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Babilonia

Il Frutto Proibito di Adamo ed Eva non era una Mela

Il frutto originale dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, che Hewan (Eva) prese nella trasgressione e mangiò insieme ad Adamo, non era una mela, ma un fico.

Secondo la Bibbia etiope, dal Primo Libro dei Meqabyan, i Maccabei etiopi, completamente differenti da quelli della Bibbia occidentale, e rimossi dal Canone biblico occidentale:

“Egziabhier mise nel giardino Adamo, che creò a sua immagine e somiglianza – affinché potesse mangiare e coltivare piante e lodare Egziabhier lì. E per non demolire il suo comando – aveva detto: ‘nel momento in cui mangerai da questo legno di Fico, morirai di morte’ “. (1 Meqabyan 27:14-15)

Questo ricorda che anche nella Bibbia conosciuta in Occidente, secondo la Genesi, dopo aver mangiato il frutto proibito:

“Gli occhi di entrambi si aprirono e si accorsero di essere nudi; e cucirono insieme foglie di fico e se ne fecero degli indumenti”. (Genesi 3, 7)

Usavano logicamente le foglie di quello stesso frutto che avevano colto, l’unico nominato in quell’occasione, che chiamiamo in Ge’ez Belès በለስ. Questa parola è anagramma, con stesso valore gematrico, della parola Lebs ልብስ, che significa “vestito”, in quanto il fico fu il primo vestito dell’umanità, sottilmente profetizzato dall’eterna lingua etiope.

Inoltre, la parola “Belès” richiama il nome del malvagio (Iblissa, Dia-bolòs), che possedette spiritualmente il serpente adagiato sull’albero, e che sedusse Eva.

L’interpretazione occidentale della “mela avvelenata” è il tema portante di “Biancaneve”, e segue coerentemente una logica propagandistica di “imbiancatura” di tutti gli elementi africani tipici del mondo biblico. Il fico è un frutto afro-mediterraneo, mentre la mela cresce comunemente in Europa e nei climi freddi.

C’è da considerare anche che in lingua latina, la mela è detta “malus”, lo stesso vocabolo latino che si usa per il “male”: si tratta dunque di una tipica interpretazione romana, sostenuta da molti padri della Chiesa cattolica, che rimuoveva il bene dagli attributi duali dell’Albero, dividendo così ciò che Dio aveva unito: poiché mangiare quell’Albero ebbe l’effetto di uccidere l’uomo (il Male), ma anche di forzare l’incarnazione redentrice del Figlio (il Bene).

La tradizione etiope spiega così perché Cristo maledisse e distrusse un fico pochi giorni prima della sua crocifissione:

“E vedendo da lontano un fico che aveva delle foglie, venne, se per caso vi trovasse qualcosa: e quando vi giunse, non trovò altro che foglie; poiché il tempo dei fichi non era ancora. E Gesù rispose e disse ad esso, Nessuno mangerà il tuo frutto d’ora in poi per sempre “. (Marco 11, 12-14)

Stava per rimuovere la maledizione del Fico, che Adamo ed Eva mangiarono quando non era tempo opportuno – contro il transitorio divieto di Dio – e che era verde e acerbo, e non trovarono altro che foglie. Questo spiega anche perché il legno della Croce fosse prevalentemente costituito dal fico.

Infine, è abbastanza ironico notare come qui a Babilonia la “Apple” di Steve Jobs utilizzi il simbolo della mela morsicata come un malizioso riferimento alle loro avanzate conoscenze tecnologiche, considerandolo il frutto biblico della conoscenza. Ma in realtà, non ne sanno nulla.

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Chiesa Ortodossa Etiope

L’Epifania Etiopica – Il Timqet ጥምቀት

Melkam Timqet LeKwelkemu
Oggi 11simo giorno del mese etiope di Ter ጥር, 19 Gennaio per il calendario occidentale, la tradizione Etiope celebra la sua Epifania cristiana, che tuttavia non ha nulla a che vedere con l’interpretazione latina della festività, teologicamente scorretta e commercializzata nella “Befana” come sua storpiatura pagana.
Non celebriamo infatti la visita dei Re Magi, che avvenne invece in occasione del compleanno del Signore, due anni dopo la Sua nascita, e che si celebra dunque lo stesso giorno del Natale Ortodosso (7 Gennaio).
Epifania significa “manifestazione” in greco, ed è tradotta in Ge’ez con il termine “Asteryo” አስተርዮ, che rivela anche l’inconfondibile costruzione semitica della parola “Astro”, da cui l’inglese “Star”, ovvero letteralmente ciò che si mostra, appare e si fa vedere. Si tratta della manifestazione pubblica dell’autorità messianica di Cristo, avvenuta con il suo battesimo per mano di Giovanni Battista nel fiume Giordano, che segna anche l’inizio del Ministero pubblico di Cristo come Sommo Sacerdote del Padre. La festività è perciò anche chiamata “Timqet“ጥምቀት, Battesimo.
Il Signore fu battezzato all’età di trent’anni e cominciò da allora a predicare, istruire discepoli e apostoli e amministrare i sacramenti, per 3 anni fino alla sua crocifissione. Adamo infatti fu creato in principio nella forma di un trentenne, nell’età dunque della piena maturità biologica, a cui il Cristo si ricollega per presentarsi come Nuovo Adamo e Nuovo Padre dell’Umanità, e qualificare la sua opera come una Nuova Creazione di purificazione e rinnovamento cosmici.
“In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia».” (Matteo 3, 13-15)
Il Cristo si fa battezzare alla maniera degli uomini peccatori, da un uomo peccatore. Si manifesta così il mistero della Perfetta Umanità del Signore, per cui egli deve compiere ogni giustizia divina e umana, Perfetto Dio e Perfetto Uomo insieme. Da Perfetto Uomo, egli è una creatura come noi sottoposta alla Legge di Dio, ed in quanto tale deve compiere tutte le cose dell’uomo in maniera esemplare.
“Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».” (Matteo 3, 16-17)
Qui si rivela invece il mistero della Sua Divinità e della Sua Natura Trinitaria: Il Padre si compiace nel Figlio, e lo corona per mezzo dello Spirito Santo sotto forma di colomba, che discende e adombra il capo di Cristo.
Il Signore ricevette così il Battesimo attraverso l’immersione completa nel fiume, e la Chiesa Etiopica battezza ancora soltanto per completa aspersione d’acqua sul corpo, a differenza della Chiesa Cattolica, che bagna soltanto un punto della fronte del battezzando, amministrando così un sacramento inefficace e contrario ad ogni logica dottrinale.
Il Battesimo come pratica sacramentale è allegoricamente prefigurata dalle abluzioni d’acqua prescritte da Mosè per la purificazione di corpi ed oggetti:
“Chiunque toccherà cosa, che sia stata sotto quel tale, sarà immondo fino alla sera. Chi porterà tali oggetti dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell’acqua e sarà immondo fino alla sera.” (Levitico 15,10)
Per mezzo del Profeta Ezechiele (36,25s), il Signore aveva promesso a questo proposito:
“Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.”
Il Battesimo del Signore fu anche profetizzato da Davide nel Salmo 76/77:
Ti hanno visto le acque o Signore ::
Ti hanno visto le acque e hanno temuto ::
Fremettero gli abissi delle acque; e risuonarono le loro acque ::
E ancora, nel Salmo 113/114:
Al tempo in cui Israele usciva dall’Egitto ::
E la casa di Giacobbe dal popolo dell’avversario ::
E Giuda divenne il Suo santuario ::
E anche Israele la Sua giurisdizione ::
Anche il mare vide e fuggì ::
E anche il Giordano tornò indietro ::
I monti balzarono come arieti ::
E anche le colline come agnelli ::
Cosa c’è mare che sei fuggito ? ::
E anche tu Giordano che sei tornato indietro ? ::
Monti che balzaste come arieti ? ::
E anche voi colline come agnelli ? ::
Da dinanzi al volto di Egziabhier fu scossa la terra ::
Da dinanzi al volto del Dio di Giacobbe ::
Che ha reso la roccia sorgenti d’acque ::
E la selce cisterne d’acque ::
Subito dopo il battesimo, il Signore ricevette l’unzione dello Spirito Santo, quella che viene chiamata qui “Cresima” o “Crisma” (in Etiopico “Mieron” ሜሮን) e che veniva biblicamente amministrata con olio d’oliva per eleggere i Re o i Sommi Sacerdoti in Israele. Attraverso di ciò viene comunicato all’Unto il carisma dello Spirito Santo in sette forme, che permette al fedele di conservare la grazia acquisita con il battesimo, proprio come l’olio cosparso sul corpo dopo il bagno permette di conservarne pulizia e salubrità. Era infatti scritto:
Uscirà uno scettro dalla radice di Iesse, e farà salire il frutto dal suo tronco. E farà riposare sopra di lui lo Spirito di Egziabhier, spirito di sapienza e conoscenza, spirito di potenza e consiglio, spirito di comprensione e giustizia. Lo riempirà lo spirito del timore di Egziabhier” (Isaia 11, 1-3)
La Chiesa Etiopica amministra questo sacramento subito dopo il battesimo in un unico rito inscindibile, secondo il modello cristologico, e il costume romano si mostra profondamente corrotto e insensato anche in questo, rimandando la cresima ad un altro rito che viene celebrato molto tempo dopo, e separando così ciò che Dio ha unito.
Ecco dunque che ritornano alla mente i primi due versi della Genesi e della Bibbia stessa:
“In principio Dio fece i cieli e la terra. Però la terra era nuda e non era definita, le tenebre stavano al di sopra dell’abisso, e lo spirito di Egziabhier adombrava sulle acque.” (Genesi 1,1-2)
E ancora, dopo il diluvio d’acqua al tempo di Noè:
“E la colomba tornò da lui verso sera; ed ecco, aveva nel becco una foglia fresca d’ulivo. Così Noè capì che le acque erano diminuite sopra la terra.” (Genesi 8,11)
Ecco dunque la stessa fisionomia simbolica della creazione con Adamo, e del rinnovamento della creazione con Noè, ad indicare che il Cristo cominciò da allora a fare nuove tutte le cose per una nuova vita.
Secondo la tradizione, la colomba corrisponde all’agnello tra i volatili, entrambi simbolo di purezza e innocenza, e all’ulivo tra le piante vegetali, che fiorisce di bianco come il manto della pecora. Si tratta della simbologia della tribù di Levi, l’Agnello, a cui l’Antica Alleanza riserva il potere sacerdotale, e a cui il Cristo appartiene attraverso la madre della vergine Maryam, Hanna, della tribù di Levi e imparentata con Elisabetta, madre di Giovanni Battista, sacerdote della tribù di Levi e officiante di questo Rito Divino. Il Signore viene così eletto Sommo Sacerdote del Padre secondo la Legge di Mosè, pienamente autorizzato ad amministrare il sacrificio di Sé Stesso, l’Agnello che avrebbe levato e lavato i peccati del mondo.
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Haile Selassie I - Insegnamenti

Gli Auguri Natalizi agli Stati Uniti – 25 Dicembre 1935

“Come leader di una delle più antiche nazioni Cristiane del mondo, saluto l’America Cristiana.
Auguro al suo popolo la continuazione di quella pace, contentezza e filialità di cui li ha dotati la grande figura di cui celebriamo la nascita domani.
Il Nostro popolo, le cui pacifiche vite pastorali sono fondate su quella del gentile pacificatore, prega di poter essere presto liberato dagli orrori della guerra.
Io prego l’America e tutte le grandi nazioni Cristiane di unirsi a quella preghiera, affinché i precedenti principi di pace, santificati dalla morte di Cristo, possano essere nuovamente restaurati in un mondo distratto.”
– Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I –
Dicembre 1935, dopo l’invasione Italiana avvenuta nell’Ottobre dello stesso anno.
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Haile Selassie I - Insegnamenti

Gli Auguri Natalizi agli Stati Uniti – 25 Dicembre 1953

“Per i nostri popoli Cristiani nell’Impero d’Etiopia il Natale è una stagione di gioia, di riunione di famiglie e amici, di riaffermazione della nostra fede e di ricordo della nascita di nostro Signore Iyesus Krestòs. E’ anche la stagione in cui i nostri cuori escono fuori in maniera speciale nella fratellanza e nel saluto verso i Cristiani nostri simili, in qualunque parte del mondo possano essere. La nostra comune fede in Cristo, particolarmente a Natale, chiama allo spirito di buona volontà tra gli uomini, gloria a Dio in alto, e pace sulla terra. Noi e i nostri popoli abbiamo sofferto gravemente in passato, ma abbiamo sempre fatto affidamento su questo semplice principio di buona volontà verso tutti gli uomini, siano essi amici o nemici, e ci è stata data forza persino nei giorni più oscuri.
Abbiamo sempre cercato di ricordare che nostro Signore ci invita come un padre con le parole: ‘Venite a Me, tutti voi che faticate e portate pesanti carichi, e io vi darò riposo’. Egli venne in questo mondo come un bambino e crebbe nella pienezza della vita per morire per la nostra salvezza. Non dimenticheremo mai le parole di nostro Signore: ‘Se aveste fede come un chicco di senape potreste fare ogni cosa’.
Siamo felici di inviare a tutti i nostri amici in America, e specialmente a quei molti le cui preghiere e il cui aiuto ci hanno sostenuto nella tribolazione e nella felicità, i nostri accorati auguri per questo Natale, nell’amore di Cristo e nello spirito di buona volontà verso tutti gli uomini”.
– Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I –
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