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Non abbiamo Dogmi ma Misteri

Quando usiamo la parola latina “dogma”, intendiamo un concetto assolutamente inarrivabile alla comprensione umana, che deve essere passivamente accettato per fede. E’ una parola latina che riflette la stretta mentalità della Chiesa Romana che l’ha elaborata. Tuttavia, dovremmo ricordarci che la cultura biblica non è in origine romana, ma semitica e afro-orientale, e che certe etimologie pagane ci distolgono dall’intendimento originale della spiritualità giudeo-cristiana, mescolandolo con quello dei suoi oppressori.
In Etiopia, dove tutti questi caratteri storici ed etnici si preservano inalterati sino ad oggi, la formula di fede non è fatta di “dogmi”, ma di MISTERI (M(e)stir ምሥጢር / M(e)stirat ምሥጢራት). I 5 concetti fondamentali della teologia Etiopica, i cosiddetti 5 Pilastri (Hamistu Aemad), sono anche chiamati “Misteri della Divinità” (Mestirate Melekot), e questa parola non implica che il fedele non possa coglierli, ma che, proprio come tutti i grandi misteri della realtà, si rivelino e non si calcolino, e siano ricevuti dall’intelletto per mezzo dello spirito, l’unico che può intuirne l’assoluta verità. Nella vita spirituale autentica dell’Etiopia, essi si manifestano in perfetta chiarezza e consistenza, e portano con sé un’estesa ricchezza sapienziale.
Anche nella scienza logica della matematica bisogna stabilire in principio degli assiomi fondamentali, che seppur non dimostrabili, sono intuitivamente certi ed essenziali per qualunque operazione e calcolo. La loro epistemologia, come direbbero i grandi filosofi, e comparabile a quella dei Misteri religiosi, e similmente quest’ultimi sono fondamentali e primari per la conoscenza generale di una persona equilibrata e ragionevole.
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