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Haile Selassie I - Insegnamenti

La Chiesa è il nostro cuore

“La Chiesa non è soltanto un edificio. La Chiesa è il fedele compimento della vita Cristiana e dei suoi requisiti. Dunque, come il nome si applica agli edifici, così è il nostro cuore la Chiesa in cui Dio dimora”.
— Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I —
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Haile Selassie I - Insegnamenti

Governare i desideri

“L’uomo desidera molte cose, ma è dovere e responsabilità individuale desiderare le cose appropriate”.
— Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I —
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Haile Selassie I - Insegnamenti

Si raccoglie ciò che si semina

“Per sostenere sé stesso e contribuire con la propria quota al benessere degli uomini suoi simili e della società, l’uomo deve lavorare con risolutezza e industriosità. Egli può soltanto raccogliere ciò che ha seminato. Sono qui degne di nota le significative parole di San Paolo, quando disse che ‘Se qualcuno non lavora, non dovrebbe nemmeno mangiare’.”
— Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I —
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Haile Selassie I - Insegnamenti

Gli Esseri Umani sono precisamente gli stessi

“Devo dire che nero e bianco come forma di discorso, come un mezzo per giudicare il genere umano, dovrebbero essere eliminati dalla società umana. Gli esseri umani sono precisamente gli stessi, di qualunque colore, razza, credo o origine nazionale possano essere.”

— Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I —

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Bob Marley

Il Rasta è l’Uomo dal Cuore Nero

“Io vedo un sistema bianco, un sistema che chiamo Roma e che dobbiamo superare. Io sto dalla parte del nero, che si pronuncia b-l-a-c-k, non b-l-o-c-k, che significa bloccare. Chiunque accetti Selassie I nel suo cuore è nero. Io non vedo pelle bianca o pelle nera”.
Bob Marley, Intervista con Lee O’Neill, Boston 1980
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Haile Selassie I - Vita e Opere

Haile Selassie I ad Orvieto e Viterbo – 9 Novembre 1970

“La giornata di ieri, domenica, ha avuto uno spiccato carattere turistico. L’imperatore, accompagnato dal ministro degli Esteri, on. Moro, poco prima delle 11 è giunto in automobile a Orvieto, percorrendo l’Autostrada del Sole per un buon tratto. C’era molta folla ad aspettarlo a Orvieto, e le accoglienze sono state più che festose.
L’ospite ha visitato i principali monumenti della città, e quando si è affacciato a un balcone per ammirare la facciata del celebre Duomo, la folla lo ha acclamato a lungo. Ogni qualvolta la cordialità popolare travalicava i limiti posti dal cerimoniale, Haile Selassie non se ne adontava. Sorrideva anzi, e alle autorità preoccupate diceva con un sorriso: ‘ça va, ça va’.
La città di Orvieto ha fatto alcuni doni all’imperatore. Quello che egli ha apprezzato in modo particolare, per il suo significato simbolico, è un’icona etiopica. Trentacinque anni fa, mentre si aggirava tra le macerie di una chiesa bombardata nel Tembien, un ufficiale italiano, il signor Giovanni Battista De Monte, trovò quell’immagine sacra ridotta molto male. Provvide a restaurarla e al momento del suo rimpatrio in Italia dall’Etiopia, nel 1947, si portò appresso l’icona. Il De Monte risiede ora a Empoli. Quando apprese che il Negus si sarebbe recato a Orvieto, decise di fargli omaggio di quel suo ricordo di guerra.
Nella tarda mattinata il lungo corteo di automobili è arrivato a Viterbo, ha percorso a passo d’uomo le buie stradine del quartiere medievale e ha sostato davanti alla Prefettura. Anche a Viterbo molta folla, piena di curiosità e di cordialità. È seguita una colazione a Bagnaia, nella Villa Lante: quarantacinque coperti. Fu costruita, quella villa, su progetto del Vignola nel corso di un intero secolo, tra il 1477 e il 1578. I giardini all’italiana sono tra i più splendidi e armoniosi del Rinascimento: molte fontane – anche del Giambologna – cascate e giochi d’acqua a ogni passo, e ognuno più bello dell’altro, con gran dispiego di ingegnosità e di fantasia.
L’imperatore conversava in francese con l’on. Moro, spesso sorrideva ammirato. Peccato che il cielo fosse coperto, e umida l’aria, si rammaricava il ministro italiano. E l’imperatore scuoteva il capo, rispondeva: ‘ça va, ça va’.
(“La Stampa”, 9 Novembre 1970)
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I&I Rasta Meditazioni

La Gioia Vana del mondo

“Il malvagio ci ha portato via in cattività
e ci ha chiesto di cantare un canto
e come possiamo cantare il canto di Re Alfa in una terra straniera ?”
Così risuona un fondamentale canto Nyabinghi dei Rasta, citando a sua volta il Salmo 136 di Davide.
E’ tipico di Babilonia invitarci a cantare spensieratamente in trenino, attraverso la sua radio e la sua televisione, e dimenticare tutte le corruzioni della terra e la lotta per la liberazione.
In verità, la serietà della conoscenza e dei principi, che produce la coscienza profonda dei problemi, è il fondamento spirituale di ogni gioia, affinché sia durevole e non una fumosa esaltazione emotiva ingiustificata, che si tramuta presto in debolezza personale e morale.
Prima di gustare la torta, bisogna imparare a mangiare le verdure amare dello sforzo. Dulcis in fundo.
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Arte Visiva

L’Arte di Ras Jata (Ed Jones) – Krstòs

Kr(e)stòs ክርስቶስ Cristo

 

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Haile Selassie I - Testimonianze Liberazione Africana

L’inchino di Miriam Makeba

La grande cantante SudAfricana Miriam Makeba si inchina solennemente dinanzi ad Haile Selassie I nel 1963.

Miriam Makeba è stata un importante attivista panafricana, ed è recentemente morta in Italia, a Castel Volturno, dopo un concerto contro la camorra e a sostegno della comunità africana oppressa.

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Guerra Italo-Etiopica

Il 5 Maggio 1941, Liberazione dell’Etiopia dal Fascismo

YeNetzannet Qen

L’Etiopia fu liberata dal Fascismo, prima tra tutte le nazioni del mondo, il 5 Maggio 1941.

Rileggete quella vecchia poesia di Manzoni (5 Maggio), per cogliere l’eternità profetica dell’evento. Moriva Napoleone, il Leone di Napoli. E qui muore “Napoloni” (come il buon Charlie Chaplin chiama Mussolini nel “Grande Dittatore”). Eterno mistero dell’italiano imperialista esaltato, e poi calpestato.

E tuttavia perdonato. Perché non siamo in Yugoslavia e non c’è Tito, c’è lo Spirito di Cristo, e seppur la vittoria nel 1941 sia lontana, la prima cosa che fa il Re al rientro è garantire l’amnistia a tutti i suoi nemici, e una fetta consistente di famiglie italiane è tutt’ora viva a motivo di questa grazia ignorata, di cui loro non sarebbero capaci.

Nella foto, Haile Selassie I calpesta una bomba inesplosa, sotto lo sguardo attonito dei suoi soldati, e si fa fare una foto. Erano i giorni dell’invasione, e gli Italiani gassavano la popolazione con l’iprite, ed abusavano slealmente di tutti i loro vantaggi tecnologici. Haile Selassie I è in prima linea, sotto le bombe, sotto il fuoco, con la mitragliatrice in mano, con il piede sulla bomba. Partigiano prima dei Partigiani. Difensore degli oppressi.

E Mussolini, chi l’ha mai visto combattere la guerra che lui stesso aveva originato ? Finirà appeso e sputato, mentre il Re riprenderà posto sul Suo trono d’oro.

Come sapeva molto bene quel giorno, in cui decise di farsi fare una foto “da incosciente”, per dare speranza a tutti i popoli dei mondo spaventati dal fascismo.

Lui, nel mezzo del diluvio di fuoco, era così tranquillo..

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