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Chiesa Ortodossa Etiope

Il Digiuno (“Tzom” ጾም)

Poiché ci troviamo nel periodo quaresimale dell’Etiopia, che quest’anno coincide con il mese islamico del Ramadan che ad esso si ispira, è giusto e appropriato parlare del Digiuno secondo la tradizione Ortodossa Etiope, che anche i Rasta praticano.

Il Digiuno è chiamato in lingua antica Ge’ez “Tzom” ጾም, una parola molto simile a “Tzeme” ጸመ – che significa “essere sordi” o “muti” – a “Tz(e)mit” ጽሚት – che indica “il silenzio” o “il segreto” – e “Tzema” ጸምአ – che vuol dire “avere sete”. Il termine è chiaramente imparentato con l’Arabo “Sawm” ﺻﻮﻡ utilizzato dai musulmani.

Secondo la regola più rigorosa, nei giorni di digiuno ci si astiene completamente da acqua e cibo fino al tramonto (le 6 del pomeriggio), per poi consumare un solo pasto vegano (senza carne né pesce né derivati animali), ci si astiene dagli atti sessuali, dagli alcoolici e dal fumo. Molti fedeli tuttavia praticano una formula più morbida, spezzando il digiuno alle 3 del pomeriggio. Aldilà dell’astensione alimentare, ogni periodo di Tzom è concepito come un momento di continenza generale che implica anche il guardare, l’udire e il pronunciare soltanto cose spirituali e virtuose.

La funzione del digiuno è biblicamente triplice:

1) Quando il Signore fu tentato dal Diavolo nel deserto, durante la Sua Quaresima, egli rifiutò di trasformare una pietra in pane e mangiare, dicendo: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Matteo 4,4). Attraverso il digiuno riscopriamo e potenziamo la nostra essenza angelica e spirituale, e ci esercitiamo nel governo degli impulsi, delle passioni e dei desideri della carne, affinando la forza di volontà.

2) Quando gli apostoli gli chiesero riguardo agli esorcismi, il Signore insegnò che “questo genere di demoni non si scaccia se non con la preghiera e col digiuno” (Matteo 17,21). Il digiuno ha dunque un potere di purificazione dagli spiriti cattivi e dai peccati (è uno dei cinque strumenti di espiazione). Anche dal punto di vista fisico, è stato scientificamente accertato come il digiuno faccia riposare il metabolismo ed aiuti ad espellere tossine dal corpo.

3) E’ uno strumento per rafforzare la preghiera e un sacrificio vivente per dimostrare a Dio la propria sottomissione e il proprio amore: “Così abbiamo digiunato e implorato da Dio questo favore ed egli ci è venuto in aiuto.” (Esdra 8,23)

I periodi di digiuno sono precisamente scanditi dalla tradizione, e sono obbligatori per ogni fedele a partire dai 7 anni di età, seppur vi siano alcune categorie – come i malati, le donne incinte e chi è in viaggio – che sono naturalmente esentate. Abbiamo così 7 digiuni fondamentali durante l’anno:

1) Il “Digiuno della Salute” (ጾመ፡ድኅነት “Tzome Dehnet”), ovvero tutti i mercoledì e tutti i venerdì, eccetto nei cinquanta giorni successivi alla Pasqua, in cui il digiuno è vietato. Il mercoledì è il giorno in cui i nemici di Cristo si riunirono per deciderne l’uccisione, mentre il venerdì è il giorno in cui il Signore fu ucciso. La tradizione antica dei due giorni di digiuno settimanali è attestata biblicamente in Luca 18, 11-12, in cui il fariseo afferma: “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo”.

2) Il “Grande Digiuno” (ዐቢይ፡ጾም “Abiy Tzom), ovvero la Quaresima, che inizia 8 settimane – 55 giorni – prima della Pasqua, e ricorda il digiuno che il Signore praticò nel deserto di Qorontos, vicino Gerico, subito dopo il Suo battesimo e prima di cominciare a predicare pubblicamente. La sua data è mobile.

3) Il “Digiuno di Ninive” (ጾመ፡ነነዌ “Tzome Nenewie), che commemora la predicazione del profeta Giona presso la città di Ninive e il digiuno proclamato dai suoi abitanti per salvarsi dalla distruzione: “Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo” (Giona 3,4-5). Si tratta di un digiuno di 3 giorni, il Lunedì, il Martedì e il Mercoledì della terza settimana che precede l’inizio della Quaresima, e la sua data è dunque mobile.

4) Il “Digiuno della Vigilia” (ጾመ፡ገሃድ “Tzome Gehad”) è quello che viene praticato nel giorno che precede il Natale (Lidet, 7 Gennaio), e l’Epifania (Timqet, 19 Gennaio)

5) Il “Digiuno degli Apostoli” (ጾመ፡ሐዋርያት “Tzome Hawaryat”) commemora il digiuno praticato dagli Apostoli subito dopo aver ricevuto lo Spirito Santo a Pentecoste, e prima di iniziare la loro predicazione. Di questo periodo di astensione successivo alla Sua ascensione, parlò il Cristo nel Vangelo, quando gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: “«Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.” (Matteo 9, 14-15). Comincia il Lunedì dopo la Domenica di Pentecoste (Peraqlittos) e termina il 12 Luglio con la festa di Pietro e Paolo. Essendo la Pentecoste una data mobile, il digiuno ha durata variabile, da un minimo di 14 giorni ad un massimo di 44.

6) Il “Digiuno dei Profeti” (ጾመ፡ነብያት “Tzome Nebyat”), commemora il digiuno praticato dai profeti antichi mentre annunciavano la venuta del Signore e pregavano per essa. Comincia il 24 Novembre e finisce con la vigilia di Natale, il 6 Gennaio, durando così 43 giorni.

7) Il “Digiuno dell’Assunzione” (ጾመ፡ፍልሰታ “Tzome Felseta”), commemora il digiuno praticato dagli Apostoli prima della sepoltura, resurrezione ed assunzione in Cielo della Vergine Maryam, 50 anni dopo la nascita di Cristo. Dura 15 giorni, dal 7 al 22 Agosto.

Di Sabato, Domenica, nei giorni di festa e nei 50 giorni successivi alla Pasqua è vietato digiunare. E’ questa la ragione per cui il Cristo ordinò ai suoi discepoli di andare a raccogliere il grano nei campi di Sabato (Marco 2, 23-28), al fine di non profanare la festa.

Il Signore ci ordina di non fare uno spettacolo delle pratiche penitenziali e del digiuno, e di mantenere il massimo riservo a riguardo: “E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.” (Matteo 6, 16-18)

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Babilonia

La Tradizione Ortodossa Etiope riguardo alla Chiesa di Roma

“All’inizio invero Roma credette rettamente alla predicazione degli apostoli, sino a Costantino e alla regina Elena, che scoprì il legno della croce, e rimasero nella retta fede centotrenta anni.

E in seguito insorse Satana, in nemico degli uomini dall’antichità, e sedusse gli uomini del paese di Roma; e corruppero la fede di Cristo e introdussero l’eresia sulla chiesa del Signore…

Essi, che non sanno da dove vengono e non sanno dove vanno…”

Kebre Negest, Cap. 93

“Vi rivelerò del re di Roma, quando disobbedirà e irriterà il Signore nella fede. Questa fede che abbiamo istituito, è la fede che un futuro re trasgredirà in Roma, e un capo dei vescovi (il papa) si unirà a lui.

E cambieranno e falsificheranno l’esposizione dei dodici apostoli e la trasformeranno nel desiderio del loro cuore, e insegneranno secondo il loro volere e volgeranno la scrittura alla loro maniera, come disse l’apostolo: ‘Per questo essi stessi si sono comportati come Sodoma e Gomorra’.

E nostro Signore nel vangelo disse ai suoi discepoli: ‘Guardatevi da quelli che vengono a voi con vesti di pecore, mentre dentro sono lupi e rapaci’.

Nessuno di quelli che avranno cambiato la nostra fede siederà sul trono di Pietro. Poiché, se vi siederanno dei loro capi dei vescovi (papi) dalla fede ammalata, le loro viscere saranno denudate, poiché all’angelo del Signore è stato ordinato di custodire il trono di Pietro in Roma.”

Kebre Negest, Capitolo 113

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Chiesa Ortodossa Etiope

L’Epifania Etiopica – Il Timqet ጥምቀት

Melkam Timqet LeKwelkemu
Oggi 11simo giorno del mese etiope di Ter ጥር, 19 Gennaio per il calendario occidentale, la tradizione Etiope celebra la sua Epifania cristiana, che tuttavia non ha nulla a che vedere con l’interpretazione latina della festività, teologicamente scorretta e commercializzata nella “Befana” come sua storpiatura pagana.
Non celebriamo infatti la visita dei Re Magi, che avvenne invece in occasione del compleanno del Signore, due anni dopo la Sua nascita, e che si celebra dunque lo stesso giorno del Natale Ortodosso (7 Gennaio).
Epifania significa “manifestazione” in greco, ed è tradotta in Ge’ez con il termine “Asteryo” አስተርዮ, che rivela anche l’inconfondibile costruzione semitica della parola “Astro”, da cui l’inglese “Star”, ovvero letteralmente ciò che si mostra, appare e si fa vedere. Si tratta della manifestazione pubblica dell’autorità messianica di Cristo, avvenuta con il suo battesimo per mano di Giovanni Battista nel fiume Giordano, che segna anche l’inizio del Ministero pubblico di Cristo come Sommo Sacerdote del Padre. La festività è perciò anche chiamata “Timqet“ጥምቀት, Battesimo.
Il Signore fu battezzato all’età di trent’anni e cominciò da allora a predicare, istruire discepoli e apostoli e amministrare i sacramenti, per 3 anni fino alla sua crocifissione. Adamo infatti fu creato in principio nella forma di un trentenne, nell’età dunque della piena maturità biologica, a cui il Cristo si ricollega per presentarsi come Nuovo Adamo e Nuovo Padre dell’Umanità, e qualificare la sua opera come una Nuova Creazione di purificazione e rinnovamento cosmici.
“In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia».” (Matteo 3, 13-15)
Il Cristo si fa battezzare alla maniera degli uomini peccatori, da un uomo peccatore. Si manifesta così il mistero della Perfetta Umanità del Signore, per cui egli deve compiere ogni giustizia divina e umana, Perfetto Dio e Perfetto Uomo insieme. Da Perfetto Uomo, egli è una creatura come noi sottoposta alla Legge di Dio, ed in quanto tale deve compiere tutte le cose dell’uomo in maniera esemplare.
“Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».” (Matteo 3, 16-17)
Qui si rivela invece il mistero della Sua Divinità e della Sua Natura Trinitaria: Il Padre si compiace nel Figlio, e lo corona per mezzo dello Spirito Santo sotto forma di colomba, che discende e adombra il capo di Cristo.
Il Signore ricevette così il Battesimo attraverso l’immersione completa nel fiume, e la Chiesa Etiopica battezza ancora soltanto per completa aspersione d’acqua sul corpo, a differenza della Chiesa Cattolica, che bagna soltanto un punto della fronte del battezzando, amministrando così un sacramento inefficace e contrario ad ogni logica dottrinale.
Il Battesimo come pratica sacramentale è allegoricamente prefigurata dalle abluzioni d’acqua prescritte da Mosè per la purificazione di corpi ed oggetti:
“Chiunque toccherà cosa, che sia stata sotto quel tale, sarà immondo fino alla sera. Chi porterà tali oggetti dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell’acqua e sarà immondo fino alla sera.” (Levitico 15,10)
Per mezzo del Profeta Ezechiele (36,25s), il Signore aveva promesso a questo proposito:
“Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.”
Il Battesimo del Signore fu anche profetizzato da Davide nel Salmo 76/77:
Ti hanno visto le acque o Signore ::
Ti hanno visto le acque e hanno temuto ::
Fremettero gli abissi delle acque; e risuonarono le loro acque ::
E ancora, nel Salmo 113/114:
Al tempo in cui Israele usciva dall’Egitto ::
E la casa di Giacobbe dal popolo dell’avversario ::
E Giuda divenne il Suo santuario ::
E anche Israele la Sua giurisdizione ::
Anche il mare vide e fuggì ::
E anche il Giordano tornò indietro ::
I monti balzarono come arieti ::
E anche le colline come agnelli ::
Cosa c’è mare che sei fuggito ? ::
E anche tu Giordano che sei tornato indietro ? ::
Monti che balzaste come arieti ? ::
E anche voi colline come agnelli ? ::
Da dinanzi al volto di Egziabhier fu scossa la terra ::
Da dinanzi al volto del Dio di Giacobbe ::
Che ha reso la roccia sorgenti d’acque ::
E la selce cisterne d’acque ::
Subito dopo il battesimo, il Signore ricevette l’unzione dello Spirito Santo, quella che viene chiamata qui “Cresima” o “Crisma” (in Etiopico “Mieron” ሜሮን) e che veniva biblicamente amministrata con olio d’oliva per eleggere i Re o i Sommi Sacerdoti in Israele. Attraverso di ciò viene comunicato all’Unto il carisma dello Spirito Santo in sette forme, che permette al fedele di conservare la grazia acquisita con il battesimo, proprio come l’olio cosparso sul corpo dopo il bagno permette di conservarne pulizia e salubrità. Era infatti scritto:
Uscirà uno scettro dalla radice di Iesse, e farà salire il frutto dal suo tronco. E farà riposare sopra di lui lo Spirito di Egziabhier, spirito di sapienza e conoscenza, spirito di potenza e consiglio, spirito di comprensione e giustizia. Lo riempirà lo spirito del timore di Egziabhier” (Isaia 11, 1-3)
La Chiesa Etiopica amministra questo sacramento subito dopo il battesimo in un unico rito inscindibile, secondo il modello cristologico, e il costume romano si mostra profondamente corrotto e insensato anche in questo, rimandando la cresima ad un altro rito che viene celebrato molto tempo dopo, e separando così ciò che Dio ha unito.
Ecco dunque che ritornano alla mente i primi due versi della Genesi e della Bibbia stessa:
“In principio Dio fece i cieli e la terra. Però la terra era nuda e non era definita, le tenebre stavano al di sopra dell’abisso, e lo spirito di Egziabhier adombrava sulle acque.” (Genesi 1,1-2)
E ancora, dopo il diluvio d’acqua al tempo di Noè:
“E la colomba tornò da lui verso sera; ed ecco, aveva nel becco una foglia fresca d’ulivo. Così Noè capì che le acque erano diminuite sopra la terra.” (Genesi 8,11)
Ecco dunque la stessa fisionomia simbolica della creazione con Adamo, e del rinnovamento della creazione con Noè, ad indicare che il Cristo cominciò da allora a fare nuove tutte le cose per una nuova vita.
Secondo la tradizione, la colomba corrisponde all’agnello tra i volatili, entrambi simbolo di purezza e innocenza, e all’ulivo tra le piante vegetali, che fiorisce di bianco come il manto della pecora. Si tratta della simbologia della tribù di Levi, l’Agnello, a cui l’Antica Alleanza riserva il potere sacerdotale, e a cui il Cristo appartiene attraverso la madre della vergine Maryam, Hanna, della tribù di Levi e imparentata con Elisabetta, madre di Giovanni Battista, sacerdote della tribù di Levi e officiante di questo Rito Divino. Il Signore viene così eletto Sommo Sacerdote del Padre secondo la Legge di Mosè, pienamente autorizzato ad amministrare il sacrificio di Sé Stesso, l’Agnello che avrebbe levato e lavato i peccati del mondo.
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