Ereditando la parola greca “Biblon” che significa “Libro”, utilizziamo in Italiano termini come “Bibliografico” e “Biblioteca” per indicare elementi e spazi di conoscenza. E’ fin troppo facile notare come la parola “Biblon” abbia la stessa radice di “Babilon” e “Babel“, il luogo in cui, secondo le Scritture, il Signore maledisse gli uomini confondendone il linguaggio con 20 Alfabeti scritti e 72 Lingue parlate, mentre sino ad allora essi non avevano che una sola lingua pura e divina, insegnata da Dio ad Adamo (Genesi 11). Questa maledizione, sempre restando nella medesima radice linguistica, fece “balbettare” la razza umana, corrompendo e confondendo la lingua naturale e originale.
E’ ancora più sorprendente notare come qui siano persino giunti a chiamare la Parola di Dio con questa stessa radice, dacché l’italiano “Bibbia” deriva dal greco plurale “Biblia” (Libri), generando l’Inglese “Bible” e il Tedesco “Bibel” che rendono il concetto con maggior chiarezza. Inequivocabilmente questo è supremo simbolo della confusione linguistica delle loro traduzioni bibliche, e della mancanza presso gli Occidentali di un linguaggio autentico e adeguato per esprimere la spiritualità cristiana.
In Etiopia, invece, la Bibbia viene chiamata “Metzhaf Qeddus” (letteralmente “Libro Santo”), senza nessuna cattiva e contraddittoria evocazione. Dacché “dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni. Fratelli miei, non dev’essere così. La sorgente getta forse dalla medesima apertura il dolce e l’amaro? Può forse, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi? Neppure una sorgente salata può dare acqua dolce.” (Giacomo 3, 10-12).
“La costruzione di questo Stadio chiama la gioventù dell’Etiopia al suo sacro dovere di preservare la forza del corpo e la rapidità della mente, volgendosi via da tutto ciò che indebolisce il corpo o limita l’intelletto. Non deve essere dimenticato che per amare lo sport e salvaguardare il prestigio internazionale, è indispensabile non avere nulla a che fare con l’alcool ed evitare ogni cosa ignobile contro cui parla la coscienza”.
— Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I —
Una famosa fotografia turistica dell’Etiopia Imperiale, ritraente un bahatawi, un nazireo (dreadlocks) monaco, nella città santa di Aksum.
Possiamo notare nella parte della locandina “Ethiopia: 13 months of sunshine” (Etiopia: 13 mesi di sole): era un motto ufficiale del governo imperiale, ideato dal ministro Hapte-Selassie Tafesse, per descrivere il clima unico del paese, specialmente piacevole e salubre, ideale per l’uomo tanto quanto il Paradiso lo è per Adamo. Per tutto l’anno una temperatura equatoriale uniforme calda e soleggiata, e tuttavia ben rinfrescata e ventilata dall’altitudine dell’altopiano etiopico (2500m in media), che permette coltivazione e libertà di movimento continue.
Allo stesso tempo, la sentenza mostra un intelligente riferimento alla particolare antichità e vitalità culturale della nazione, dotata di un peculiare calendario composto da 13 mesi (12 mesi di 30 giorni + Pagumiè mese breve di 5/6 giorni).
Profeticamente, il motto richiamava le parole di San Giovanni riguardo al Regno di Cristo:
“La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello. E nazioni cammineranno alla sua luce, e i re della terra a lei porteranno il loro splendore. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, perché non vi sarà più notte.” (Apocalisse 21, 23-25)
“Negli anni recenti, abbiamo molto sentito parlare delle ricchezze economiche del nostro continente e del beneficio per noi stessi e per il mondo che risulterebbe dal loro sfruttamento e sviluppo. Abbiamo qui, tuttavia, un’altra potenziale fonte di ricchezza che non deve essere trascurata – il beneficio che noi e il mondo matureremo se ai nostri figli saranno garantiti gli strumenti della conoscenza, e se saranno resi in grado di acquisire la perizia che può derivare dall’educazione. Questi strumenti e queste perizie li aiuteranno a realizzare come individui la loro piena statura intellettuale, morale e culturale, e dunque li renderanno in grado, come membri di una società, di contribuire degnamente alla costruzione della nostra civiltà umana. L’uomo è stato dotato dell’innato desiderio e dell’abilità di acquisire sapienza e apprendimento, ed è dovere dei leader ispirare e guidare i nostri popoli in questa impresa.”
– Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I –
Addis Abeba – Nuovo Fiore
“Le parole della Santa Bibbia, ‘Dai e ti sarà dato’, sono degne d’essere osservate nelle vostre vite quotidiane. Questo importantissimo evento dovrebbe essere un tempo in cui riflettere e porre a voi stessi le domande: ‘Che genere di servizio stiamo andando a rendere al nostro paese, e cosa intendiamo compiere nella vita?’ Crediamo fermamente che se farete a meno dell’amor proprio e dell’indulgenza verso voi stessi, e vi staccherete dai desideri mondani, sarete in grado di rendere grandi contributi alla vostra famiglia, alla vostra comunità e al vostro paese.”
– Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I –