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“E’ l’occhio interiore, più che il possesso della vista, che è necessario per l’acquisizione dell’educazione. L’educazione è un mezzo che alleva e coltiva il potere di osservazione, la lungimiranza e l’abilità di giudicare di ognuno. Il ritardo e la cecità della mente costituiscono la più grande afflizione dell’umanità.”
— Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I —
La Gioia Vana del mondo
Il Patriarca Rastafari Mortimer “Kumi” Planno, fu maestro e guida spirituale di Bob Marley, eccellente percussionista nyabinghi, e autore dei testi di molte canzoni e preghiere fondamentali della tradizione Rasta, come “Haile Selassie I is the Chapel” e “The Good Lord” degli Abyssinians.
Fu anche membro della delegazione RastafarI che incontrò personalmente Haile Selassie I negli anni ’60. Questa visita avrebbe poi stabilito le basi della visita di Sua Maestà in Jamaica, nell’Aprile 1966, quando una folla oceanica attorniò l’aereo imperiale, e Ras Planno fu chiamato dal governo Jamaicano a fare strada al Re: lo si può ancora vedere in alcuni video, nella sua lunga tunica bianca e col suo bastone mosaico, che apre e divide profeticamente il mare di folla al passaggio di Janhoy.
Ci ha lasciato diverse opere di grande sapienza, tra cui la sua maggiore “The Most Strangest Man of the Earth”, in cui definisce il Rasta “L’uomo più stranissimo della terra”, ovvero colui che segue la ragione divina, che è follia per quella umana. La sua filosofia, naturalmente caratterizzata dall’enfasi per la liberazione politica e anti-coloniale che il Regno di Dio rappresenta, si distingue per la forte radicazione nella religiosità biblica e nella cultura etiopica, e dunque per la valorizzazione della lingua e filologia etiopica, come strumento di purificazione logica anti-coloniale.
Il suo ruolo determinante nella formazione e nelle scelte di Bob Marley lo rende particolarmente meritevole di onore e memoria, e ci ricorda come dietro ogni suono di potenza vi sia prima una parola di sapienza.
Che ogni patriarca riposi nel potere.
“Ho desiderato celebrare la figura di Dante Alighieri perché è una figura universale illustre e ammirata dall’intero mondo. Noi proprio per questo desideriamo che tutti i lavori di Dante vengano tradotti in lingua amarica, per farli conoscere al nostro popolo.” (23 Marzo 1966, Intervista a M. Tremaglia)
“Accogliamo questa opportunità di essere presente qui oggi per inaugurare la Mostra presentata dal Governo Italiano in commemorazione del 700esimo anniversario della nascita del poeta immortale, Dante Alighieri. E’ un’occasione in cui siamo chiamati a guardare indietro su un vasto periodo di storia e dimorare per un momento sulle grandi maree di cambiamento che si sono formate e che hanno travolto il mondo nei sette secoli da quando il genio di Dante fu dato all’umanità.
Durante gli anni della vita di Dante e attraverso la sua magnifica ‘Divina Commedia’, che ha la Nostra profonda ammirazione, i primi bagliori del Rinascimento, il grande risveglio dello spirito umano che ha così tanto trasformato la natura della vita sul pianeta, si mostrarono innanzi. Dal tempo di Dante in poi le immense forze dell’intelletto e dell’immaginazione umani vennero dirette con crescente concentrazione ed effetto sulla natura dell’uomo e le sue relazioni con i suoi simili e con il mondo.
I brillanti conseguimenti realizzati durante in Rinascimento – e in verità lungo tutta la storia ricordata – portano fedele testimonianza del genio e della capacità dell’uomo. Qui in Africa, in questo stesso secolo, un’ulteriore testimonianza di queste qualità si sta dispiegando dinanzi ai nostri occhi. L’Etiopia e i suoi stati sorelle stanno ora esperendo il proprio rinascimento, ricreando dalla loro antica e gloriosa civiltà una nuova via di vita e speranza. Il grande fermento intellettuale che si è affermato di questo continente fornisce un forte parallelo moderno al grande risveglio dell’Europa che ebbe inizio in una piccola città della Toscana, così tanto tempo fa.” (11 Marzo 1966)
“La Divina Commedia di Dante, anche se Noi non l’ammirassimo, è un’opera colossale che tutto il mondo conosce ed ammira. Tuttavia, ciò che più amiamo e ricordiamo più volentieri, sono i versi : ‘non ti curar di loro ma guarda e passa’.” (1962 Intervista a Gianni Bisiach)
“Tra i poeti, Sua Maestà Imperiale preferisce Dante” (Informazioni per la Stampa, testo in italiano del governo imperiale del 1967)
Chiesa di Qeddus Ghiorghis (San Giorgio), ad Addis Abeba.
Qui Haile Selassie I fu incoronato il 2 Novembre 1930 come Re dei Re dell’Etiopia.
La Chiesa a base ottagonale fu costruita nel 1896 dagli italiani fatti prigionieri nella battaglia di Adwa, e fu disegnata da un italiano, Sebastiano Castagna, che diventò l’ingegnere ufficiale di Menelik II dopo il conflitto, e sposò una nobile etiope.
Trovate qualche notizia biografica su Sebastiano Castagna qui:
“Abbiamo visto dagli avvenimenti della storia come Dio, nella Sua profonda giustizia, non manca mai di eseguire retto giudizio, e per questo il nostro rendimento di grazie e la nostra lode a Lui sono senza limiti. Ma, per quanto il retto giudizio di Dio sia sempre stato infallibile nel punire l’arrogante, dacché la libertà è una questione da cui dipende la stessa esistenza nazionale, diventa un sacro obbligo di primaria importanza per un popolo di una sola famiglia, unito nella sua vita comune e nell’unità di mente e spirito, preservare il suo libero e piacevole modo di vivere da tutti i pericoli esterni, e dunque essere in grado di avanzare lungo il sentiero del progresso.”
— Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I —