“UN IMPERATORE ILLUMINATO
Siamo arrivati ad Addis Abeba il 7 gennaio, in occasione del Natale etiopico. C’era una grande cerimonia religiosa alla Chiesa della Trinità, che è la Cattedrale copta della città, e una grande folla attendeva l’arrivo dell’imperatore. Era una folla pittoresca, come tutte le folle africane, ma sostanzialmente ordinata. Attendeva da ore, sotto il sole, con pazienza. Solo in un altro Paese ho visto attendere così: in Inghilterra. E probabilmente questa coincidenza non è casuale: Hailé Selassié rappresenta in Africa la forza della tradizione, come Elisabetta II in Europa.
Tagliata fuori dal mondo circostante per la sua natura di altopiano montagnoso, che l’ha resa inaccessibile per secoli, l’Etiopia è uno dei pochissimi Paesi africani che possano vantare una lunga indipendenza: trenta secoli, con la sola breve interruzione dell’occupazione italiana dal 1936 al ’41.
Il Paese ha una forte tradizione cristiana, ma è popolato da diverse minoranze religiose, mussulmani, animisti, pagani. E’ formato da quaranta gruppi etnici diversi: da questo deriva il nome Abissinia, che vuol dire mescolanza di razze. (…) Sono orgogliosi; e la loro fierezza traspare anche nei gesti più consueti, nel modo di salutare o di ringraziare, nelle manifestazioni di entusiasmo.
Fu così anche quel giorno alla Chiesa della Trinità.
Quando apparve in lontananza la ‘Rolls Royce’ verde dell’imperatore si alzò un urlo fra la folla (è un urlo acuto e tremolante che si chiama ‘eleltà’), alcuni si prostrarono a terra, altri sollevarono i bambini perché potessero vedere meglio; ma non c’era nulla di servile nei loro atteggiamenti.
L’imperatore, seduto su un cumulo di cuscini, rispondeva al saluto con gesti discreti, come si conviene a chi ha alle spalle una dinastia vecchia di tremila anni. Sorrise benevolmente al nostro operatore che si era buttato avanti per riprendere la scena.
ALLA LEGA DELLE NAZIONI
Hailé Selassié è il duecentocinquesimo Negus d’Etiopia; discende in linea diretta da Menelik I, che la leggenda vuole figlio di Salomone e della Regina di Saba. Gli competono i titoli di Eletto del Signore, Leone Trionfante della Tribù di Giuda, Re di Sionne, Re dei Re.
La sua figura è indissolubilmente legata alle vicende dell’Etiopia moderna. Divenne imperatore il 2 novembre 1930, ma la sua carriera pubblica era cominciata molti anni prima. A quattordici anni era stato nominato Vice-Governatore dell’Harrar, poi Re dello Scioa, infine, nel 1917, Reggente al Trono.
Fu lui, proprio durante il periodo della reggenza, a volere che il Paese entrasse a far parte della Lega delle Nazioni; e questo nel 1923, quando le grandi potenze consideravano ancora l’Africa come una terra di conquista. Questa fu una prova di intelligenza, ma anche di autentica sensibilità politica, che doveva essere confermata pochi anni dopo, in occasione del conflitto italo-etiopico.
Fu il primo monarca africano ad apparire di fronte ad un organismo internazionale per difendere la causa del suo Paese. La sua dichiarazione davanti alla Lega, il 30 giugno 1936, lo pone di diritto fra i grandi personaggi della nostra epoca. ‘Il problema sottoposto all’Assemblea – affermò in quell’occasione – è più vasto che la rimozione delle sanzioni. Si tratta della fiducia che ogni Stato deve riporre nei trattati internazionali, del valore che debbono avere le promesse fatte alle piccole nazioni, perché la loro integrità e la loro indipendenza siano rispettate e garantite. In breve: è in giuoco la moralità internazionale. A parte il Regno del Signore, non c’è su questa terra alcuna nazione che sia superiore ad un’altra’.
SAGGEZZA ED EQUILIBRIO
Mantenne questa sua fiducia anche negli anni dell’esilio in Inghilterra; e ne diede prova al rientro in Etiopia con una politica molto equilibrata nei confronti della comunità italiana rimasta nel Paese, ottenendo così che i nostri connazionali dessero un prezioso contributo alla ricostruzione e allo sviluppo dell’Etiopia.
Saggezza, equilibrio, moderazione: sono queste le qualità salienti di Hailé Selassié, quelle che gli hanno consentito di restare alla guida di un Paese dalle strutture ancora feudali e al tempo stesso di assumere una posizione di prestigio all’interno del Movimento di Unità Africana.
Le stesse qualità le manifesta nella sua vita privata. Abita al Palazzo del Giubileo, nel centro di Addis Abeba, circondato da un numero imprecisato di nipoti e pronipoti. La sera, al tramonto, scende con loro alle scuderie, per dare da mangiare ai cavalli (l’equitazione è sempre stata la sua grande passione). Ha 73 anni, ma conserva un passo e un’andatura molto giovanili.
E’ difficilissimo avvicinarlo, ma una volta superata la barriera dei cortigiani e dei funzionari, è di una cortesia estrema. Parla poco, a monosillabi, ma ascolta attentamente.
La sua Corte ha un cerimoniale fra i più rigidi del mondo (superiore persino a quello della Corte inglese), ma alle cerimonie pubbliche si presenta accompagnato da almeno uno dei suoi molti nipoti e dalla cagnetta Lulù. Quando gli abbiamo chiesto se ha fiducia negli uomini ci ha risposto che non bisogna disperare; e ha continuato a carezzare sorridendo uno dei suoi cavalli.
Questi sono alcuni aspetti di Hailé Selassié, il trentesimo personaggio che appare alla ribalta di Primo Piano.”
Da “Radiocorriere TV” 18-24 Aprile 1965, p.24, articolo di Carlo Tuzii