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Haile Selassie I - Leggi e Governo

SELASSIE E GLI ITALIANI – “La Stampa” 2 Agosto 1947

“SELASSIE’ E GLI ITALIANI
Il Negus aprirà gli sconfinati territori dell’impero all’impiego della nostra mano d’opera specializzata di tecnici e ingegneri

Si va sempre più diffondendo nella capitale dell’Etiopia la convinzione che sarà permessa agli italiani la penetrazione in forma pacifica e graduale nel territorio ch’essi conquistarono con la forza. A questo proposito l’imperatore Haile Selassie ha ricevuto un gruppo di giornalisti stranieri ai quali ha esposto i suoi piani per una civilizzazione razionale, sia pure parziale, del territorio a lui sottoposto.

Mi servirò molto della mano d’opera straniera‘ – ha affermato il Negus – ‘e particolarmente di quella italiana, che ha sempre dato dimostrazione di efficienza qualitativa di primo ordine‘.

Il Governo del Negus Neghesti è già in trattative per accogliere, sia nella capitale che nei centri periferici passibili di sviluppo, un certo numero d’ingegneri, di tecnici e di mano d’opera specializzata, che valgano a fermare la crisi di disfacimento che si manifesta in tutta l’Abissinia.

Questa preferenza per gli italiani, che non è uguale a quella dimostrata per francesi e spagnoli, è motivata dal fatto che gli italiani hanno lasciato un buon ricordo in tutti i settori della vita costruttiva etiopica.

Ho un piano‘ – ha detto l’imperatore – ‘che potrei definire quinquennale. Addis Abeba dovrà diventare una delle più graziose e più moderne capitali del mondo. Saranno riattivati ed ampliati i canali di fognature che l’incuria ha profondamente deteriorato, molto impulso sarà dato agli impianti idrici ed un intero piano di rifacimento sarà dedicato alle strade. Anche l’edilizia avrà la sua spinta in avanti.

L’imperatore ha un vivo desiderio: quello di vedere sorgere nel territorio di Addis Abeba un gruppo di grattacieli che abbiano l’ampiezza e l’altezza di quelli di New York.

‘Quale trattamento sarà riservato agli italiani e a tutti coloro che accetteranno l’invito di lavorare ad Addis Abeba e in tutta l’Etiopia?’ – abbiamo chiesto all’imperatore.

Il trattamento che tutte le nazioni civili prodigano a coloro che apportano benessere, con qualche cosa di più. L’Etiopia è un immenso e ricco territorio che ha bisogno delle braccia e del cervello di tutti. Può diventare rapidamente una nazione moderna, solo che i bianchi accettino di aiutarla con assoluto rispetto della libertà e della convenienza. L’esperimento italiano è stato a suo tempo molto fruttifero e chiarificatore. Gli abissini non potranno mai, da soli, adeguarsi alle esigenze della vita civile. Hanno bisogno di una guida, ma in un certo senso, sono degli ottimi allievi.’

In sostanza l’imperatore degli Etiopi è favorevole ad una corrente d’immigrazione graduale, attraverso la quale egli potrà realizzare i grandiosi piani di rinnovamento e di civilizzazione ai quali personalmente lavora.

E’ noto che Selassie ha inviato degli ingegneri etiopi a New York, a Londra e a Parigi, affinché si rendano conto di quello che si può fare in un territorio quasi vergine come l’Abissinia. Ha costituito inoltre un Ministero della Tecnica e dei Lavori, attraverso il quale pensa di organizzare e inquadrare tutti gli elementi utili del territorio.

Secondo i progetti, nel 1960 l’Etiopia dovrà essere posta sullo stesso piano delle nazioni civili con ordinamento, sistema ed una cultura che ne rendano facili i rapporti col mondo moderno.”

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Haile Selassie I in Italia

N.Adelfi – La Stampa – 10 Novembre 1970

“INTERVISTA IN TRENO CON HAILE SELASSIE

‘Le vicende tristi della guerra sono acqua passata’ – Apprezza negli italiani ‘la loro volontà di lavorare e il fatto che ovunque essi vadano cercano di vivere in armonia con la gente del posto’

S.Margherita L. 9 novembre.

Il treno messo a disposizione dell’Imperatore d’Etiopia dal presidente Saragat ha iniziato il viaggio da Roma a Santa Margherita Ligure alle 16,45. Il Negus si è subito appartato in compagnia di due cani che lo seguono dappertutto nei suoi viaggi, di razza ‘ciuoa’: sono piccoli, con gambe esili, orecchie a sventola. Nervosi e intelligenti. Il beniamino del Negus si chiama ‘Lulù’ e di lui si dice che ha qualità d’intuito e di premonizione addirittura straordinarie. Si racconta che lunghe e affettuose siano le conversazioni tra l’Imperatore e il suo diletto ‘Lulù’.

Ad un certo momento, grazie ad un ingegnoso apparecchio radio messo a punto dal colonnello Mario D’Enrico in appena tre giorni, il Negus ha potuto telefonare due volte ad Addis Abeba con i suoi familiari e con diversi ministri. Poi si è collegato col presidente Saragat e in francese gli ha rinnovato i suoi sentimenti di sincera gratitudine per la cordialità e l’affettuosità delle accoglienze ricevute a Roma, a Orvieto e a Viterbo.

Dopo Cecina il Negus ha acconsentito a ricevere nel saloncino presidenziale una decina di giornalisti italiani e stranieri. E’ toccato a me essergli presentato per primo, e a nome dei colleghi ho pregato l’imperatore di darci qualche impressione del suo viaggio in Italia, ora che la parte ufficiale era terminata.

Il Negus ha cominciato col rispondere in inglese, ma poi ha preferito continuare in amarico e via via una persona del suo seguito ci dava la traduzione, sempre in inglese.

Hailé Selassié ha esordito mettendo bene in chiaro che il suo non è un viaggio turistico. Quarantasei anni fa egli fu accolto dal governo italiano con manifestazioni di amicizia e ora egli è tornato in Italia per rafforzare quei legami e porli su una base più duratura. Le vicende tristi e sfortunate della guerra ormai sono acqua passata. Gli etiopi hanno veramente dimenticato quello che avvenne in quei tristi anni. Questo è dovuto soprattutto al fatto che sono mutate le condizioni del mondo e mutato è anche il governo in Italia. Dovunque egli si sia recato, ha proseguito il Negus, ha potuto vedere con quanta amicizia la gente comune lo ha accolto e lo ha acclamato.

Sul piano governativo le relazioni attuali tra l’Italia e l’Etiopia non potrebbero essere più amichevoli e i frutti si vedranno con l’ulteriore collaborazione politica ed economica.

Ad un certo punto l’imperatore ha ricordato che quando egli ritornò sul trono ad Addis Abeba invitò i suoi compatrioti a trattare gli italiani secondo le prescrizioni delle sante scritture. Essi acconsentirono di buona voglia e da quel momento i rapporti tra gli italiani che vivono in Etiopia e gli etiopi si sono sempre svolti in un clima di uguaglianza e di rispetto reciproco.

Il Negus ha messo poi l’accento sul contributo dato dagli italiani in Etiopia in tutti i campi, specialmente in quello economico. Ormai essi si sentono a casa loro e vivono in mezzo agli etiopi rispettandone le usanze e la mentalità. A una domanda di un collega l’imperatore ha detto che il tempo per odiare è passato. Ora nel mondo non dovrebbe esserci più posto per l’odio. Ad un’altra domanda ha risposto: ‘Le due qualità che più apprezzo negli italiani è la loro volontà di lavorare veramente esemplare e il fatto che ovunque essi vadano cercano di assuefarsi alle condizioni locali e di vivere in armonia con le genti del posto’.

A Livorno il treno ha sostato per pochi minuti, però sono stati sufficienti per far adunare un centinaio di persone attorno alla carrozza presidenziale. Insistenti applausi hanno indotto il Negus ad affacciarsi al finestrino. Scorta una donna con un bambino in braccio il Negus l’ha invitata ad avvicinarsi e ha messo nelle mani del bambino una medaglia con la sua effigie.”

“La Stampa” 10 Novembre 1970, articolo di Nicola Adelfi

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Haile Selassie I - Profezie

Il tributo dei Romani

Haile Selassie I in visita a Roma, il 6 Novembre 1970.
Nel vederlo accolto con i massimi onori dal Presidente Saragat sin dall’aeroporto, passare in parata dinanzi al Colosseo – storico luogo di tortura per milioni di Cristiani – accuratamente scortato dai corazzieri come “soldati romani” di alto rango, torna alla mente la profezia:
“Ecco, verrà nella nube del cielo, e Lo vedrà ogni occhio, pure quelli che l’hanno trafitto Lo scruteranno”. (Apocalisse 1,7)
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Haile Selassie I - Insegnamenti

Non bisogna seguire l’esempio di Napoleone

“Nel 1924 ho parlato assai lungamente con Mussolini. Abbiamo parlato nel suo ufficio per 4 ore… e mi ha assicurato di non avere alcuna intenzione di fare del male all’Etiopia, e quando mi ha detto questo, gli ho chiesto: ‘per quale ragione siete certo di non fare del male all’Etiopia?’ Ed egli mi ha assicurato, mi ha risposto ‘perché va molto bene, siamo molto amici, abbiamo fatto dei trattati, tutto questo…’ e in quel momento io gli dissi che Napoleone aveva detto ‘il trattato è un pezzo di carta’, e allora gli dissi ‘non bisogna seguire questo, il trattato è un trattato, bisogna rispettarlo’.”
— Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I —
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