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Haile Selassie I - Insegnamenti

“Il Tintinnar di Sciabole” e la Guerra Fredda

“Ci stiamo incontrando in una giuntura critica nella storia. Persino entro i confini di queste mura, il tintinnar delle sciabole delle possenti potenze risuona nelle nostre orecchie.”
Questo affermò Haile Selassie I alla Conferenza di Belgrado nel 1961, in riferimento alle ripercussioni globali della Guerra Fredda. L’espressione “il tintinnar di sciabole” sarà poi ripresa nel 1964 dall’onorevole socialista Pietro Nenni, per indicare il clima da possibile golpe militare durante la crisi del governo Moro (il cosiddetto “Piano Solo”), che inaugurò la stagione del terrorismo e degli “anni di piombo” in Italia. Essa si concluderà proprio con l’assassinio di Aldo Moro, e la successiva strage di Bologna del 1980, come una chiara proiezione della Guerra Fredda sul territorio italiano.
L’espressione “il tintinnar di sciabole” è tutt’ora ascritta a Pietro Nenni nel 1964, seppur Haile Selassie I l’abbia pronunciata tre anni prima nel 1961, in un forum internazionale di ben più alto prestigio.
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Haile Selassie I - Leggi e Governo

Il Non-Allineamento e la Conferenza di Belgrado del 1961

Nel Settembre 1961, Haile Selassie I partecipò attivamente alla Conferenza di Belgrado, che portò alla costituzione dei Paesi Non-Allineati.
Essi rifiutavano di principio la guerra fredda e qualunque influenza politica di blocco, comunista russa o capitalista statunitense, dacché rappresentava in ogni caso una forma di imperialismo militare contrario al diritto internazionale e all’ordine legale vigente, stabilito legittimamente e universalmente dalle Nazioni Unite in seguito alla vittoria sul Nazi-Fascismo con la Seconda Guerra Mondiale.
La lezione dell’Imperatore d’Etiopia, impartita in quel congresso internazionale oltre 60 anni fa, è profeticamente valida e reclama l’attenzione dei popoli e dei governi senza coscienza:
“Le nazioni che sono rappresentate qui oggi hanno risposto all’invito a presenziare alla Conferenza degli Stati Non-Allineati. Potremmo utilmente chiederci, come un primo essenziale passo per esercitare i nostri propri termini di riferimento e per formare un approccio comune ai problemi che ci siamo riuniti a considerare, cosa intendiamo con il termine ‘non-allineato’.
Potremmo dire che nessuna nazione qui si sente così pienamente entro la sfera d’influenza di uno di questi due gruppi da non poter agire indipendentemente da essi e contrariamente ad essi qualora scelga così e così dettino gli interessi della pace mondiale. Intendiamo, insomma, che noi tutti siamo, in senso ultimo, neutrali nella guerra fredda che infuria senza placarsi nel mondo oggi.” (…)
“Essere neutrali significa essere imparziali, imparziali di giudicare azioni e politiche obbiettivamente, così come le vediamo o contribuire o detrarre alla risoluzione dei problemi del mondo, la preservazione della pace e il miglioramento del livello generale delle condizioni di vita dell’uomo. Dunque, potremmo trovarci ora ad opporci, ora a supportare, ora a votare con, ora a votare contro, prima l’Est, poi l’Ovest. E’ il valore delle politiche stesse, e non la loro fonte o sponsor, che determinano la posizione di colui che è veramente neutrale.
Questa, Noi sosteniamo, è l’essenza del non-allineamento. Quelli che denuncerebbero rettamente una parte su ogni problema o questione maggiore, riservando nient’altro che lodi all’altra, non possono rivendicare di essere non allineati, e neppure coloro le cui politiche sono formate per essi altrove, e che aspettano pazientemente di essere istruiti se essere a favore o contro, possono essere chiamati non-compromessi.
Noi in Etiopia sentiamo di aver conseguito crescente successo nell’incarnare questo concetto nelle nostre relazioni internazionali. Per molti anni abbiamo portato avanti relazioni amichevoli con le nazioni dell’Ovest e dell’Est. Abbiamo ricevuto aiuto economico e assistenza tecnica da entrambi, Ovest ed Est, senza in nessun modo compromettere la nostra indipendenza nel dare un giudizio sulle questioni che sono sorte tra i due, non ci siamo mai impegnati in attacchi ingiustificati verso alcuna delle due parti, ma allo stesso tempo non abbiamo mai esitato a essere critici verso entrambe quando abbiamo sentito che le loro politiche richiedessero o meritassero criticismo.
Soltanto questa definizione di non-allineamento o, se ci piace, di neutralità, servirà nel mondo moderno se intendiamo apportare onestamente la nostra influenza sui problemi del giorno presente. E’ nell’implementazione di questo concetto che noi, le Nazioni Non-Allineate, abbiamo il nostro ruolo da svolgere, un ruolo che, a meno che non lo compromettiamo, può contribuire incommensurabilmente alle cause gemelle di giustizia mondiale e miglioramento del genere umano. Se leviamo le nostre voci contro l’ingiustizia, ovunque sia trovata, se chiediamo di fermare l’aggressione ovunque si verifichi e sotto qualunque guisa o marchio l’aggressore sia tale, e se lo facciamo su una base interamente imparziale, possiamo servire da coscienza collettiva del mondo. D’altra parte, sacrificheremo rapidamente e certamente questa posizione privilegiata se ci riveliamo faziosi da una parte o dall’altra dall’inizio, se ascoltiamo soltanto con un solo orecchio una parte soltanto, e agiamo a sprezzo del principio di imparzialità.” (…)
“L’azione di blocco implica, all’interno del gruppo, l’esercizio di pressioni sui membri recalcitranti, il compromesso delle posizioni, il sacrificio del principio per l’espediente politico, il commercio di voti per voti e l’adesione alla regola del quid pro quo. Tutte queste cose non sono coerenti con la fonte reale del nostro potere: l’elemento morale nella condotta degli affari umani. Quanto spesso noi tutti, alle Nazioni Unite, abbiamo assistito allo spiacevole spettacolo di nazioni che votavano contro la loro volontà, a volte contro i propri interessi, come parte di un blocco. E come abbiamo applaudito le occasioni in cui i membri di un gruppo, a sprezzo delle politiche e degli auspici dei leader del gruppo, hanno votato in accordo al principio e al diritto così come loro li hanno visti.” (…)
“Le Nazioni Unite forniscono la strumentalità con cui il principio della Sicurezza Collettiva, a cui Noi personalmente abbiamo votato il tempo della Nostra vita, consegue reale e tangibile esistenza e significato. Se la forza deve essere impiegata nel mondo oggi in resistenza all’aggressione e nel mantenimento della pace mondiale, certamente è preferibile che essa sia impiegata attraverso un’istituzione come le Nazioni Unite, nel perseguimento delle decisioni internazionali arrivate lì legalmente e apertamente. L’Etiopia non ha esitato a rispondere nel passato con tutte le risorse a sua disposizione alla chiamata delle Nazioni Unite in tempo di crisi, e non esiteremo a farlo di nuovo qualora la chiamata dovesse essere fatta.” (…)
“Il difetto più ovvio che osserviamo nelle Nazioni Unite oggi deriva dal fatto che questa Organizzazione, nel 1961, rimane la stessa identica entità che fu creata sedici anni fa a San Francisco. Il suo corpo di membri si è più che raddoppiato da 46 a 99 nazioni, ma la sua struttura rimane la stessa, e nessuna misura è stata presa per assicurare che adeguata rappresentanza nei suoi organi costituenti sia garantita ai popoli che hanno, sin dal 1945, preso il loro posto in questo corpo mondiale. Non ci deve essere negato e non ci verrà negato questo diritto – poiché questo è un diritto e non un privilegio.”
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Da oltre 60 anni siamo abituati ad assistere all’ipocrisia di una nazione allineata come l’Italia, che supporta le invasioni del suo blocco in Iraq, Afghanistan, Libia, ma condanna con lacrime e cerimonie le invasioni di un altro blocco. Offre il massimo sostegno ad operazioni puramente coloniali dall’altra parte del mondo, dagli esiti disastrosi, in territori di diversa storia, etnia, religione, e poi si straccia le vesti quando c’è uno scontro militare tra due popoli confinanti che hanno condiviso la medesima storia politica fino a pochi decenni fa. E spariscono di colpo, dalla propaganda mediatica, sia la minaccia incombente del terrorismo islamico che la malattia più tremenda della storia.
Un’aggressione è sempre un’infrazione della legge internazionale, non deve essere approvata in nessuna maniera e non rappresenta una soluzione, ma soltanto il peggioramento di ogni causa e il pianto degli innocenti. Ma per contribuire alla pace, bisogna riconoscere con giustizia che si tratta di una reazione, seppur illecita, a tutta una politica di interferenza ed oppressione altrettanto illecita da parte degli Stati Uniti, in quell’area e altrove, che deve essere anch’essa ripudiata da ogni paese libero, e terminata. Quando Cuba installò missili nucleari sovietici vicino alle coste americane, gli Stati Uniti minacciarono il conflitto mondiale ed imposero un embargo spietato ed affamante, senza alcuna autorizzazione internazionale. Oggi si pretende invece che la Russia accetti i missili americani in Ucraina, pacificamente e in silenzio.
Le politiche internazionali non devono essere determinate dal G8 ma dalle Nazioni Unite. Tutti gli eventi devono essere esaminati e giudicati legalmente dalle Nazioni Unite, e gli Occidentali non hanno alcun diritto di giudicare, intervenire militarmente o imporre sanzioni senza l’autorizzazione delle Nazioni Unite. E le Nazioni Unite devono essere pienamente potenziate: si deve rimuovere l’obsoleto potere di veto delle “potenze vincitrici”, e quello deve essere considerato l’ambiente democratico fondamentale di ogni relazione e decisione internazionale.
L’Italia è stata il campo di battaglia di questi delinquenti per tutto il periodo delle stragi e del terrorismo; è stata insanguinata e deviata per decenni dalle trame di questi eversori e cospiratori; verrà coinvolta anche questa volta dai conflitti e dalle varie ritorsioni economiche, e come sempre piangeranno e pagheranno i poveri del popolo. Forse è tempo di Non-Allineamento anche per l’Europa, per la sua stessa integrità e salute, e di studiare finalmente le lezioni politiche dei maestri giusti.
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Haile Selassie I - Testimonianze

Università di Cambridge – Laurea ad Honorem in Legge – 1924

Cambridge, 18 Luglio 1924
Dr. E. C. Pearce, Vice-Cancelliere dell’Università di Cambridge:
Conferendo a Sua Altezza Reale Tafari Makonnen, la laurea onoraria di Dottore in Legge.
“Il poeta Omero dice che gli Etiopi sono senza colpa. Erodoto dice che vivono a lungo, probabilmente poiché non usano vino. E’ un fatto assodato che la razza che rifiutò il tributo ai Persiani e a Cambise abbia resistito anche ad altri, una razza molto gelosa della sua libertà.  Chi non sa che la Regina di Saba, condotta dalla fama di Salomone, giunse con cammelli portando spezie, oro e gemme, per mettere alla prova il Re con indovinelli, e che tornò al suo paese per essere madre dei re, che attraverso i secoli dovrebbero vantarsi d’essere del seme di Davide ?  Chi non sa della Regina Candace e della Chiesa fondata tra gli Etiopi ? Tutto questo è storia antica, e la fama eterna lo stabilisce. Queste cose e le tradizioni degli Etiopi sono state date più tardi agli Inglesi da un uomo di Cambridge, del Christ’s College.
E’ presente con noi l’erede della Regina Giuditta che, seguendo le orme del suo saggio antenato, come lui supera in sapienza tutti i re dell’Est e dell’Egitto. Non c’è nulla di nuovo e nulla di vecchio che non lo interessi. Egli indaga le antichità Cristiane, ma è anche curioso delle novità. Ha compiuto un volo aereo, scritto libri sui suoi viaggi e su San Crisostomo, e ha tradotto in Amharico gli scritti di Sant’Isacco sull’ascetismo. Questi libri, stampati nella Tipografia di proprietà del Re, li troverete nella Biblioteca della nostra Università. Egli ha inoltre costruito scuole per l’educazione superiore dei ragazzi e del clero della sua terra.
Un così grande re, perciò, di stirpe Reale e carattere Reale, ospite e alleato del popolo Britannico, vi presento Tafari Makonnen, la speranza degli Etiopi.”
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Haile Selassie I - Testimonianze

Nelson Mandela – Presidente e Liberatore del Sud Africa

Conversazione con Richard Stengel
Riguardo al suo incontro con S.M.I. Haile Selassie I.
“Quello era un uomo impressionante, veramente impressionante. Era la prima volta che vedevo… un capo di stato che attraversava tutte le formalità… i movimenti della formalità. Questo tizio venne indossando un’uniforme, e venne e si inchinò. Ma era un inchino che non era un inchino – stava eretto, vedi, abbassò soltanto la testa… allora… prese posto sul suo seggio e si rivolse a noi, ma parlò in Amharico… Allora, alla fine della conferenza, egli vide proprio ogni delegazione… e il commilitone Oliver Tambo mi chiese di parlare per la nostra delegazione, così gli parlai e gli spiegai brevemente cosa stava succedendo in Sud Africa… Era seduto sulla sua sedia, ascoltando come un tronco… senza annuire, soltanto immobile, sai, come una statua… La volta successiva che lo vidi fu quando presenziammo ad una parata militare, e quella fu veramente impressionante, assolutamente impressionante. E lui dava dei riconoscimenti… per i soldati; tutti coloro che si erano diplomati ricevevano un certificato… Una cerimonia molto buona – un tizio veramente dignitoso – e dava anche delle medaglie. C’erano dei consiglieri militari Americani e gruppi di consiglieri militari da vari paesi… E così diede delle medaglie anche a questi tizi. Ma vedere dei bianchi andare da un Monarca Imperatore Nero e inchinarsi, fu anche molto interessante.”
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Haile Selassie I - Insegnamenti

I Principii Fondamentali delle Relazioni di Buon Vicinato

“Nei suoi rapporti internazionali, l’Etiopia ha aderito ai principii guida del non-allineamento, dell’amicizia, del mutuo rispetto e della non-interferenza negli affari interni degli altri stati. Questi principii generali che l’Etiopia segue in accordo con altri stati, abbracciano le sue relazioni con tutte le nazioni, vicine e lontane. In Africa, sotto l’ombrello di una famiglia continentale, l’Etiopia ha scrupolosamente seguito questi principii – la base delle buone relazioni di vicinato.”
– Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I –
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Haile Selassie I - Vita e Opere

Rispetto e Interesse Mistico per tutte le Tradizioni Religiose

Haile Selassie fa visita al santuario musulmano di Sheik Hussein, a Bale, e si toglie i calzari in segno di rispetto, così come faceva abitualmente quando si recava nella Chiesa Ortodossa Etiope della sua propria confessione cristiana.

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Haile Selassie I - Insegnamenti

Proteggere Alberi e Foreste

“Le risorse forestali del Nostro Impero costituiscono uno degli elementi più importanti di ricchezza della Nostra terra. Quando le Nostre foreste sono propriamente conservate, esse proteggono il suolo fertile dell’Etiopia dall’erosione, e rendono il paesaggio verde e bello. Ma quando le foreste sono trascurate e gradualmente distrutte, la ricchezza della Nostra terra viene progressivamente ridotta e il paese diventa lentamente brullo e sterile.
Il taglio della legna è un’importante fonte di introito per la nostra popolazione rurale. Ma il suo tagliare senza necessità e il suo abuso di legname stanno a dimostrare chiaramente che essa non comprende l’importanza grande e di vasta portata della preservazione delle Nostre foreste.
Gli utilizzi degli alberi sono molti e vari. I boschetti di alberi proteggono i nostri campi e le nostre piantagioni dall’essiccazione ad opera dei venti del deserto, che soffiano dalle regioni vicine. Durante i mesi estivi, essi forniscono umidità e ombra. Se non verranno immediatamente piantati altri alberi per rimpiazzare quelli abbattuti di tempo in tempo, i Nostri costanti sforzi per conservare e sviluppare la ricchezza del Nostro paese – per il benessere delle generazioni presenti e future – saranno resi inefficaci e futili. Siamo grandemente addolorati nell’osservare come molte migliaia di gasha di ricca terra forestale vengano distrutti ogni anno dal taglio avventato di legname, dallo sconsiderato incendio delle foreste, dal pascolo forestale sregolato, e da altri abusi della Nostra ricchezza forestale, dovuti all’ignoranza popolare e al desiderio di vantaggio temporaneo da parte del Nostro popolo.”
– Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I –
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Haile Selassie I - Insegnamenti

I Residui del Colonialismo

“I passati territori coloniali, che hanno adesso ottenuto indipendenza e libertà, sono oggi assaliti dai residui del colonialismo. Persino quando questi passati territori coloniali hanno in qualche rispetto tratto beneficio dall’amministrazione coloniale, questi stati hanno ereditato un popolo diviso in sé stesso – il risultato delle politiche di ‘dividi e governa’ dell’era coloniale. Ciò è diventato una malattia cancerogena che si sta diffondendo velocemente con l’effetto non soltanto di opporre fratello contro fratello, ma anche di mettere in pericolo la pace e la sicurezza internazionali.”
– Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I –
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Haile Selassie I - Insegnamenti

Seguite l’Esempio delle Api

“L’Etiopia e il popolo Etiope hanno passato un altro anno nel loro riuscito adoperarsi per una vita migliore, e un inventario dell’anno passato ci rende fiduciosi di continuare i conseguimenti in questo Nuovo Anno e negli anni innanzi. Questo avviene perché le fondamenta che abbiamo deposto e continuiamo a deporre, mentre viaggiamo sulla strada maestra del progresso, assicurano la stabilità e resilienza di una sovrastruttura che siamo impegnati a costruire sotto il moderno Etiopianismo. La splendida cooperazione e collaborazione in mezzo al nostro popolo, e il suo risoluto adoperarsi per educazione e illuminazione, portano alla mente quelle proverbiali indaffarate operaie – le api – che combinano i loro sforzi e il loro lavoro per il bene comune”.
– Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I –
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Haile Selassie I - Insegnamenti

Dio si esprime meglio in Lingua Etiope

“Prego l’Assemblea di scusarMi se non Mi esprimo in francese come avrei voluto. Dirò meglio tutto il mio pensiero, con tutta la forza del mio spirito e del mio cuore, parlando in lingua amharica”.
– Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I –
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