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Meditazioni

Il Terzo Occhio / L’Occhio della Mente

“E’ l’occhio interiore, più che il possesso della vista, che è necessario per l’acquisizione dell’educazione. L’educazione è un mezzo che alleva e coltiva il potere di osservazione, la lungimiranza e l’abilità di giudicare di ognuno. Il ritardo e la cecità della mente costituiscono la più grande afflizione dell’umanità.”

— Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I —

L‘Occhio Interiore, o Terzo Occhio, o Occhio della Mente, è il primo punto che tocchiamo quando facciamo il Segno della Croce.
In esso dimora la percezione personale della coscienza e il fondamento spirituale del corpo.
Da esso tutti i sensi e tutte le visioni fisiche si originano, e ad esso ritornano quando si sommano e sintetizzano.
Da esso parte il comando della volontà e la guida dello spirito sulla carne.
Se i due occhi fisici sono i due Piatti delle Bilance, esso è il Fulcro e l’Ago, che di due fa uno. In questo si rivela la posizione della mente libera, in equilibrio tra spirito e corpo, 5 pensieri buoni e 5 pensieri cattivi.
Conoscenza ed educazione lo vanno a nutrire e rafforzare, lo allevano come un figlio e lo coltivano come una pianta, che cresce, fiorisce e fruttifica.
Si esprime in tre poteri di visione: l’osservazione, che è il microscopico; la lungimiranza, che è il telescopico; e il giudizio, che ne è la sintesi.
Soltanto il Terzo Occhio può vedere sé stesso, nel mistero della riflessione speculare. Quando si apre, si vede solo, che tutto vede ma non è visto, se non da sé stesso.
Molti ritardano questa esperienza drammatica, e si attardano nel tempo, moltiplicando le doglie per farli venire alla luce.
L’ignoranza è il demone più tenace e resistente, poiché persino il saggio sa di esserne affetto.
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Etiopia - Bibbia e Profezie

L’Etiopia è il Paradiso Originale di Adamo ed Eva

L’Etiopia è il primo paese – tuttora riconoscibile con il suo nome biblico sui nostri atlanti – citato nella Bibbia, e questa citazione avviene nelle sue primissime pagine, quelle che descrivono la creazione del mondo e dell’uomo, l’origine di tutto.

Nella Genesi (capitolo 2, 10-13), descrivendo il Paradiso (“Ghennete Edom” in lingua etiope), il profeta afferma: “Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di Avìla, dove c’è l’oro e l’oro di quella terra è fine; qui c’è anche la resina odorosa e la pietra d’ònice. Il secondo fiume si chiama Ghion: esso scorre intorno a tutto il paese d’Etiopia.”

Secondo la stessa Genesi, capitolo 10, Avila non è altro che una figlia dell’Etiopia, e dunque una regione ad essa contigua. La Scrittura sta perciò descrivendo la Valle del Nilo nelle sue due principali ramificazioni (Nilo Bianco e Nilo Azzurro) come cuore originario del Paradiso Terrestre, lì dove Dio avrebbe posto i progenitori dell’intero genere umano, Adam ed Hewan, e la dimora primigenia dell’umanità.

Ciò è scientificamente confermato da tutti gli studi archeologici e paleontologici, che riconducono all’Etiopia sia il primo ominide (Lucy, l’Austrolopitecus Afarensis, così chiamato poiché ritrovato in Afar, regione dell’Etiopia) che l’homo sapiens più antico (proveniente, guarda caso, dalla Valle dell’OMO, in Etiopia). Recenti studi hanno inoltre dimostrato come l’Etiopia contenga tutto il patrimonio genetico dell’umanità e sia dunque la sua naturale origine storica. La sua GENESI.

“allora il Signore Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo” (Genesi 2, 7). Questo passo indica come l’essenza stessa dell’uomo, di ogni uomo originatosi da Adamo, sia tratta dalla terra dell’Etiopia e, conseguentemente, ad essa si leghi spiritualmente nel destino. Parliamo così di “etiopicità” della natura umana, come di un concetto razziale universale e basilare per la conoscenza di noi stessi. Ecco perché il profeta Geremia afferma:

“Cambia forse un Etiope la sua pelle
o un leopardo le sue macchie?”
(Geremia 13,23)

Ammettendo così che la pelle dell’Etiope sia naturale per la specie umana così come le macchie per il leopardo, e che sia un tratto essenziale ed eterno dell’uomo, ben superiore al concetto assolutamente mutevole di pigmentazione.

“tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!».” (Genesi 3, 19). Da quale terra è stato tratto l’uomo, a cui dovrà necessariamente ritornare ? Il Ritorno all’Etiopia risuona ineludibile e inevitabile come la morte stessa, in cui saremo riportati al nero ventre della terra, dacché veniamo dal nero ventre di nostra madre. E’ il tanto celebrato “Ritorno alla Terra”, così come il ritorno alla radice nera che visualizziamo tutti i giorni nel sonno. Aldilà di tutte le chiacchiere degli sciocchi, pare che il Rimpatrio Etiope Universale sia cosa certa e indisputabile come la morte.

Dal punto di vista cristologico, questo implica che Cristo stesso, nel suo carattere di Padre Universale, Uomo Perfetto e sostituto di Adamo per la purificazione dell’umanità dal peccato da lui compiuto, deve essere Etiope, in tutto equivalente ad Adamo:

“Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo (…) il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.” (I Corinzi 15)

Riguardo a questo mistero, dopo il peccato di Adamo Dio dice, in vista dell’incarnazione della sola Persona del Figlio in Cristo: “Ecco che l’uomo è diventato come Uno di Noi”. (Genesi 3, 22)

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I&I Rasta Meditazioni

La Gioia Vana del mondo

“Il malvagio ci ha portato via in cattività
e ci ha chiesto di cantare un canto
e come possiamo cantare il canto di Re Alfa in una terra straniera ?”
Così risuona un fondamentale canto Nyabinghi dei Rasta, citando a sua volta il Salmo 136 di Davide.
E’ tipico di Babilonia invitarci a cantare spensieratamente in trenino, attraverso la sua radio e la sua televisione, e dimenticare tutte le corruzioni della terra e la lotta per la liberazione.
In verità, la serietà della conoscenza e dei principi, che produce la coscienza profonda dei problemi, è il fondamento spirituale di ogni gioia, affinché sia durevole e non una fumosa esaltazione emotiva ingiustificata, che si tramuta presto in debolezza personale e morale.
Prima di gustare la torta, bisogna imparare a mangiare le verdure amare dello sforzo. Dulcis in fundo.
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Chiesa Ortodossa Etiope Meditazioni

Non abbiamo Dogmi ma Misteri

Quando usiamo la parola latina “dogma”, intendiamo un concetto assolutamente inarrivabile alla comprensione umana, che deve essere passivamente accettato per fede. E’ una parola latina che riflette la stretta mentalità della Chiesa Romana che l’ha elaborata. Tuttavia, dovremmo ricordarci che la cultura biblica non è in origine romana, ma semitica e afro-orientale, e che certe etimologie pagane ci distolgono dall’intendimento originale della spiritualità giudeo-cristiana, mescolandolo con quello dei suoi oppressori.
In Etiopia, dove tutti questi caratteri storici ed etnici si preservano inalterati sino ad oggi, la formula di fede non è fatta di “dogmi”, ma di MISTERI (M(e)stir ምሥጢር / M(e)stirat ምሥጢራት). I 5 concetti fondamentali della teologia Etiopica, i cosiddetti 5 Pilastri (Hamistu Aemad), sono anche chiamati “Misteri della Divinità” (Mestirate Melekot), e questa parola non implica che il fedele non possa coglierli, ma che, proprio come tutti i grandi misteri della realtà, si rivelino e non si calcolino, e siano ricevuti dall’intelletto per mezzo dello spirito, l’unico che può intuirne l’assoluta verità. Nella vita spirituale autentica dell’Etiopia, essi si manifestano in perfetta chiarezza e consistenza, e portano con sé un’estesa ricchezza sapienziale.
Anche nella scienza logica della matematica bisogna stabilire in principio degli assiomi fondamentali, che seppur non dimostrabili, sono intuitivamente certi ed essenziali per qualunque operazione e calcolo. La loro epistemologia, come direbbero i grandi filosofi, e comparabile a quella dei Misteri religiosi, e similmente quest’ultimi sono fondamentali e primari per la conoscenza generale di una persona equilibrata e ragionevole.
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Haile Selassie I - Profezie

L’Istituto Luce Immortalò l’UNO (ONE) – 1930

Foto del 2 Novembre 1930, Incoronazione di Haile Selassie I ad Addis Abeba.

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Haile Selassie I - Profezie

L’Icona di Santa Caterina sul Monte Sinai

A sinistra l’Imperatore Haile Selassie I nel 1924 in Italia, in visita ufficiale.
A destra “Cristo Pantocratore” (dominatore di tutto) un’icona del 5° o 6° secolo dopo Cristo, scoperta da George Soteriou nel 1930 (anno dell’Incoronazione) nel Monastero Ortodosso di Santa Caterina sul Monte Sinai, lì dove Mosè vide il Volto di Dio.
L’icona riporta un’inusuale Cristo con i capelli corti – descrivendolo nel Suo carattere imperiale (pantocrator) – ed è una delle più antiche rappresentazioni artistiche esistenti del volto di Iyesus.
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Guerra Italo-Etiopica

La Vittoria Di Adwa – 1° Marzo 1896

Il 1° Marzo 1896 l’Imperatore Menelik II sconfiggeva l’esercito italiano ad Adwa, nel Nord dell’Etiopia. I soldati Italiani, che avevano occupato l’Eritrea e volevano invadere l’entroterra, furono quasi completamente sterminati, e i pochi sopravvissuti catturati e schiavizzati. Il Governo Crispi cadde immediatamente e la notizia ebbe un tremendo impatto mediatico e politico di portata internazionale.
La vittoria di Adwa fu la prima di un paese Africano contro una potenza occidentale in epoca coloniale: una vittoria che difese la dignità e libertà Africana in tempi di totale oppressione e discriminazione, e che diede speranza di riscatto e liberazione a tutti i poveri e abusati della terra…
Il massimo generale di Menelik ad Adwa fu Ras Makonnen, padre di Haile Selassie I, che combattè eroicamente e fu anche ferito ad una spalla. Haile Selassie I all’epoca aveva soltanto 4 anni, e l’invasione romana fu tradizionalmente interpretata come la “strage degli innocenti” di Erode, che tentò di sradicare il Cristo nella Sua prima infanzia.
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I&I Rasta

RastafarI Elders – Ras Mortimo Planno

Il Patriarca Rastafari Mortimer “Kumi” Planno, fu maestro e guida spirituale di Bob Marley, eccellente percussionista nyabinghi, e autore dei testi di molte canzoni e preghiere fondamentali della tradizione Rasta, come “Haile Selassie I is the Chapel” e “The Good Lord” degli Abyssinians.

Fu anche membro della delegazione RastafarI che incontrò personalmente Haile Selassie I negli anni ’60. Questa visita avrebbe poi stabilito le basi della visita di Sua Maestà in Jamaica, nell’Aprile 1966, quando una folla oceanica attorniò l’aereo imperiale, e Ras Planno fu chiamato dal governo Jamaicano a fare strada al Re: lo si può ancora vedere in alcuni video, nella sua lunga tunica bianca e col suo bastone mosaico, che apre e divide profeticamente il mare di folla al passaggio di Janhoy.

Ci ha lasciato diverse opere di grande sapienza, tra cui la sua maggiore “The Most Strangest Man of the Earth”, in cui definisce il Rasta “L’uomo più stranissimo della terra”, ovvero colui che segue la ragione divina, che è follia per quella umana. La sua filosofia, naturalmente caratterizzata dall’enfasi per la liberazione politica e anti-coloniale che il Regno di Dio rappresenta, si distingue per la forte radicazione nella religiosità biblica e nella cultura etiopica, e dunque per la valorizzazione della lingua e filologia etiopica, come strumento di purificazione logica anti-coloniale.

Il suo ruolo determinante nella formazione e nelle scelte di Bob Marley lo rende particolarmente meritevole di onore e memoria, e ci ricorda come dietro ogni suono di potenza vi sia prima una parola di sapienza.

Che ogni patriarca riposi nel potere.

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Haile Selassie I - Insegnamenti

Haile Selassie I ha parlato di Dante Alighieri

“Ho desiderato celebrare la figura di Dante Alighieri perché è una figura universale illustre e ammirata dall’intero mondo. Noi proprio per questo desideriamo che tutti i lavori di Dante vengano tradotti in lingua amarica, per farli conoscere al nostro popolo.” (23 Marzo 1966, Intervista a M. Tremaglia)

“Accogliamo questa opportunità di essere presente qui oggi per inaugurare la Mostra presentata dal Governo Italiano in commemorazione del 700esimo anniversario della nascita del poeta immortale, Dante Alighieri. E’ un’occasione in cui siamo chiamati a guardare indietro su un vasto periodo di storia e dimorare per un momento sulle grandi maree di cambiamento che si sono formate e che hanno travolto il mondo nei sette secoli da quando il genio di Dante fu dato all’umanità.

Durante gli anni della vita di Dante e attraverso la sua magnifica ‘Divina Commedia’, che ha la Nostra profonda ammirazione, i primi bagliori del Rinascimento, il grande risveglio dello spirito umano che ha così tanto trasformato la natura della vita sul pianeta, si mostrarono innanzi. Dal tempo di Dante in poi le immense forze dell’intelletto e dell’immaginazione umani vennero dirette con crescente concentrazione ed effetto sulla natura dell’uomo e le sue relazioni con i suoi simili e con il mondo.

I brillanti conseguimenti realizzati durante in Rinascimento – e in verità lungo tutta la storia ricordata – portano fedele testimonianza del genio e della capacità dell’uomo. Qui in Africa, in questo stesso secolo, un’ulteriore testimonianza di queste qualità si sta dispiegando dinanzi ai nostri occhi. L’Etiopia e i suoi stati sorelle stanno ora esperendo il proprio rinascimento, ricreando dalla loro antica e gloriosa civiltà una nuova via di vita e speranza. Il grande fermento intellettuale che si è affermato di questo continente fornisce un forte parallelo moderno al grande risveglio dell’Europa che ebbe inizio in una piccola città della Toscana, così tanto tempo fa.” (11 Marzo 1966)

“La Divina Commedia di Dante, anche se Noi non l’ammirassimo, è un’opera colossale che tutto il mondo conosce ed ammira. Tuttavia, ciò che più amiamo e ricordiamo più volentieri, sono i versi : ‘non ti curar di loro ma guarda e passa’.” (1962 Intervista a Gianni Bisiach)

“Tra i poeti, Sua Maestà Imperiale preferisce Dante” (Informazioni per la Stampa, testo in italiano del governo imperiale del 1967)

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Etiopia - Storia, Costumi e Territorio

La Terra di Dio

“Nessun paese nel mondo è così pieno di chiese, monasteri ed ecclesiastici come l’Abissinia; non è possibile cantare in una chiesa o monastero senza essere uditi da un’altra, o forse da svariate.”
Il Gesuita Jeronimo Lobo (1624)
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