Brindisi, Ex Convento di Santa Chiara, Febbraio 2025
Una preziosissima testimonianza sul conflitto Italo-Etiopico e sui crimini fascisti la possiamo fatalmente ritrovare in un testo di chiara matrice fascista, scritto da un funzionario di governo coloniale, pieno zeppo di propaganda e razzismo contro la popolazione e le autorità dell’Etiopia, pubblicato in una collana diretta da Renzo de Felice, grande storico italiano di destra. Ma questo aspetto del testo rende la testimonianza ancora più attendibile ed evidentemente onesta ed oggettiva.
“Intermezzo Africano – Ricordi di un Residente di Governo in Etiopia (1937-1941)”, Lino Calabrò, Bonacci Editore, 1988, pag. 41-42:
“Qualche giorno dopo il mio rientro, le guardie della Residenza mi accompagnarono in ufficio uno strano personaggio che godeva fama di prevedere e predire il futuro. Lo ‘stregone’, un vecchio dalla candida e lunga barba, era accusato di aver dichiarato pubblicamente che, dopo cinque anni di dominazione italiana, il Negus sarebbe rientrato in Etiopia e avrebbe ripreso il suo rango.
Gli chiesi se tale accusa rispondesse a verità ed egli, calmo ed imperturbabile me lo confermò, aggiungendo che, quando prediceva il futuro, era soltanto uno strumento del suo ‘spirito guida’ e quindi non era responsabile delle predizione che faceva.
Rimasi colpito dalla serenità con la quale egli reagiva ad un’accusa passibile di una severa punizione e, lontano le mille miglia dal pensiero che quanto da lui detto potesse avverarsi, gli chiesi sorridendo se il suo ‘spirito guida’ in quel momento non gli suggerisse nulla sul suo conto. Egli mi rispose di no. Ed io gli feci notare che non poteva fare molto affidamento su questo ‘spirito’ perché esso avrebbe dovuto anche avvertirlo che le sue dichiarazioni gli sarebbero costate tre giorni di prigione.
Lo avrei volentieri lasciato andare se questo non avesse provocato il risentimento delle guardie che lo avevano arrestato. Risolsi perciò in modo scherzoso e dando scarsa importanza al fatto, una situazione che, data la mentalità superstiziosa dei nativi, avrebbe potuto avere sgradevoli ripercussioni. Non immaginavo che quella predizione si sarebbe esattamente avverata.”
Infatti, l’Imperatore Haile Selassie I rientrerà ad Addis Abeba il 5 Maggio 1941, cinque anni esatti dal 5 Maggio 1936, il giorno in cui i fascisti avevano occupato Addis Abeba. E questo corrispondeva ad una profezia, di cui si parla anche nei libri scritti dall’Imperatore, che era stata predicata in Etiopia durante l’occupazione, e dunque la testimonianza di Calabrò dimostra l’effettiva potenza dello spirito profetico e biblico presente in Etiopia. Oltre a questo, probabilmente, egli rivela anche lo spirito di Ponzio Pilato, prettamente romano, che al tempo di Cristo stava opprimendo la Terra Santa.
“IL NEGUS PARLA DELL’INVITO DI SARAGAT A VISITARE L’ITALIA
L’Imperatore d’Etiopia Haile Selassie ha dichiarato ieri a Istanbul nel corso di una conferenza stampa: ‘Il presidente Saragat mi ha invitato a visitare l’Italia, e io sto ora esaminando questo invito’.
‘Desideriamo relazioni pacifiche con tutti i Paesi’ – ha proseguito l’imperatore – ‘e l’Italia non potrebbe costituire un’eccezione’.
Haile Selassie ha fra l’altro tracciato una breve storia delle relazioni fra il suo Paese e l’Italia, dal 1896 ad oggi. In particolare ha detto che, rientrato in Etiopia nel 1941, si preoccupò subito della sorte degli Italiani rimasti nel Paese.
‘Ordinai’ – ha ricordato – ‘che gli italiani in Etiopia non dovessero essere perseguitati o maltrattati per vendetta. Il popolo etiopico rispettò il mio ordine e gli italiani poterono continuare a vivere nel Paese senza subire molestie. L’aggressione era stata decisa da un piccolo gruppo di dirigenti fascisti: non se ne può addossare le responsabilità all’intero popolo italiano’.”
TOSH: “La Cristianità, quando giunse in Occidente, fu convertita in un’adorazione satanica. Capito ? E in deplorabilità. La moralità spirituale è morta dentro i reami della Cristianità. E queste sono le cose che la Cristianità promuove. Tutto ciò che è mortale; le pistole, le armi nucleari – tutti i tizi che fanno queste cose vanno in chiesa. Capito? E sono Cristiani.”
INTERVISTATORE: “Chi è Papa Giovanni Paolo II?”
TOSH: “Papa Giovanni Paolo?”
INTERVISTATORE: “Chi è lui – chi simboleggia in questi tempi?”
TOSH: “Beh, Papa Giovanni Paolo, secondo lui, è il leader di tutte le denominazioni e tutte le organizzazioni della Cristianità, la quale Cristianità, come ho detto, è l’opposto della realtà della rettitudine. Ciò significa che sono affari del diavolo, paganesimo. Capito ? E loro lo sanno”.
Antico Ras Peter Tosh, Intervista con Roger Steffens, 1986
Poiché ci troviamo nel periodo quaresimale dell’Etiopia, che quest’anno coincide con il mese islamico del Ramadan che ad esso si ispira, è giusto e appropriato parlare del Digiuno secondo la tradizione Ortodossa Etiope, che anche i Rasta praticano.
Il Digiuno è chiamato in lingua antica Ge’ez “Tzom” ጾም, una parola molto simile a “Tzeme” ጸመ – che significa “essere sordi” o “muti” – a “Tz(e)mit” ጽሚት – che indica “il silenzio” o “il segreto” – e “Tzema” ጸምአ – che vuol dire “avere sete”. Il termine è chiaramente imparentato con l’Arabo “Sawm” ﺻﻮﻡ utilizzato dai musulmani.
Secondo la regola più rigorosa, nei giorni di digiuno ci si astiene completamente da acqua e cibo fino al tramonto (le 6 del pomeriggio), per poi consumare un solo pasto vegano (senza carne né pesce né derivati animali), ci si astiene dagli atti sessuali, dagli alcoolici e dal fumo. Molti fedeli tuttavia praticano una formula più morbida, spezzando il digiuno alle 3 del pomeriggio. Aldilà dell’astensione alimentare, ogni periodo di Tzom è concepito come un momento di continenza generale che implica anche il guardare, l’udire e il pronunciare soltanto cose spirituali e virtuose.
La funzione del digiuno è biblicamente triplice:
1) Quando il Signore fu tentato dal Diavolo nel deserto, durante la Sua Quaresima, egli rifiutò di trasformare una pietra in pane e mangiare, dicendo: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Matteo 4,4). Attraverso il digiuno riscopriamo e potenziamo la nostra essenza angelica e spirituale, e ci esercitiamo nel governo degli impulsi, delle passioni e dei desideri della carne, affinando la forza di volontà.
2) Quando gli apostoli gli chiesero riguardo agli esorcismi, il Signore insegnò che “questo genere di demoni non si scaccia se non con la preghiera e col digiuno” (Matteo 17,21). Il digiuno ha dunque un potere di purificazione dagli spiriti cattivi e dai peccati (è uno dei cinque strumenti di espiazione). Anche dal punto di vista fisico, è stato scientificamente accertato come il digiuno faccia riposare il metabolismo ed aiuti ad espellere tossine dal corpo.
3) E’ uno strumento per rafforzare la preghiera e un sacrificio vivente per dimostrare a Dio la propria sottomissione e il proprio amore: “Così abbiamo digiunato e implorato da Dio questo favore ed egli ci è venuto in aiuto.” (Esdra 8,23)
I periodi di digiuno sono precisamente scanditi dalla tradizione, e sono obbligatori per ogni fedele a partire dai 7 anni di età, seppur vi siano alcune categorie – come i malati, le donne incinte e chi è in viaggio – che sono naturalmente esentate. Abbiamo così 7 digiuni fondamentali durante l’anno:
1) Il “Digiuno della Salute” (ጾመ፡ድኅነት “Tzome Dehnet”), ovvero tutti i mercoledì e tutti i venerdì, eccetto nei cinquanta giorni successivi alla Pasqua, in cui il digiuno è vietato. Il mercoledì è il giorno in cui i nemici di Cristo si riunirono per deciderne l’uccisione, mentre il venerdì è il giorno in cui il Signore fu ucciso. La tradizione antica dei due giorni di digiuno settimanali è attestata biblicamente in Luca 18, 11-12, in cui il fariseo afferma: “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo”.
2) Il “Grande Digiuno” (ዐቢይ፡ጾም “Abiy Tzom), ovvero la Quaresima, che inizia 8 settimane – 55 giorni – prima della Pasqua, e ricorda il digiuno che il Signore praticò nel deserto di Qorontos, vicino Gerico, subito dopo il Suo battesimo e prima di cominciare a predicare pubblicamente. La sua data è mobile.
3) Il “Digiuno di Ninive” (ጾመ፡ነነዌ “Tzome Nenewie), che commemora la predicazione del profeta Giona presso la città di Ninive e il digiuno proclamato dai suoi abitanti per salvarsi dalla distruzione: “Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo” (Giona 3,4-5). Si tratta di un digiuno di 3 giorni, il Lunedì, il Martedì e il Mercoledì della terza settimana che precede l’inizio della Quaresima, e la sua data è dunque mobile.
4) Il “Digiuno della Vigilia” (ጾመ፡ገሃድ “Tzome Gehad”) è quello che viene praticato nel giorno che precede il Natale (Lidet, 7 Gennaio), e l’Epifania (Timqet, 19 Gennaio)
5) Il “Digiuno degli Apostoli” (ጾመ፡ሐዋርያት “Tzome Hawaryat”) commemora il digiuno praticato dagli Apostoli subito dopo aver ricevuto lo Spirito Santo a Pentecoste, e prima di iniziare la loro predicazione. Di questo periodo di astensione successivo alla Sua ascensione, parlò il Cristo nel Vangelo, quando gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: “«Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.” (Matteo 9, 14-15). Comincia il Lunedì dopo la Domenica di Pentecoste (Peraqlittos) e termina il 12 Luglio con la festa di Pietro e Paolo. Essendo la Pentecoste una data mobile, il digiuno ha durata variabile, da un minimo di 14 giorni ad un massimo di 44.
6) Il “Digiuno dei Profeti” (ጾመ፡ነብያት “Tzome Nebyat”), commemora il digiuno praticato dai profeti antichi mentre annunciavano la venuta del Signore e pregavano per essa. Comincia il 24 Novembre e finisce con la vigilia di Natale, il 6 Gennaio, durando così 43 giorni.
7) Il “Digiuno dell’Assunzione” (ጾመ፡ፍልሰታ “Tzome Felseta”), commemora il digiuno praticato dagli Apostoli prima della sepoltura, resurrezione ed assunzione in Cielo della Vergine Maryam, 50 anni dopo la nascita di Cristo. Dura 15 giorni, dal 7 al 22 Agosto.
Di Sabato, Domenica, nei giorni di festa e nei 50 giorni successivi alla Pasqua è vietato digiunare. E’ questa la ragione per cui il Cristo ordinò ai suoi discepoli di andare a raccogliere il grano nei campi di Sabato (Marco 2, 23-28), al fine di non profanare la festa.
Il Signore ci ordina di non fare uno spettacolo delle pratiche penitenziali e del digiuno, e di mantenere il massimo riservo a riguardo: “E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.” (Matteo 6, 16-18)
SAPEVI CHE sulla copertina di “Exodus”, l’album di Bob Marley del 1977, ogni lettera che compone graficamente il titolo è una regolare lettera dell’alfabeto Etiope Ge’ez (seppur ruotata), e non un semplice adattamento estetico dei caratteri ?
La prima “E” è una Hiet ሕ sdraiata su un lato. La “X” è intelligentemente prodotta con una Taw ት capovolta e lievemente inclinata. La “O” è un Ayn ዑ. La “D” è ricreata con una Fie ፍ capovolta. “U” è una Hiè ህ, e “S” è una Yod al quarto ordine di vocalizzazione, ያ.
In questo modo, Berhane Selassie (il nome di battesimo etiope di Bob Marley) insegnava l’importanza del rimpatrio linguistico verso l’Etiopia.
“Dovete studiare sia le discipline spirituali che quelle materiali. Questo vi darà beneficio in due modi: le lezioni spirituali vi condurranno al timore di Dio Onnipotente, ad amare il vostro paese ed il vostro Imperatore; le altre vi addestreranno ad aiutare il vostro paese e voi stessi”.
— Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I —