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Poesia Spirituale

Non Ti Curar Di Loro

“La Divina Commedia di Dante, anche se Noi non l’ammirassimo, è un’opera colossale che tutto il mondo conosce ed ammira. Tuttavia, ciò che più amiamo e ricordiamo più volentieri, sono i versi : ‘non ti curar di loro ma guarda e passa’.”

(Haile Selassie I, 1962 Intervista a Gianni Bisiach)

“Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa.”

(Divina Commedia, Inferno Canto III, versi 49-51)

“Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca.”

(Apocalisse 3,15-16)

Quando il Sovrano
fu interpellato
riguardo al verso
preferito
che fosse ricordato
non è affatto vano
che questo
abbia citato
all’Italiano
che fu ritratto
dell’ignavo
quando in tutto
ha tollerato
l’abuso
del fascismo
assassino
contro il Regno
del primo avo,
il loro spirito
basso
è fatto
d’interesse proprio
senza principio
né valore
più ampio
triste destino
dell’anonimo
mediocre
galoppino
vuoto
d’idealismo
come un masso
sul selciato,
bada al soldo
e all’ingrasso
quotidiano
il trasformismo
giolittiano
perciò ha preso
la tessera
del partito
e in pubblico
lo vediamo
nell’entusiasmo
del grido
ma domani
è partigiano
gradasso,
ipocrita
nel passo
in buono
o cattivo
è soltanto
un ego lasso
animale
in cerca di coito
meschino
cibo e vino
così mi trascino
verso il giudizio
senza infamia
né lode
sul materasso,
ecco il castigo
Jah vomita
chi è tiepido
come sapore
disgustoso
e indeciso
non ti curar
del nemico
privo di significato
papa venduto
berlusconiano
improvvisato
scruta il viso
mostra l’occhio
determinato
del soldato,
osserva
il loro gioco
sia controllato
e arginato
ma ignora
il balocco
che inscenano
da schiavi
dello schiavo
il patto
che ti offrono
floscio
non scalfiscono
la storia e nemmeno
l’inconscio
dell’uomo sano,
inseguono
lo stendardo
dove il vento
l’ha mosso
fin nell’inferno
più fosco
e neppure
nel pozzo
è desiderato
non c’è leone
che sia turbato
o preoccupato
dallo sciame
moscerino
e losco
da cui è avvolto
e perseguitato.

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Babilonia

La Divina Commedia denuncia l’Apostasia Romana

“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.”
La Divina Commedia di Dante, Il più importante testo letterario della civiltà Italiana, il fondamento storico della stessa lingua italiana che utilizziamo, inizia dichiarando il suo smarrimento della retta via e la sua deviazione.
E pare che non lo comunichi soltanto in senso individuale, poiché ci tiene a parlare di una vita “nostra”, e richiama un livello sociale e collettivo di perversione storica, che si percepisce chiaramente seguendo la narrazione del testo. Basterebbe dire che si tratta dell’opera più ferocemente anti-Vaticana mai concepita dall’uomo, che seppellisce tra le torture dell’inferno quasi tutti i papi, ne contesta l’autorità e sferza violentemente la loro depravazione con tono profondamente profetico. Parla dello smarrimento di un’intera civiltà, e nessuno che lo insegni mai con limpidezza intellettuale e onesta applicazione al mondo contemporaneo.
I commentari liceali della Divina Commedia sono concepiti per rendere il suo insegnamento insopportabile, come quello di una favola erudita piena di nozioni ma priva di verità, ed astrarlo il più possibile dalle problematiche della vita reale. Nel caso di questo verso, sono più impegnati a meditare sul suo significato anagrafico (il mezzo della nostra vita media, 35 anni) che quello profondamente spirituale, e profondamente vero, che denuncia tutta la civiltà italiana, chiesa e stato, come storicamente “deviata”.
E quel “Nel mezzo” fa anche inevitabilmente pensare, in senso storico più ampio, che Dante viene nel Medio-Evo, in quell’epoca della storia che è considerata il “medio” tra due epoche, la prima delle quali scandita dalla venuta di Cristo, e la seconda (l’epoca moderna) da un evento di importanza evidentemente parallela. Come vedremo, Dante lo identificherà nella venuta di una figura messianica di liberazione politica, il “Veltro”, che non è altro che il Cristo nella Sua Seconda Venuta, e che avrebbe storicamente corretto la deviazione romana.
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Haile Selassie I - Insegnamenti

Haile Selassie I ha parlato di Dante Alighieri

“Ho desiderato celebrare la figura di Dante Alighieri perché è una figura universale illustre e ammirata dall’intero mondo. Noi proprio per questo desideriamo che tutti i lavori di Dante vengano tradotti in lingua amarica, per farli conoscere al nostro popolo.” (23 Marzo 1966, Intervista a M. Tremaglia)

“Accogliamo questa opportunità di essere presente qui oggi per inaugurare la Mostra presentata dal Governo Italiano in commemorazione del 700esimo anniversario della nascita del poeta immortale, Dante Alighieri. E’ un’occasione in cui siamo chiamati a guardare indietro su un vasto periodo di storia e dimorare per un momento sulle grandi maree di cambiamento che si sono formate e che hanno travolto il mondo nei sette secoli da quando il genio di Dante fu dato all’umanità.

Durante gli anni della vita di Dante e attraverso la sua magnifica ‘Divina Commedia’, che ha la Nostra profonda ammirazione, i primi bagliori del Rinascimento, il grande risveglio dello spirito umano che ha così tanto trasformato la natura della vita sul pianeta, si mostrarono innanzi. Dal tempo di Dante in poi le immense forze dell’intelletto e dell’immaginazione umani vennero dirette con crescente concentrazione ed effetto sulla natura dell’uomo e le sue relazioni con i suoi simili e con il mondo.

I brillanti conseguimenti realizzati durante in Rinascimento – e in verità lungo tutta la storia ricordata – portano fedele testimonianza del genio e della capacità dell’uomo. Qui in Africa, in questo stesso secolo, un’ulteriore testimonianza di queste qualità si sta dispiegando dinanzi ai nostri occhi. L’Etiopia e i suoi stati sorelle stanno ora esperendo il proprio rinascimento, ricreando dalla loro antica e gloriosa civiltà una nuova via di vita e speranza. Il grande fermento intellettuale che si è affermato di questo continente fornisce un forte parallelo moderno al grande risveglio dell’Europa che ebbe inizio in una piccola città della Toscana, così tanto tempo fa.” (11 Marzo 1966)

“La Divina Commedia di Dante, anche se Noi non l’ammirassimo, è un’opera colossale che tutto il mondo conosce ed ammira. Tuttavia, ciò che più amiamo e ricordiamo più volentieri, sono i versi : ‘non ti curar di loro ma guarda e passa’.” (1962 Intervista a Gianni Bisiach)

“Tra i poeti, Sua Maestà Imperiale preferisce Dante” (Informazioni per la Stampa, testo in italiano del governo imperiale del 1967)

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