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Radici Africane

La Madonna Etiope di Tindari – Nigra Sum Sed Formosa

Madonna Nera con Cristo Nero nel Santuario Cattolico di Tindari, Sicilia.
Sotto i piedi della Vergine, la scritta: NIGRA SUM SED FORMOSA.
E’ una citazione della Bibbia in latino, precisamente dal Cantico dei Cantici di Salomone 1,5. “Io sono nera e bella” c’è scritto nell’originale etiopico e greco; il latino di Gerolamo sostituisce la congiunzione “e” con “ma” (SED), a riflesso della tipica mentalità razzista di Roma.
La persona che parla nel Cantico dei Cantici è la Regina Makeda di Saba ed Etiopia, e l’intero cantico è dedicato alla descrizione dell’amore tra Salomone e Makeda. Tradizionalmente, viene anche interpretato come un allegoria dell’amore tra Cristo e Sua Madre, che viene dunque identificata con l’Etiope, Etiope proprio come la moglie di Mosè e come la Terra Originale nostra madre.
E come vediamo rappresentato nella statua, Etiope sarà anche il figlio che da Lei uscirà.
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Haile Selassie I - Video

RAI – XX Secolo – L’Imperatore d’Etiopia – di Gianni Bisiach 1996

Rotocalco di Gianni Bisiach andato in onda sulla Rai nel 1996. Puntata interamente dedicata alla vita dell’Imperatore Haile Selassie I.

 

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Haile Selassie I - Video

Incontro con l’Imperatore d’Etiopia – Gianni Bisiach – 1962

Enzo Biagi introduce l’intervista di Gianni Bisiach nel 1962 con Hailé Selassié, Imperatore di Etiopia. Il racconto della storia della nazione e della vita del Neguse Neghest, Re dei Re. Nella residenza imperiale, parla dei rapporti tra Italia e Etiopia, del contributo del lavoro italiano per lo sviluppo del paese e del suo impegno per l’unità africana. Il Negus passeggia nel giardino, circondato dai nipoti e dagli animali del suo piccolo zoo privato.

Documentario della RAI andato in onda il 25 Giugno del 1962

Regia di Gianni Bisiach.

 

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Chiesa Ortodossa Etiope

Quaresima Etiope – tutte le varie fasi e ragioni teologiche

Franco Battiato una volta celebrò la Pasqua Etiope in una delle sue canzoni, e certamente si tratta di un argomento che merita di essere conosciuto ed approfondito, dacché è in grado di restituirci il senso spirituale originale di quello che qui è ormai smarrito in una consuetudine incosciente e morente.
In Etiopia, il tempo pasquale è introdotto dall’A’by Tzom (ዐብይ ጾም) ovvero il “grande digiuno” che precede la commemorazione della Passione e Resurrezione del Signore. Esso è uno dei 7 periodi di digiuno fondamentali comandati dalla tradizione: con i suoi 56 giorni di astinenza, si presenta come il più lungo digiuno nella storia di ogni religione, persino più lungo del Ramadan e delle altre Quaresime cristiane.
L’Aby Tzom è scandito in 8 settimane, a loro volta suddivise in 3 fasi distinte:
1) Nella prima settimana c’è il periodo preparatorio dello Tzome Herqal, ovvero la commemorazione dell’Imperatore cristiano Eraclio di Bisanzio, vincitore contro i Persiani che avevano trafugato la Croce di Cristo in Gerusalemme.
2) 6 settimane di Tzome Arba, ovvero la Quaresima, il periodo di 40 giorni che il Cristo compì nel deserto di Qorontos, vicino Gerico, ad immagine dei 40 giorni di digiuno compiuti da Mosè sul Sinai, per ricevere la Legge.
3) la Settimana dei Dolori (Semune Hemamat), ovvero quella in cui il Signore patì e morì.
Il digiuno etiopico impone astinenza completa da acqua e cibo dalla mezzanotte fino alle 15:00, o anche fino al tramonto in forma più rigorosa. E’ concesso un solo pasto, ma carne pesce e derivati animali sono vietati, così come i dolciumi più raffinati. Idealmente, colui che digiuna dovrebbe rinunciare anche alla sessualità, al fumo e alla musica (è concesso soltanto l’ascolto della beghenà e di canti spirituali dal tono doloroso).
Il Digiuno non è soltanto della lingua (non mangiare e non parlare carnalmente), ma anche dell’occhio (non guardare o immaginare cose carnali) e dell’orecchio (non ascoltare cose carnali).
Le 7 settimane della Quaresima Etiope sono caratterizzate da 7 differenti meditazioni spirituali, la loro domenica di inizio ha un nome specifico e sono legate ad aspetti ed eventi della vita del Signore.
1. Zewerede – ዘወረደ (7 Marzo): “Colui che scese”. E’ la fase preparatoria, e si medita sull’umile discesa di Dio sulla terra, sul Suo abbassamento al livello umano per la nostra salvezza, attraverso la Sua Incarnazione nel Ventre di Maryam.
2. Qeddest – ቅድስት (14 Marzo): “Santa”. Si medita sulla santità della vita e sulla dedizione ai valori spirituali, che il Signore insegnò nel Suo discorso della Montagna (Matteo 5) dopo essere entrato nel deserto ed essere stato tentato lì dal diavolo (Matteo 4). Egli ha praticato il digiuno come strumento di santificazione, dacché Adamo ed Eva caddero proprio per un cibo, e tramite il digiuno noi possiamo esercitare il controllo delle passioni carnali e riscattarci.
3. Mekwerab – ምኵራብ (21 Marzo): “Sinagoga”. Si ricorda quando, dopo il Suo miracolo alle nozze di Cana, il Signore andò nel Tempio di Gerusalemme e rimproverò violentemente i Giudei, secondo quanto narrato in Giovanni 2. Si medita sulla necessità di custodire pulito e ordinato il nostro Tempio corporale e mentale, discernere spirito e materia senza mescolarle indebitamente, e stabilire un equilibrio morale.
4. Medzagwe – መፃጕዕ (28 Marzo): “Paralitico”. Si ricorda quando il Signore guarì il Paralitico, che fu poi in grado di sollevare il suo lettino e andare via agilmente con esso, secondo quanto narrato in Giovanni 5. Si medita sulla radice spirituale di ogni malattia fisica, e la possibilità di guarire effettivamente attraverso la preghiera e l’esercizio della fede.
5. Debre Zeyt – ደብረ ዘይት (4 Aprile): “Monte degli Ulivi”. E’ uno dei titoli con cui viene definita la Seconda Venuta di Cristo, dacché Egli insegnò riguardo ad essa in quell’area di Gerusalemme, secondo la narrazione di Matteo 24. Il Cristo deve tornare una seconda volta nella Potenza della Resurrezione, sconfiggere l’Anticristo e regnare corporalmente sul mondo per 1000 anni: alla fine di questo periodo, proclamerà la resurrezione universale e giudicherà definitivamente l’umanità.
6. Gebr Hier – ገብር ኄር (11 Aprile): “Servo Buono”. Si riferisce alla parabola narrata dal Signore in Matteo 25, in cui il buon servo, che ha amministrato saggiamente i talenti donatigli dal Padrone, li fa fruttare e restituisce con l’interesse, ricevendo la Sua lode. La parsimoniosa e produttiva amministrazione del nostro “capitale” spirituale e materiale è al centro di questa meditazione.
7. Niqodimos – ኒቆዲሞስ (18 Aprile): “Nicodemo”. Si fa riferimento a quando Nicodemo, uno dei capi dei farisei, andò di notte, di nascosto, ad interrogare il Cristo riguardo ai misteri spirituali, secondo quanto narrato in Giovanni 3. Il Cristo rimprovererà la carnalità del suo pensiero e lo istruirà riguardo alla necessità della rinascita battesimale per ottenere la salvezza. Battesimo che è la partecipazione spirituale alla morte e resurrezione del Cristo che si andrà a celebrare nella settimana successiva e finale.
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Etiopia - Storia, Costumi e Territorio

Chiesa di San Giorgio – Addis Abeba

Chiesa di Qeddus Ghiorghis (San Giorgio), ad Addis Abeba.

Qui Haile Selassie I fu incoronato il 2 Novembre 1930 come Re dei Re dell’Etiopia.

La Chiesa a base ottagonale fu costruita nel 1896 dagli italiani fatti prigionieri nella battaglia di Adwa, e fu disegnata da un italiano, Sebastiano Castagna, che diventò l’ingegnere ufficiale di Menelik II dopo il conflitto, e sposò una nobile etiope.

Trovate qualche notizia biografica su Sebastiano Castagna qui:

http://www.superstoria.it/explorer/visualizza.asp?id=464

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Cucina I-Tal ed Etiope Etiopia - Storia, Costumi e Territorio

In Etiopia si Mangia con le Mani

In Etiopia si mangia con le mani, così come era tradizione biblica. Nella Bibbia non vengono mai nominate posate nelle descrizioni delle mense, e nell’ultima cena il Cristo prese il pane, lo spezzò con le mani e porse il boccone ai suoi discepoli.
L’usanza di imboccare i propri familiari e amici, come gesto d’amore insegnato dal Signore stesso, è ancora oggi custodita in Etiopia e viene chiamata “gursha”.
In Etiopia dunque, proprio come nella Bibbia, c’è il contatto diretto con il cibo, che permette di assaporarlo e apprezzarlo meglio, e la sua condivisione sociale, dacché il tavolo è circolare e più persone mangiano con le mani nello stesso piatto senza scandalo.
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Bob Marley Haile Selassie I - Vita e Opere

Il Discorso di Haile Selassie I alle Nazioni Unite, e “War” di Bob Marley

Era il 6 Ottobre 1963, quando Haile Selassie I parlò alle Nazioni Unite, ad un Assemblea di rappresentanti gremita e attenta. Egli era stato il primo capo di Stato a rivolgersi personalmente alla Società delle Nazioni (predecessore dell’ONU) nel 1936, e sarebbe stato l’unico statista della storia ad aver parlato personalmente ad entrambe le istituzioni internazionali.
Quel discorso memorabile, in cui il Re analizzava e denunciava impeccabilmente tutte le problematiche fondamentali del sistema mondiale, segnò la nascita di nuove idee, nuovi concetti, nuove energie.
All’interno del testo stampato dal governo etiopico, troviamo una sezione distinta anche nella formattazione, che riporta una sorta di lirica, scandita da 9 “finché” (until), che colpì naturalmente l’intelligenza di Bob Marley: riconoscendovi un palese invito al canto, egli la mise in musica nel famoso brano “War”, pubblicato nell’album “Rastaman Vibration” del 1976.
Il discorso si conclude con l’invito a diventare tutti membri di una “NUOVA RAZZA”: un’espressione fortissima, che ribaltò il concetto vecchio di razza, come qualcosa di immutabile che si eredita, in un concetto nuovo e liberatorio, come qualcosa che si diventa, per mezzo della redenzione e rigenerazione che Lui Stesso porta.
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Meditazioni

La Creatura più Eloquente

La tradizione ci insegna che, nel primo giorno, il Signore fece le prime 7 opere della creazione in silenzio, fino alla luce, quando parlò e la sua voce emerse dalle tenebre del silenzio, e creò la luce come ottava creazione del primo giorno.
Questo ci ricorda che il silenzio precede la parola e la prepara, e che soltanto chi padroneggia il silenzio, imparando ad ascoltare, può diventare pienamente padrone della parola e maneggiarla con autorità.
Nel primo giorno Egli dunque creò gli esseri parlanti, gli angeli, senza parlare Egli Stesso.
Invece, nei giorni successivi avrebbe creato molti esseri non parlanti o privi di parola razionale, come i vegetali e le rocce e gli animali, parlando Egli Stesso.
Fino al Venerdì. Quando creò l’uomo come un essere parlante e razionale, parlando Egli Stesso.
E’ per questo che l’uomo è la creatura eloquente di Dio, quella che parla più di tutte.
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Cucina I-Tal ed Etiope

Cucina Tradizionale Etiope – Lo Shiro

Si tratta di una farina di ceci (Shinbrà ሽንብራ) o piselli etiopi, trattata con spezie tradizionali:
– Korerima ኮረሪማ / Semi di Cardamomo
– Nech Azmud ነጭ አዝሙድ / Cumino Bianco
– Tiqur Azmud ጥቁር አዝሙድ / Cumino Nero, Kalongi
– Besobla በሶብላ / Basilico
– Zinjebil ዝንዽብል / Zenzero
– Cchew ጨው / Sale
Si cuoce nel tegame di terracotta.
Si prepara preliminarmente un soffritto in olio con abbondante aglio e cipolla, e radice di zenzero opzionale.
Una volta dorato il soffritto, si aggiunge acqua abbondante proporzionata al quantitativo di shiro necessario. A questo punto è possibile aggiungere del pomodoro fresco a pezzi (o passata) nell’acqua.
Quando l’acqua va in ebollizione, si versa un cucchiaio abbondante di polvere di shiro a persona, spargendolo a pioggia e maneggiando in maniera simile alla polenta.
Si aggiunge il sale e si fa cuocere a fuoco lentissimo senza coperchio, mescolando frequentemente, fino a quando non si forma una purea densa. Bisogna considerare minimo 20 minuti di bollore, aggiustando eventualmente di acqua quando necessario.
Quando lo shiro è pronto chi vuole può eventualmente aggiungere del burro (preferibilmente etiope). Si finisce mettendovi all’interno del peperoncino lungo verde (karya), piccante o dolce. La farina è già piccante e speziata di partenza e non conviene aggiungere altro.
Da servire sull’injera, ma anche facilmente adattabile al riso e al pane.
Melkam Megheb !!! (Buon Appetito)

 

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Arte Visiva

Ras Terms – Copertina di “Naturally” – Biblical

Egli è il luogo senza luogo.
L’occhio della Sua mente è la visione del Creatore.
Creò ogni cosa visibile e invisibile dal suono della Sua Parola.
Il Rasta contempla il Suo mistero in tutte le cose che lo circondano, come se esplorasse la Sua mente.
E celebra la Sua meraviglia con il tamburo del suo cuore.

 

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