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Haile Selassie I - Testimonianze

LA STAMPA – 8 Settembre 1966

“La Stampa”, 8 Settembre 1966
Articolo di Ferdinando Vegas

“HAILE SELASSIE – LA VISITA IN ITALIA

La visita in Italia dell’imperatore Haile Selassie di Etiopia sarà un avvenimento molto diverso dalle solite visite ufficiali, così frequenti oggi fra i capi di Stato. E’ infatti un caso più unico che raro che un sovrano, dopo essere stato aggredito e privato del regno da un Paese, vi giunga da amico, senza albergare nel proprio animo il più lontano sentimento di rancore.

L’atteggiamento di Haile Selassie verso i suoi antichi nemici si fonda su un elemento razionale: la distinzione che egli ha sempre fatto, e pubblicamente dichiarato, tra il fascismo e il popolo italiano. L’intero popolo, secondo l’Imperatore, non può essere tenuto responsabile di un’impresa voluta da Mussolini e dai dirigenti fascisti; anche se molti italiani – bisogna riconoscerlo per debito di oggettività storica – si lasciarono allora ubriacare da un’abile propaganda.

Quando i grandi imperi coloniali sembravano ancora solidi e fiorenti, non era certo facile per un italiano (che il regime fascista aveva isolato dal contatto con la realtà internazionale) comprendere quanto fosse anacronistica l’avventura imperiale del duce. Trent’anni fa, invero, gli imperi coloniali già scricchiolavano, dall’India all’Egitto al Medio Oriente; uno statista preveggente si sarebbe reso conto che l’era del colonialismo volgeva inesorabilmente alla fine. Così l’impresa d’Etiopia poteva agevolmente riuscire, come riuscì, sul piano immediato, della conquista militare, ma al prezzo di rompere il precario equilibrio internazionale e dare inizio alla serie di aggressioni che sarebbe sfociata nella seconda guerra mondiale.

Il fragile, neonato impero italiano fu travolto nel corso stesso della guerra. Haile Selassie rientrò ad Addis Abeba nel maggio del 1941, esattamente cinque anni dopo che l’aveva occupata il Maresciallo Badoglio. Ed alla folla acclamante l’Imperatore raccomandò subito: ‘Non ripagate il male con il male. Non vi macchiate di atti di crudeltà…’. Qualche settimana prima, nel proclama emanato mentre era in marcia verso la capitale, Haile Selassie così si era espresso: ‘Io vi raccomando di accogliere in modo conveniente e di prendere in custodia tutti gli italiani che si arrenderanno con o senza armi. Mostrate loro che siete dei soldati che possiedono il senso dell’onore e un cuore umano’.

L’azione di Haile Selassie protesse dunque gli italiani d’Etiopia da ogni atto di ritorsione, nel delicato momento del trapasso dei poteri. In seguito, l’Imperatore ha sempre dimostrato una particolare predilezione per i nostri concittadini rimasti nel suo Paese, tanto che la comunità italiana è la più fiorente tra quelle straniere, con un’ottima posizione materiale e morale. Compiuta dunque felicemente la riconciliazione tra Italia ed Etiopia, la visita di Haile Selassie, oltre e più che porre il sigillo sul passato, dovrebbe dischiudere migliori possibilità di collaborazione per il futuro.

L’Etiopia infatti, come tutti i Paesi in via di sviluppo, ha grande bisogno dell’aiuto dei Paesi progrediti. La struttura arcaica dell’impero, sostanzialmente ancora a regime feudale, non si presta ad un salto brusco nel mondo moderno, a meno che non si voglia tentare la scorciatoia rivoluzionaria, con tutti i rischi che essa comporta. La direttiva fondamentale di Haile Selassie è appunto di guidare gradualmente il Paese verso la necessaria evoluzione, con un metodo che è indubbiamente paternalistico, ma tiene conto dell’effettiva realtà dell’Etiopia: il 95 per cento di analfabeti, fuori dalla capitale, i due terzi della terra in mano ai grandi feudatari e al clero copto.

La scelta della via riformistica, anche se perseguita dall’Imperatore con grande serietà e tenacia, non poteva non suscitare il malcontento degli elementi più impazienti, esploso nella sanguinosa rivolta del dicembre 1960. Ancora una volta Haile Selassie, che si trovava in visita al Brasile, dava prova di coraggio, riprendendo in mano la situazione, senza operare vendette e senza abbandonare il corso riformistico. D’altra parte sul piano internazionale, l’Imperatore ha inserito l’Etiopia nel vivo del movimento progressista e unitario africano; mentre mantiene cordiali rapporti, sottolineati dalle sue visite, col mondo occidentale e con quello orientale.

Roma, a parte Pechino, è l’ultima delle grandi capitali che Haile Selassie non ha ancora visitato come sovrano. Ora la lacuna sta per essere colmata e finalmente l’Imperatore esaudirà il desiderio, tante volte espresso ad ospiti italiani, di cementare la rinnovata amicizia appunto con un viaggio nel nostro Paese. Possa sentire, dal benvenuto che gli porgiamo, e dalle calorose accoglienze che lo accompagneranno, quanto è sinceramente ricambiata da noi l’amicizia.”

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