“Poi udii un’altra voce dal cielo:
Uscite, popolo mio, da Babilonia
per non associarvi ai suoi peccati
e non ricevere parte dei suoi flagelli.
Perché i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo
e Dio si è ricordato delle sue iniquità.”
(Apocalisse 18, 4-5)
Ecco ci siamo tutti
sulla stessa barca
fratello, belli e brutti
come nell’arca
ne sentiamo i flutti
e insieme si sbarca
giusti e farabutti
d’ogni colore e marca
quando piove sui tetti
nessuno se ne smarca
e coi carboni ardenti
meglio si demarca
e poi come la metti
se la speranza è parca
controlla i biglietti
è il Titanic che si narra
svanì misero nei distretti
abissali, vennero a galla
pochi graziati eletti
prima s’aprì una falla
e un dòmino d’effetti
continua mentre traballa
gente si scambia affetti
suona ancora la banda
coll’acqua alta fino ai denti
e lo stesso la propaganda
accompagna quei perdenti
nel ventre della grande orca
si sparano i parenti
per scampare alla loro forca
una scialuppa sulle correnti
è l’unica che ci porta
lontano dai tormenti lenti
chi esce da Babilonia morta
lui soltanto tra i viventi
stai in allerta ed ascolta
non distrarti per gli eventi
non c’è scudo né la scorta
che salvi i tuoi lamenti perfetti
lascia la rotta storta
Caronte è tra i traghetti
al cinema l’ho già scorta
la fine dei marinaretti.