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Chiesa Ortodossa Etiope

Il Digiuno (“Tzom” ጾም)

Poiché ci troviamo nel periodo quaresimale dell’Etiopia, che quest’anno coincide con il mese islamico del Ramadan che ad esso si ispira, è giusto e appropriato parlare del Digiuno secondo la tradizione Ortodossa Etiope, che anche i Rasta praticano.

Il Digiuno è chiamato in lingua antica Ge’ez “Tzom” ጾም, una parola molto simile a “Tzeme” ጸመ – che significa “essere sordi” o “muti” – a “Tz(e)mit” ጽሚት – che indica “il silenzio” o “il segreto” – e “Tzema” ጸምአ – che vuol dire “avere sete”. Il termine è chiaramente imparentato con l’Arabo “Sawm” ﺻﻮﻡ utilizzato dai musulmani.

Secondo la regola più rigorosa, nei giorni di digiuno ci si astiene completamente da acqua e cibo fino al tramonto (le 6 del pomeriggio), per poi consumare un solo pasto vegano (senza carne né pesce né derivati animali), ci si astiene dagli atti sessuali, dagli alcoolici e dal fumo. Molti fedeli tuttavia praticano una formula più morbida, spezzando il digiuno alle 3 del pomeriggio. Aldilà dell’astensione alimentare, ogni periodo di Tzom è concepito come un momento di continenza generale che implica anche il guardare, l’udire e il pronunciare soltanto cose spirituali e virtuose.

La funzione del digiuno è biblicamente triplice:

1) Quando il Signore fu tentato dal Diavolo nel deserto, durante la Sua Quaresima, egli rifiutò di trasformare una pietra in pane e mangiare, dicendo: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Matteo 4,4). Attraverso il digiuno riscopriamo e potenziamo la nostra essenza angelica e spirituale, e ci esercitiamo nel governo degli impulsi, delle passioni e dei desideri della carne, affinando la forza di volontà.

2) Quando gli apostoli gli chiesero riguardo agli esorcismi, il Signore insegnò che “questo genere di demoni non si scaccia se non con la preghiera e col digiuno” (Matteo 17,21). Il digiuno ha dunque un potere di purificazione dagli spiriti cattivi e dai peccati (è uno dei cinque strumenti di espiazione). Anche dal punto di vista fisico, è stato scientificamente accertato come il digiuno faccia riposare il metabolismo ed aiuti ad espellere tossine dal corpo.

3) E’ uno strumento per rafforzare la preghiera e un sacrificio vivente per dimostrare a Dio la propria sottomissione e il proprio amore: “Così abbiamo digiunato e implorato da Dio questo favore ed egli ci è venuto in aiuto.” (Esdra 8,23)

I periodi di digiuno sono precisamente scanditi dalla tradizione, e sono obbligatori per ogni fedele a partire dai 7 anni di età, seppur vi siano alcune categorie – come i malati, le donne incinte e chi è in viaggio – che sono naturalmente esentate. Abbiamo così 7 digiuni fondamentali durante l’anno:

1) Il “Digiuno della Salute” (ጾመ፡ድኅነት “Tzome Dehnet”), ovvero tutti i mercoledì e tutti i venerdì, eccetto nei cinquanta giorni successivi alla Pasqua, in cui il digiuno è vietato. Il mercoledì è il giorno in cui i nemici di Cristo si riunirono per deciderne l’uccisione, mentre il venerdì è il giorno in cui il Signore fu ucciso. La tradizione antica dei due giorni di digiuno settimanali è attestata biblicamente in Luca 18, 11-12, in cui il fariseo afferma: “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo”.

2) Il “Grande Digiuno” (ዐቢይ፡ጾም “Abiy Tzom), ovvero la Quaresima, che inizia 8 settimane – 55 giorni – prima della Pasqua, e ricorda il digiuno che il Signore praticò nel deserto di Qorontos, vicino Gerico, subito dopo il Suo battesimo e prima di cominciare a predicare pubblicamente. La sua data è mobile.

3) Il “Digiuno di Ninive” (ጾመ፡ነነዌ “Tzome Nenewie), che commemora la predicazione del profeta Giona presso la città di Ninive e il digiuno proclamato dai suoi abitanti per salvarsi dalla distruzione: “Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo” (Giona 3,4-5). Si tratta di un digiuno di 3 giorni, il Lunedì, il Martedì e il Mercoledì della terza settimana che precede l’inizio della Quaresima, e la sua data è dunque mobile.

4) Il “Digiuno della Vigilia” (ጾመ፡ገሃድ “Tzome Gehad”) è quello che viene praticato nel giorno che precede il Natale (Lidet, 7 Gennaio), e l’Epifania (Timqet, 19 Gennaio)

5) Il “Digiuno degli Apostoli” (ጾመ፡ሐዋርያት “Tzome Hawaryat”) commemora il digiuno praticato dagli Apostoli subito dopo aver ricevuto lo Spirito Santo a Pentecoste, e prima di iniziare la loro predicazione. Di questo periodo di astensione successivo alla Sua ascensione, parlò il Cristo nel Vangelo, quando gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: “«Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.” (Matteo 9, 14-15). Comincia il Lunedì dopo la Domenica di Pentecoste (Peraqlittos) e termina il 12 Luglio con la festa di Pietro e Paolo. Essendo la Pentecoste una data mobile, il digiuno ha durata variabile, da un minimo di 14 giorni ad un massimo di 44.

6) Il “Digiuno dei Profeti” (ጾመ፡ነብያት “Tzome Nebyat”), commemora il digiuno praticato dai profeti antichi mentre annunciavano la venuta del Signore e pregavano per essa. Comincia il 24 Novembre e finisce con la vigilia di Natale, il 6 Gennaio, durando così 43 giorni.

7) Il “Digiuno dell’Assunzione” (ጾመ፡ፍልሰታ “Tzome Felseta”), commemora il digiuno praticato dagli Apostoli prima della sepoltura, resurrezione ed assunzione in Cielo della Vergine Maryam, 50 anni dopo la nascita di Cristo. Dura 15 giorni, dal 7 al 22 Agosto.

Di Sabato, Domenica, nei giorni di festa e nei 50 giorni successivi alla Pasqua è vietato digiunare. E’ questa la ragione per cui il Cristo ordinò ai suoi discepoli di andare a raccogliere il grano nei campi di Sabato (Marco 2, 23-28), al fine di non profanare la festa.

Il Signore ci ordina di non fare uno spettacolo delle pratiche penitenziali e del digiuno, e di mantenere il massimo riservo a riguardo: “E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.” (Matteo 6, 16-18)

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Chiesa Ortodossa Etiope

La Settimana di “Berhan” ብርሃን

Come abbiamo scritto molte volte in passato, la Chiesa Etiope festeggia il natale di Cristo il 7 Gennaio (29 Tahsas), diversamente dalla Chiesa Cattolica romana che utilizza un calendario manipolato (quello gregoriano) e ha sviluppato i suoi costumi liturgici in continuità con il paganesimo e le festività romane legate al solstizio invernale.
Il gozzoviglio consumistico a cui assistiamo in questi giorni, in cui Cristo è completamente rimosso dalla coscienza delle persone e i veri protagonisti sono i soldi e il maiale, non è altro che il travestimento cristiano dei “Saturnalia” romani, che si verificavano in questi stessi giorni e in cui gli antichi pagani praticavano orge senza limite né decenza.
In Etiopia, invece, questo è un periodo di digiuno preparatorio. Le tre settimane che precedono il “Lidet” (Natale Etiope) hanno un nome specifico che ne manifesta il tema liturgico: la prima si chiama ስብከት “Sebket” (Predicazione), la seconda ብርሃን “Berhan” (Luce), e la terza ኖላዊ “Nolawi” (Pastore).
La settimana in cui ci troviamo, in cui generalmente cade il Natale cattolico, è quella di “Berhan”, che celebra la venuta del Signore come Luce che illumina le tenebre, secondo quanto affermato dalla Scrittura profetica per bocca di Isaia, capitolo 9:
“Il popolo che camminava nelle tenebre
vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse …
Poiché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.”
Quelle tenebre rappresentano proprio il paganesimo d’ignoranza e immoralità in cui il mondo si trovava prima dell’avvento di Cristo, e che tuttavia Babilonia è riuscita a restaurare subdolamente come se nulla fosse avvenuto.
E’ curioso notare come questa ricorrenza Etiope richiami sia il solstizio invernale – in cui le ore di oscurità giungono alla massima estensione – sia l’impalcatura d’illusione (una parola che ha la stessa radice di “luce”), fatta di luci e lucette colorate, con cui questo sistema manipola la percezione spirituale del tempo e tenta di sostituire il vero ricordo di Cristo con un’abbuffata ipocrita e ingrata, in cui tutti si lanciano sulla torta senza nemmeno salutare il Festeggiato.
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Chiesa Ortodossa Etiope

La Bibbia Etiope è la Più Antica e Completa

L’Etiopia custodisce la tradizione biblica più antica e completa del mondo.

Il Libro di Enoch, che è cronologicamente il primo testo rivelato dato all’uomo e, secondo la tradizione, il primo testo scritto della storia in assoluto, è custodito nella sua interezza soltanto in lingua etiopica. Sebbene sia citato molte volte nei Vangeli e in altri luoghi della Scrittura, e sia esplicitamente riconosciuto nella Lettera di Giuda (1,14) come un testo ispirato ampiamente utilizzato e studiato dagli Apostoli, esso è presente soltanto nel canone Etiope, che dunque è l’unico completo.

Inoltre, la versione Ge’ez della Bibbia è unica per ricchezza e forma, e non dipende da nessuna delle fonti bibliche utilizzate per le traduzioni occidentali, e precede il testo ebraico masoretico, spurio e tardo, di almeno un millennio.

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Arte Visiva Chiesa Ortodossa Etiope

Hewan e Maryam: i Due Volti della Donna

Polarità della Donna.

La Madre di Dio fonte di Redenzione (Maryam), e la Madre degli Uomini fonte di dannazione (Hewan)

Una fu generata da Adamo senza una madre (Hewan). L’Altra generò il Nuovo Adamo (Cristo) senza un padre.

Una introduce nel ventre la maledizione del Frutto Proibito (Hewan), l’Altra fa uscire dal Suo ventre il Frutto della Salvezza (Cristo).

Così come le polarità elettriche sono unificate da un circuito, così il serpente le lega insieme, afferrando il calcagno di Hewan (la maledizione) e venendo schiacciato al capo da Maryam (la redenzione).

Colei a cui il Signore moltiplicò i dolori e i travagli (Hewan), e Colei a cui il Signore levò ogni dolore di parto e ciclo (Maryam).

La denudata col capo scoperto (Hewan) e la rivestita di gloria e decoro (Maryam).

“Eva” è l’inverso di “Ave”

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L’Epifania Etiopica – Il Timqet ጥምቀት

Melkam Timqet LeKwelkemu
Oggi 11simo giorno del mese etiope di Ter ጥር, 19 Gennaio per il calendario occidentale, la tradizione Etiope celebra la sua Epifania cristiana, che tuttavia non ha nulla a che vedere con l’interpretazione latina della festività, teologicamente scorretta e commercializzata nella “Befana” come sua storpiatura pagana.
Non celebriamo infatti la visita dei Re Magi, che avvenne invece in occasione del compleanno del Signore, due anni dopo la Sua nascita, e che si celebra dunque lo stesso giorno del Natale Ortodosso (7 Gennaio).
Epifania significa “manifestazione” in greco, ed è tradotta in Ge’ez con il termine “Asteryo” አስተርዮ, che rivela anche l’inconfondibile costruzione semitica della parola “Astro”, da cui l’inglese “Star”, ovvero letteralmente ciò che si mostra, appare e si fa vedere. Si tratta della manifestazione pubblica dell’autorità messianica di Cristo, avvenuta con il suo battesimo per mano di Giovanni Battista nel fiume Giordano, che segna anche l’inizio del Ministero pubblico di Cristo come Sommo Sacerdote del Padre. La festività è perciò anche chiamata “Timqet“ጥምቀት, Battesimo.
Il Signore fu battezzato all’età di trent’anni e cominciò da allora a predicare, istruire discepoli e apostoli e amministrare i sacramenti, per 3 anni fino alla sua crocifissione. Adamo infatti fu creato in principio nella forma di un trentenne, nell’età dunque della piena maturità biologica, a cui il Cristo si ricollega per presentarsi come Nuovo Adamo e Nuovo Padre dell’Umanità, e qualificare la sua opera come una Nuova Creazione di purificazione e rinnovamento cosmici.
“In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia».” (Matteo 3, 13-15)
Il Cristo si fa battezzare alla maniera degli uomini peccatori, da un uomo peccatore. Si manifesta così il mistero della Perfetta Umanità del Signore, per cui egli deve compiere ogni giustizia divina e umana, Perfetto Dio e Perfetto Uomo insieme. Da Perfetto Uomo, egli è una creatura come noi sottoposta alla Legge di Dio, ed in quanto tale deve compiere tutte le cose dell’uomo in maniera esemplare.
“Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».” (Matteo 3, 16-17)
Qui si rivela invece il mistero della Sua Divinità e della Sua Natura Trinitaria: Il Padre si compiace nel Figlio, e lo corona per mezzo dello Spirito Santo sotto forma di colomba, che discende e adombra il capo di Cristo.
Il Signore ricevette così il Battesimo attraverso l’immersione completa nel fiume, e la Chiesa Etiopica battezza ancora soltanto per completa aspersione d’acqua sul corpo, a differenza della Chiesa Cattolica, che bagna soltanto un punto della fronte del battezzando, amministrando così un sacramento inefficace e contrario ad ogni logica dottrinale.
Il Battesimo come pratica sacramentale è allegoricamente prefigurata dalle abluzioni d’acqua prescritte da Mosè per la purificazione di corpi ed oggetti:
“Chiunque toccherà cosa, che sia stata sotto quel tale, sarà immondo fino alla sera. Chi porterà tali oggetti dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell’acqua e sarà immondo fino alla sera.” (Levitico 15,10)
Per mezzo del Profeta Ezechiele (36,25s), il Signore aveva promesso a questo proposito:
“Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.”
Il Battesimo del Signore fu anche profetizzato da Davide nel Salmo 76/77:
Ti hanno visto le acque o Signore ::
Ti hanno visto le acque e hanno temuto ::
Fremettero gli abissi delle acque; e risuonarono le loro acque ::
E ancora, nel Salmo 113/114:
Al tempo in cui Israele usciva dall’Egitto ::
E la casa di Giacobbe dal popolo dell’avversario ::
E Giuda divenne il Suo santuario ::
E anche Israele la Sua giurisdizione ::
Anche il mare vide e fuggì ::
E anche il Giordano tornò indietro ::
I monti balzarono come arieti ::
E anche le colline come agnelli ::
Cosa c’è mare che sei fuggito ? ::
E anche tu Giordano che sei tornato indietro ? ::
Monti che balzaste come arieti ? ::
E anche voi colline come agnelli ? ::
Da dinanzi al volto di Egziabhier fu scossa la terra ::
Da dinanzi al volto del Dio di Giacobbe ::
Che ha reso la roccia sorgenti d’acque ::
E la selce cisterne d’acque ::
Subito dopo il battesimo, il Signore ricevette l’unzione dello Spirito Santo, quella che viene chiamata qui “Cresima” o “Crisma” (in Etiopico “Mieron” ሜሮን) e che veniva biblicamente amministrata con olio d’oliva per eleggere i Re o i Sommi Sacerdoti in Israele. Attraverso di ciò viene comunicato all’Unto il carisma dello Spirito Santo in sette forme, che permette al fedele di conservare la grazia acquisita con il battesimo, proprio come l’olio cosparso sul corpo dopo il bagno permette di conservarne pulizia e salubrità. Era infatti scritto:
Uscirà uno scettro dalla radice di Iesse, e farà salire il frutto dal suo tronco. E farà riposare sopra di lui lo Spirito di Egziabhier, spirito di sapienza e conoscenza, spirito di potenza e consiglio, spirito di comprensione e giustizia. Lo riempirà lo spirito del timore di Egziabhier” (Isaia 11, 1-3)
La Chiesa Etiopica amministra questo sacramento subito dopo il battesimo in un unico rito inscindibile, secondo il modello cristologico, e il costume romano si mostra profondamente corrotto e insensato anche in questo, rimandando la cresima ad un altro rito che viene celebrato molto tempo dopo, e separando così ciò che Dio ha unito.
Ecco dunque che ritornano alla mente i primi due versi della Genesi e della Bibbia stessa:
“In principio Dio fece i cieli e la terra. Però la terra era nuda e non era definita, le tenebre stavano al di sopra dell’abisso, e lo spirito di Egziabhier adombrava sulle acque.” (Genesi 1,1-2)
E ancora, dopo il diluvio d’acqua al tempo di Noè:
“E la colomba tornò da lui verso sera; ed ecco, aveva nel becco una foglia fresca d’ulivo. Così Noè capì che le acque erano diminuite sopra la terra.” (Genesi 8,11)
Ecco dunque la stessa fisionomia simbolica della creazione con Adamo, e del rinnovamento della creazione con Noè, ad indicare che il Cristo cominciò da allora a fare nuove tutte le cose per una nuova vita.
Secondo la tradizione, la colomba corrisponde all’agnello tra i volatili, entrambi simbolo di purezza e innocenza, e all’ulivo tra le piante vegetali, che fiorisce di bianco come il manto della pecora. Si tratta della simbologia della tribù di Levi, l’Agnello, a cui l’Antica Alleanza riserva il potere sacerdotale, e a cui il Cristo appartiene attraverso la madre della vergine Maryam, Hanna, della tribù di Levi e imparentata con Elisabetta, madre di Giovanni Battista, sacerdote della tribù di Levi e officiante di questo Rito Divino. Il Signore viene così eletto Sommo Sacerdote del Padre secondo la Legge di Mosè, pienamente autorizzato ad amministrare il sacrificio di Sé Stesso, l’Agnello che avrebbe levato e lavato i peccati del mondo.
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La Tradizione Etiope riguardo alla Chiesa di Roma

“All’inizio invero Roma credette rettamente alla predicazione degli apostoli, sino a Costantino e alla regina Elena, che scoprì il legno della croce, e rimasero nella retta fede centotrenta anni.
E in seguito insorse Satana, in nemico degli uomini dall’antichità, e sedusse gli uomini del paese di Roma; e corruppero la fede di Cristo e introdussero l’eresia sulla chiesa del Signore…
Essi, che non sanno da dove vengono e non sanno dove vanno…”
Kebre Negest, Cap. 93
“Vi rivelerò del re di Roma, quando disobbedirà e irriterà il Signore nella fede. Questa fede che abbiamo istituito, è la fede che un futuro re trasgredirà in Roma, e un capo dei vescovi (il papa) si unirà a lui.
E cambieranno e falsificheranno l’esposizione dei dodici apostoli e la trasformeranno nel desiderio del loro cuore, e insegneranno secondo il loro volere e volgeranno la scrittura alla loro maniera, come disse l’apostolo: ‘Per questo essi stessi si sono comportati come Sodoma e Gomorra’. E nostro Signore nel vangelo disse ai suoi discepoli: ‘Guardatevi da quelli che vengono a voi con vesti di pecore, mentre dentro sono lupi e rapaci’.
Nessuno di quelli che avranno cambiato la nostra fede siederà sul trono di Pietro. Poiché, se vi siederanno dei loro capi dei vescovi (papi) dalla fede ammalata, le loro viscere saranno denudate, poiché all’angelo del Signore è stato ordinato di custodire il trono di Pietro in Roma.”
Kebre Negest, Capitolo 113
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Qeddasie – La Liturgia Etiope

La liturgia della Chiesa viene chiamata in lingua etiope “Qeddasie”, che significa letteralmente “Santificazione”.
Si sta scalzi, secondo quanto fu comandato a Mosè: “Togli i tuoi calzari, poiché il suolo su cui camminerai è santo” (Esodo 3,5).
Tutti portano un velo bianco, ad immagine del velo sacerdotale dell’agnello, per ricordare l’uguaglianza degli uomini dinanzi a Dio e coprire tutte le differenze mondane. “Dopo queste cose guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, vestiti di bianche vesti”. (Apocalisse 7,9)
Gli uomini sono alla sinistra, le donne alla destra, secondo quanto comandato dal Salmo 44/45: “Ecco la regina alla tua destra”.
Le donne, secondo quanto raccomandato da San Paolo (I Corinzi 11), coprono completamente il capo, affinché nessuno sia distratto dalla meditazione spirituale.
Ci si prostra e inchina continuamente, proprio come nel Tempio di Gerusalemme della narrazione biblica, secondo fisionomie comuni a tutte le spiritualità orientali, tra cui l’Islam e i culti Indiani.
La Chiesa Etiopica (BieteKrestiyan) è formata come il Tempio di Gerusalemme descritto nella Bibbia: c’è una parte più esteriore, a cui tutti posso accedere, che è detta Qene Mahalet; una più interna, detta Qeddest (Santo), dove viene amministrata l’eucarestia ai fedeli; e una interna e segreta, detta Meqdes (Santo dei Santi), coperta da una tenda, a cui può accedere soltanto il clero, dove si trova una replica dell’Arca dell’Alleanza (il Tabot) e dove viene realizzata la transustanziazione del pasto eucaristico.
La liturgia è interamente cantata secondo le scale misteriose della più antica tradizione musicale biblica, in stile arabo-semitico e con imperscrutabili ritmiche ametriche.
La recitazione liturgica segue 14 modelli differenti, detti “Anafore”, che variano a seconda della data e delle celebrazioni. Queste 14 Anafore furono scritte dagli Apostoli e dai Padri della Chiesa, e fanno della tradizione liturgica etiopica la più ricca ed elaborata di tutto il mondo cristiano. 
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Il Libro di Enok – Primo Libro della Bibbia e della Storia

Il Libro di Enok è il primo libro biblico dato da Dio all’uomo nella storia, prima del diluvio universale. E’ scritto che Noè portò con sé questo libro nell’Arca.
E la tradizione etiopica ci dice anche che questo è il primo libro della storia in assoluto, poiché Enok, scriba di Dio che scrive sul Libro della Vita, fu il primo a conoscere i misteri della Scrittura, e il Signore lo portò nei cieli per contemplare la forma delle lettere: prima di allora, infatti, esse venivano soltanto pronunciate, e la tradizione profetica si tramandava soltanto oralmente.
In questa veste, Enok è conosciuto presso gli Egiziani come Toth (L’Ibis che ha il becco come una penna) o Ermete Trismegisto presso i Greci, da cui poi uscirà il nome Idrissa (tris), con cui è descritto nel Corano. Egli era Etiope, 7° discendente di Adamo l’Etiope, così come tutti i padri primordiali sino a Noè.
Sebbene gli Occidentali abbiano completamente rimosso questo testo dal loro canone biblico, ancora lo troviamo citato esplicitamente nella lettera di Giuda: “Profetò anche per loro Enok, settimo dopo Adamo, dicendo: ‘Ecco, il Signore è venuto con migliaia e migliaia dei suoi angeli per sottoporre tutti a giudizio, e per dimostrare la colpa di tutti riguardo a tutte le opere malvagie che hanno commesso e a tutti gli insulti che, da empi peccatori, hanno lanciato contro di lui’.” (Giuda 1, 14-15). Se dunque gli apostoli leggevano questo testo con autorità profetica, com’è possibile che sia scomparso dalla Bibbia delle Chiese Apostoliche ?
In verità, questo testo fondamentale (cronologicamente il primo della Bibbia) è custodito dalla sola Chiesa Etiope, e lo conosciamo integralmente soltanto in lingua Etiope. Per questa ragione, la Bibbia Etiope si rivela l’unica Bibbia completa del mondo, oltre che la più antica.
Il testo, citato abbondantemente nell’escatologia neotestamentaria, è fondamentale per comprendere la teologia messianica regale e l’idea di un regno di libertà (millenarismo) governato personalmente da Cristo sulla terra.
Molti padri apostolici e molti esponenti delle comunità cristiane dei primi secoli parlano del Libro di Enok e testimoniano a favore della sua canonicità. Fu perciò rimosso e occultato successivamente, poiché considerato pericoloso per il sistema politico filo-imperiale della chiesa romanizzata, e per la sua falsificazione spiritualistica ed eurocentrica della fede.
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La Beghenà – Lo Strumento Musicale di Re Davide

L’Etiopia custodisce nella purezza tutta la cultura biblica giudeo-cristiana, e dunque anche la sua originale tradizione musicale e gli strumenti antichi utilizzati dai padri e dai profeti, menzionati nelle Sante Scritture.

La Beghenà በገና è l’arpa con cui Re Davide cantava i suoi salmi, detta in occidente “Salterio”, e in etiopico antico “Mezmur” መዝሙር, una parola che indica allo stesso tempo lo strumento e il relativo componimento artistico. E’ un arpa a 10 corde, secondo quanto testimoniato dallo stesso Davide nel Salmo 31/32, 2 :

“Con il salterio di dieci corde cantate a Lui”

Soltanto l’Etiopia possiede quest’arpa a 10 corde, e la usa ancora per la musica religiosa. Gli ebrei europei, che spesso consideriamo come un punto di riferimento per la ricostruzione dell’antica cultura ebraica, non possiedono tradizionalmente alcun’arpa a 10 corde, dimostrando di aver smarrito una parte fondamentale della loro eredità attraverso la schiavitù e deportazione romana.

L’Etiopia, invece, dimostra ancora una volta di essere il vero Israele biblico, il luogo in cui i Giudei sono da millenni sovrani e liberi da ogni contaminazione o interferenza esterna, e custodi dell’Alleanza di Dio.

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Chiesa Ortodossa Etiope Meditazioni

Non abbiamo Dogmi ma Misteri

Quando usiamo la parola latina “dogma”, intendiamo un concetto assolutamente inarrivabile alla comprensione umana, che deve essere passivamente accettato per fede. E’ una parola latina che riflette la stretta mentalità della Chiesa Romana che l’ha elaborata. Tuttavia, dovremmo ricordarci che la cultura biblica non è in origine romana, ma semitica e afro-orientale, e che certe etimologie pagane ci distolgono dall’intendimento originale della spiritualità giudeo-cristiana, mescolandolo con quello dei suoi oppressori.
In Etiopia, dove tutti questi caratteri storici ed etnici si preservano inalterati sino ad oggi, la formula di fede non è fatta di “dogmi”, ma di MISTERI (M(e)stir ምሥጢር / M(e)stirat ምሥጢራት). I 5 concetti fondamentali della teologia Etiopica, i cosiddetti 5 Pilastri (Hamistu Aemad), sono anche chiamati “Misteri della Divinità” (Mestirate Melekot), e questa parola non implica che il fedele non possa coglierli, ma che, proprio come tutti i grandi misteri della realtà, si rivelino e non si calcolino, e siano ricevuti dall’intelletto per mezzo dello spirito, l’unico che può intuirne l’assoluta verità. Nella vita spirituale autentica dell’Etiopia, essi si manifestano in perfetta chiarezza e consistenza, e portano con sé un’estesa ricchezza sapienziale.
Anche nella scienza logica della matematica bisogna stabilire in principio degli assiomi fondamentali, che seppur non dimostrabili, sono intuitivamente certi ed essenziali per qualunque operazione e calcolo. La loro epistemologia, come direbbero i grandi filosofi, e comparabile a quella dei Misteri religiosi, e similmente quest’ultimi sono fondamentali e primari per la conoscenza generale di una persona equilibrata e ragionevole.
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