un testo ispirato ampiamente utilizzato e studiato dagli Apostoli, esso è presente soltanto nel canone Etiope, che dunque è l’unico completo.

Inoltre, la versione Ge’ez della Bibbia è unica per ricchezza e forma, e non dipende da nessuna delle fonti bibliche utilizzate per le traduzioni occidentali, e precede il testo ebraico masoretico, spurio e tardo, di almeno un millennio.

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