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Chiesa Ortodossa Etiope

La Bibbia Etiope è la Più Antica e Completa

L’Etiopia custodisce la tradizione biblica più antica e completa del mondo.

Il Libro di Enoch, che è cronologicamente il primo testo rivelato dato all’uomo e, secondo la tradizione, il primo testo scritto della storia in assoluto, è custodito nella sua interezza soltanto in lingua etiopica. Sebbene sia citato molte volte nei Vangeli e in altri luoghi della Scrittura, e sia esplicitamente riconosciuto nella Lettera di Giuda (1,14) come un testo ispirato ampiamente utilizzato e studiato dagli Apostoli, esso è presente soltanto nel canone Etiope, che dunque è l’unico completo.

Inoltre, la versione Ge’ez della Bibbia è unica per ricchezza e forma, e non dipende da nessuna delle fonti bibliche utilizzate per le traduzioni occidentali, e precede il testo ebraico masoretico, spurio e tardo, di almeno un millennio.

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Arte Visiva Chiesa Ortodossa Etiope

Hewan e Maryam: i Due Volti della Donna

Polarità della Donna.

La Madre di Dio fonte di Redenzione (Maryam), e la Madre degli Uomini fonte di dannazione (Hewan)

Una fu generata da Adamo senza una madre (Hewan). L’Altra generò il Nuovo Adamo (Cristo) senza un padre.

Una introduce nel ventre la maledizione del Frutto Proibito (Hewan), l’Altra fa uscire dal Suo ventre il Frutto della Salvezza (Cristo).

Così come le polarità elettriche sono unificate da un circuito, così il serpente le lega insieme, afferrando il calcagno di Hewan (la maledizione) e venendo schiacciato al capo da Maryam (la redenzione).

Colei a cui il Signore moltiplicò i dolori e i travagli (Hewan), e Colei a cui il Signore levò ogni dolore di parto e ciclo (Maryam).

La denudata col capo scoperto (Hewan) e la rivestita di gloria e decoro (Maryam).

“Eva” è l’inverso di “Ave”

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L’Epifania Etiopica – Il Timqet ጥምቀት

Melkam Timqet LeKwelkemu
Oggi 11simo giorno del mese etiope di Ter ጥር, 19 Gennaio per il calendario occidentale, la tradizione Etiope celebra la sua Epifania cristiana, che tuttavia non ha nulla a che vedere con l’interpretazione latina della festività, teologicamente scorretta e commercializzata nella “Befana” come sua storpiatura pagana.
Non celebriamo infatti la visita dei Re Magi, che avvenne invece in occasione del compleanno del Signore, due anni dopo la Sua nascita, e che si celebra dunque lo stesso giorno del Natale Ortodosso (7 Gennaio).
Epifania significa “manifestazione” in greco, ed è tradotta in Ge’ez con il termine “Asteryo” አስተርዮ, che rivela anche l’inconfondibile costruzione semitica della parola “Astro”, da cui l’inglese “Star”, ovvero letteralmente ciò che si mostra, appare e si fa vedere. Si tratta della manifestazione pubblica dell’autorità messianica di Cristo, avvenuta con il suo battesimo per mano di Giovanni Battista nel fiume Giordano, che segna anche l’inizio del Ministero pubblico di Cristo come Sommo Sacerdote del Padre. La festività è perciò anche chiamata “Timqet“ጥምቀት, Battesimo.
Il Signore fu battezzato all’età di trent’anni e cominciò da allora a predicare, istruire discepoli e apostoli e amministrare i sacramenti, per 3 anni fino alla sua crocifissione. Adamo infatti fu creato in principio nella forma di un trentenne, nell’età dunque della piena maturità biologica, a cui il Cristo si ricollega per presentarsi come Nuovo Adamo e Nuovo Padre dell’Umanità, e qualificare la sua opera come una Nuova Creazione di purificazione e rinnovamento cosmici.
“In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia».” (Matteo 3, 13-15)
Il Cristo si fa battezzare alla maniera degli uomini peccatori, da un uomo peccatore. Si manifesta così il mistero della Perfetta Umanità del Signore, per cui egli deve compiere ogni giustizia divina e umana, Perfetto Dio e Perfetto Uomo insieme. Da Perfetto Uomo, egli è una creatura come noi sottoposta alla Legge di Dio, ed in quanto tale deve compiere tutte le cose dell’uomo in maniera esemplare.
“Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».” (Matteo 3, 16-17)
Qui si rivela invece il mistero della Sua Divinità e della Sua Natura Trinitaria: Il Padre si compiace nel Figlio, e lo corona per mezzo dello Spirito Santo sotto forma di colomba, che discende e adombra il capo di Cristo.
Il Signore ricevette così il Battesimo attraverso l’immersione completa nel fiume, e la Chiesa Etiopica battezza ancora soltanto per completa aspersione d’acqua sul corpo, a differenza della Chiesa Cattolica, che bagna soltanto un punto della fronte del battezzando, amministrando così un sacramento inefficace e contrario ad ogni logica dottrinale.
Il Battesimo come pratica sacramentale è allegoricamente prefigurata dalle abluzioni d’acqua prescritte da Mosè per la purificazione di corpi ed oggetti:
“Chiunque toccherà cosa, che sia stata sotto quel tale, sarà immondo fino alla sera. Chi porterà tali oggetti dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell’acqua e sarà immondo fino alla sera.” (Levitico 15,10)
Per mezzo del Profeta Ezechiele (36,25s), il Signore aveva promesso a questo proposito:
“Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.”
Il Battesimo del Signore fu anche profetizzato da Davide nel Salmo 76/77:
Ti hanno visto le acque o Signore ::
Ti hanno visto le acque e hanno temuto ::
Fremettero gli abissi delle acque; e risuonarono le loro acque ::
E ancora, nel Salmo 113/114:
Al tempo in cui Israele usciva dall’Egitto ::
E la casa di Giacobbe dal popolo dell’avversario ::
E Giuda divenne il Suo santuario ::
E anche Israele la Sua giurisdizione ::
Anche il mare vide e fuggì ::
E anche il Giordano tornò indietro ::
I monti balzarono come arieti ::
E anche le colline come agnelli ::
Cosa c’è mare che sei fuggito ? ::
E anche tu Giordano che sei tornato indietro ? ::
Monti che balzaste come arieti ? ::
E anche voi colline come agnelli ? ::
Da dinanzi al volto di Egziabhier fu scossa la terra ::
Da dinanzi al volto del Dio di Giacobbe ::
Che ha reso la roccia sorgenti d’acque ::
E la selce cisterne d’acque ::
Subito dopo il battesimo, il Signore ricevette l’unzione dello Spirito Santo, quella che viene chiamata qui “Cresima” o “Crisma” (in Etiopico “Mieron” ሜሮን) e che veniva biblicamente amministrata con olio d’oliva per eleggere i Re o i Sommi Sacerdoti in Israele. Attraverso di ciò viene comunicato all’Unto il carisma dello Spirito Santo in sette forme, che permette al fedele di conservare la grazia acquisita con il battesimo, proprio come l’olio cosparso sul corpo dopo il bagno permette di conservarne pulizia e salubrità. Era infatti scritto:
Uscirà uno scettro dalla radice di Iesse, e farà salire il frutto dal suo tronco. E farà riposare sopra di lui lo Spirito di Egziabhier, spirito di sapienza e conoscenza, spirito di potenza e consiglio, spirito di comprensione e giustizia. Lo riempirà lo spirito del timore di Egziabhier” (Isaia 11, 1-3)
La Chiesa Etiopica amministra questo sacramento subito dopo il battesimo in un unico rito inscindibile, secondo il modello cristologico, e il costume romano si mostra profondamente corrotto e insensato anche in questo, rimandando la cresima ad un altro rito che viene celebrato molto tempo dopo, e separando così ciò che Dio ha unito.
Ecco dunque che ritornano alla mente i primi due versi della Genesi e della Bibbia stessa:
“In principio Dio fece i cieli e la terra. Però la terra era nuda e non era definita, le tenebre stavano al di sopra dell’abisso, e lo spirito di Egziabhier adombrava sulle acque.” (Genesi 1,1-2)
E ancora, dopo il diluvio d’acqua al tempo di Noè:
“E la colomba tornò da lui verso sera; ed ecco, aveva nel becco una foglia fresca d’ulivo. Così Noè capì che le acque erano diminuite sopra la terra.” (Genesi 8,11)
Ecco dunque la stessa fisionomia simbolica della creazione con Adamo, e del rinnovamento della creazione con Noè, ad indicare che il Cristo cominciò da allora a fare nuove tutte le cose per una nuova vita.
Secondo la tradizione, la colomba corrisponde all’agnello tra i volatili, entrambi simbolo di purezza e innocenza, e all’ulivo tra le piante vegetali, che fiorisce di bianco come il manto della pecora. Si tratta della simbologia della tribù di Levi, l’Agnello, a cui l’Antica Alleanza riserva il potere sacerdotale, e a cui il Cristo appartiene attraverso la madre della vergine Maryam, Hanna, della tribù di Levi e imparentata con Elisabetta, madre di Giovanni Battista, sacerdote della tribù di Levi e officiante di questo Rito Divino. Il Signore viene così eletto Sommo Sacerdote del Padre secondo la Legge di Mosè, pienamente autorizzato ad amministrare il sacrificio di Sé Stesso, l’Agnello che avrebbe levato e lavato i peccati del mondo.
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La Tradizione Etiope riguardo alla Chiesa di Roma

“All’inizio invero Roma credette rettamente alla predicazione degli apostoli, sino a Costantino e alla regina Elena, che scoprì il legno della croce, e rimasero nella retta fede centotrenta anni.
E in seguito insorse Satana, in nemico degli uomini dall’antichità, e sedusse gli uomini del paese di Roma; e corruppero la fede di Cristo e introdussero l’eresia sulla chiesa del Signore…
Essi, che non sanno da dove vengono e non sanno dove vanno…”
Kebre Negest, Cap. 93
“Vi rivelerò del re di Roma, quando disobbedirà e irriterà il Signore nella fede. Questa fede che abbiamo istituito, è la fede che un futuro re trasgredirà in Roma, e un capo dei vescovi (il papa) si unirà a lui.
E cambieranno e falsificheranno l’esposizione dei dodici apostoli e la trasformeranno nel desiderio del loro cuore, e insegneranno secondo il loro volere e volgeranno la scrittura alla loro maniera, come disse l’apostolo: ‘Per questo essi stessi si sono comportati come Sodoma e Gomorra’. E nostro Signore nel vangelo disse ai suoi discepoli: ‘Guardatevi da quelli che vengono a voi con vesti di pecore, mentre dentro sono lupi e rapaci’.
Nessuno di quelli che avranno cambiato la nostra fede siederà sul trono di Pietro. Poiché, se vi siederanno dei loro capi dei vescovi (papi) dalla fede ammalata, le loro viscere saranno denudate, poiché all’angelo del Signore è stato ordinato di custodire il trono di Pietro in Roma.”
Kebre Negest, Capitolo 113
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Qeddasie – La Liturgia Etiope

La liturgia della Chiesa viene chiamata in lingua etiope “Qeddasie”, che significa letteralmente “Santificazione”.
Si sta scalzi, secondo quanto fu comandato a Mosè: “Togli i tuoi calzari, poiché il suolo su cui camminerai è santo” (Esodo 3,5).
Tutti portano un velo bianco, ad immagine del velo sacerdotale dell’agnello, per ricordare l’uguaglianza degli uomini dinanzi a Dio e coprire tutte le differenze mondane. “Dopo queste cose guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, vestiti di bianche vesti”. (Apocalisse 7,9)
Gli uomini sono alla sinistra, le donne alla destra, secondo quanto comandato dal Salmo 44/45: “Ecco la regina alla tua destra”.
Le donne, secondo quanto raccomandato da San Paolo (I Corinzi 11), coprono completamente il capo, affinché nessuno sia distratto dalla meditazione spirituale.
Ci si prostra e inchina continuamente, proprio come nel Tempio di Gerusalemme della narrazione biblica, secondo fisionomie comuni a tutte le spiritualità orientali, tra cui l’Islam e i culti Indiani.
La Chiesa Etiopica (BieteKrestiyan) è formata come il Tempio di Gerusalemme descritto nella Bibbia: c’è una parte più esteriore, a cui tutti posso accedere, che è detta Qene Mahalet; una più interna, detta Qeddest (Santo), dove viene amministrata l’eucarestia ai fedeli; e una interna e segreta, detta Meqdes (Santo dei Santi), coperta da una tenda, a cui può accedere soltanto il clero, dove si trova una replica dell’Arca dell’Alleanza (il Tabot) e dove viene realizzata la transustanziazione del pasto eucaristico.
La liturgia è interamente cantata secondo le scale misteriose della più antica tradizione musicale biblica, in stile arabo-semitico e con imperscrutabili ritmiche ametriche.
La recitazione liturgica segue 14 modelli differenti, detti “Anafore”, che variano a seconda della data e delle celebrazioni. Queste 14 Anafore furono scritte dagli Apostoli e dai Padri della Chiesa, e fanno della tradizione liturgica etiopica la più ricca ed elaborata di tutto il mondo cristiano. 
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Il Libro di Enok – Primo Libro della Bibbia e della Storia

Il Libro di Enok è il primo libro biblico dato da Dio all’uomo nella storia, prima del diluvio universale. E’ scritto che Noè portò con sé questo libro nell’Arca.
E la tradizione etiopica ci dice anche che questo è il primo libro della storia in assoluto, poiché Enok, scriba di Dio che scrive sul Libro della Vita, fu il primo a conoscere i misteri della Scrittura, e il Signore lo portò nei cieli per contemplare la forma delle lettere: prima di allora, infatti, esse venivano soltanto pronunciate, e la tradizione profetica si tramandava soltanto oralmente.
In questa veste, Enok è conosciuto presso gli Egiziani come Toth (L’Ibis che ha il becco come una penna) o Ermete Trismegisto presso i Greci, da cui poi uscirà il nome Idrissa (tris), con cui è descritto nel Corano. Egli era Etiope, 7° discendente di Adamo l’Etiope, così come tutti i padri primordiali sino a Noè.
Sebbene gli Occidentali abbiano completamente rimosso questo testo dal loro canone biblico, ancora lo troviamo citato esplicitamente nella lettera di Giuda: “Profetò anche per loro Enok, settimo dopo Adamo, dicendo: ‘Ecco, il Signore è venuto con migliaia e migliaia dei suoi angeli per sottoporre tutti a giudizio, e per dimostrare la colpa di tutti riguardo a tutte le opere malvagie che hanno commesso e a tutti gli insulti che, da empi peccatori, hanno lanciato contro di lui’.” (Giuda 1, 14-15). Se dunque gli apostoli leggevano questo testo con autorità profetica, com’è possibile che sia scomparso dalla Bibbia delle Chiese Apostoliche ?
In verità, questo testo fondamentale (cronologicamente il primo della Bibbia) è custodito dalla sola Chiesa Etiope, e lo conosciamo integralmente soltanto in lingua Etiope. Per questa ragione, la Bibbia Etiope si rivela l’unica Bibbia completa del mondo, oltre che la più antica.
Il testo, citato abbondantemente nell’escatologia neotestamentaria, è fondamentale per comprendere la teologia messianica regale e l’idea di un regno di libertà (millenarismo) governato personalmente da Cristo sulla terra.
Molti padri apostolici e molti esponenti delle comunità cristiane dei primi secoli parlano del Libro di Enok e testimoniano a favore della sua canonicità. Fu perciò rimosso e occultato successivamente, poiché considerato pericoloso per il sistema politico filo-imperiale della chiesa romanizzata, e per la sua falsificazione spiritualistica ed eurocentrica della fede.
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La Beghenà – Lo Strumento Musicale di Re Davide

L’Etiopia custodisce nella purezza tutta la cultura biblica giudeo-cristiana, e dunque anche la sua originale tradizione musicale e gli strumenti antichi utilizzati dai padri e dai profeti, menzionati nelle Sante Scritture.

La Beghenà በገና è l’arpa con cui Re Davide cantava i suoi salmi, detta in occidente “Salterio”, e in etiopico antico “Mezmur” መዝሙር, una parola che indica allo stesso tempo lo strumento e il relativo componimento artistico. E’ un arpa a 10 corde, secondo quanto testimoniato dallo stesso Davide nel Salmo 31/32, 2 :

“Con il salterio di dieci corde cantate a Lui”

Soltanto l’Etiopia possiede quest’arpa a 10 corde, e la usa ancora per la musica religiosa. Gli ebrei europei, che spesso consideriamo come un punto di riferimento per la ricostruzione dell’antica cultura ebraica, non possiedono tradizionalmente alcun’arpa a 10 corde, dimostrando di aver smarrito una parte fondamentale della loro eredità attraverso la schiavitù e deportazione romana.

L’Etiopia, invece, dimostra ancora una volta di essere il vero Israele biblico, il luogo in cui i Giudei sono da millenni sovrani e liberi da ogni contaminazione o interferenza esterna, e custodi dell’Alleanza di Dio.

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Chiesa Ortodossa Etiope Meditazioni

Non abbiamo Dogmi ma Misteri

Quando usiamo la parola latina “dogma”, intendiamo un concetto assolutamente inarrivabile alla comprensione umana, che deve essere passivamente accettato per fede. E’ una parola latina che riflette la stretta mentalità della Chiesa Romana che l’ha elaborata. Tuttavia, dovremmo ricordarci che la cultura biblica non è in origine romana, ma semitica e afro-orientale, e che certe etimologie pagane ci distolgono dall’intendimento originale della spiritualità giudeo-cristiana, mescolandolo con quello dei suoi oppressori.
In Etiopia, dove tutti questi caratteri storici ed etnici si preservano inalterati sino ad oggi, la formula di fede non è fatta di “dogmi”, ma di MISTERI (M(e)stir ምሥጢር / M(e)stirat ምሥጢራት). I 5 concetti fondamentali della teologia Etiopica, i cosiddetti 5 Pilastri (Hamistu Aemad), sono anche chiamati “Misteri della Divinità” (Mestirate Melekot), e questa parola non implica che il fedele non possa coglierli, ma che, proprio come tutti i grandi misteri della realtà, si rivelino e non si calcolino, e siano ricevuti dall’intelletto per mezzo dello spirito, l’unico che può intuirne l’assoluta verità. Nella vita spirituale autentica dell’Etiopia, essi si manifestano in perfetta chiarezza e consistenza, e portano con sé un’estesa ricchezza sapienziale.
Anche nella scienza logica della matematica bisogna stabilire in principio degli assiomi fondamentali, che seppur non dimostrabili, sono intuitivamente certi ed essenziali per qualunque operazione e calcolo. La loro epistemologia, come direbbero i grandi filosofi, e comparabile a quella dei Misteri religiosi, e similmente quest’ultimi sono fondamentali e primari per la conoscenza generale di una persona equilibrata e ragionevole.
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Chiesa Ortodossa Etiope

Quaresima Etiope – tutte le varie fasi e ragioni teologiche

Franco Battiato una volta celebrò la Pasqua Etiope in una delle sue canzoni, e certamente si tratta di un argomento che merita di essere conosciuto ed approfondito, dacché è in grado di restituirci il senso spirituale originale di quello che qui è ormai smarrito in una consuetudine incosciente e morente.
In Etiopia, il tempo pasquale è introdotto dall’A’by Tzom (ዐብይ ጾም) ovvero il “grande digiuno” che precede la commemorazione della Passione e Resurrezione del Signore. Esso è uno dei 7 periodi di digiuno fondamentali comandati dalla tradizione: con i suoi 56 giorni di astinenza, si presenta come il più lungo digiuno nella storia di ogni religione, persino più lungo del Ramadan e delle altre Quaresime cristiane.
L’Aby Tzom è scandito in 8 settimane, a loro volta suddivise in 3 fasi distinte:
1) Nella prima settimana c’è il periodo preparatorio dello Tzome Herqal, ovvero la commemorazione dell’Imperatore cristiano Eraclio di Bisanzio, vincitore contro i Persiani che avevano trafugato la Croce di Cristo in Gerusalemme.
2) 6 settimane di Tzome Arba, ovvero la Quaresima, il periodo di 40 giorni che il Cristo compì nel deserto di Qorontos, vicino Gerico, ad immagine dei 40 giorni di digiuno compiuti da Mosè sul Sinai, per ricevere la Legge.
3) la Settimana dei Dolori (Semune Hemamat), ovvero quella in cui il Signore patì e morì.
Il digiuno etiopico impone astinenza completa da acqua e cibo dalla mezzanotte fino alle 15:00, o anche fino al tramonto in forma più rigorosa. E’ concesso un solo pasto, ma carne pesce e derivati animali sono vietati, così come i dolciumi più raffinati. Idealmente, colui che digiuna dovrebbe rinunciare anche alla sessualità, al fumo e alla musica (è concesso soltanto l’ascolto della beghenà e di canti spirituali dal tono doloroso).
Il Digiuno non è soltanto della lingua (non mangiare e non parlare carnalmente), ma anche dell’occhio (non guardare o immaginare cose carnali) e dell’orecchio (non ascoltare cose carnali).
Le 7 settimane della Quaresima Etiope sono caratterizzate da 7 differenti meditazioni spirituali, la loro domenica di inizio ha un nome specifico e sono legate ad aspetti ed eventi della vita del Signore.
1. Zewerede – ዘወረደ (7 Marzo): “Colui che scese”. E’ la fase preparatoria, e si medita sull’umile discesa di Dio sulla terra, sul Suo abbassamento al livello umano per la nostra salvezza, attraverso la Sua Incarnazione nel Ventre di Maryam.
2. Qeddest – ቅድስት (14 Marzo): “Santa”. Si medita sulla santità della vita e sulla dedizione ai valori spirituali, che il Signore insegnò nel Suo discorso della Montagna (Matteo 5) dopo essere entrato nel deserto ed essere stato tentato lì dal diavolo (Matteo 4). Egli ha praticato il digiuno come strumento di santificazione, dacché Adamo ed Eva caddero proprio per un cibo, e tramite il digiuno noi possiamo esercitare il controllo delle passioni carnali e riscattarci.
3. Mekwerab – ምኵራብ (21 Marzo): “Sinagoga”. Si ricorda quando, dopo il Suo miracolo alle nozze di Cana, il Signore andò nel Tempio di Gerusalemme e rimproverò violentemente i Giudei, secondo quanto narrato in Giovanni 2. Si medita sulla necessità di custodire pulito e ordinato il nostro Tempio corporale e mentale, discernere spirito e materia senza mescolarle indebitamente, e stabilire un equilibrio morale.
4. Medzagwe – መፃጕዕ (28 Marzo): “Paralitico”. Si ricorda quando il Signore guarì il Paralitico, che fu poi in grado di sollevare il suo lettino e andare via agilmente con esso, secondo quanto narrato in Giovanni 5. Si medita sulla radice spirituale di ogni malattia fisica, e la possibilità di guarire effettivamente attraverso la preghiera e l’esercizio della fede.
5. Debre Zeyt – ደብረ ዘይት (4 Aprile): “Monte degli Ulivi”. E’ uno dei titoli con cui viene definita la Seconda Venuta di Cristo, dacché Egli insegnò riguardo ad essa in quell’area di Gerusalemme, secondo la narrazione di Matteo 24. Il Cristo deve tornare una seconda volta nella Potenza della Resurrezione, sconfiggere l’Anticristo e regnare corporalmente sul mondo per 1000 anni: alla fine di questo periodo, proclamerà la resurrezione universale e giudicherà definitivamente l’umanità.
6. Gebr Hier – ገብር ኄር (11 Aprile): “Servo Buono”. Si riferisce alla parabola narrata dal Signore in Matteo 25, in cui il buon servo, che ha amministrato saggiamente i talenti donatigli dal Padrone, li fa fruttare e restituisce con l’interesse, ricevendo la Sua lode. La parsimoniosa e produttiva amministrazione del nostro “capitale” spirituale e materiale è al centro di questa meditazione.
7. Niqodimos – ኒቆዲሞስ (18 Aprile): “Nicodemo”. Si fa riferimento a quando Nicodemo, uno dei capi dei farisei, andò di notte, di nascosto, ad interrogare il Cristo riguardo ai misteri spirituali, secondo quanto narrato in Giovanni 3. Il Cristo rimprovererà la carnalità del suo pensiero e lo istruirà riguardo alla necessità della rinascita battesimale per ottenere la salvezza. Battesimo che è la partecipazione spirituale alla morte e resurrezione del Cristo che si andrà a celebrare nella settimana successiva e finale.
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